venerdì 28 giugno 2019

Dark Souls Remastered



Dark Souls Remastered - 2018 - Versione Playstaion 4


Chi se ne importa se la grafica è un tantino datata e spigolosa? Chi se ne importa anche se la trama è criptica e apparentemente inutile? Dark Souls resta un giocone di prim'ordine a prescindere da tutto questo, un concentrato di puro godimento ludico, e penso che questo possa valere per tutti, e non solo per chi, come me, ci aveva già giocato un po' di anni fa nella sua versione base.



Del resto questo gioco - spesso si tende più o meno volutamente a dimenticarlo - non ha raggiunto il successo straordinario e la fama che ha solo per la sua nomea di gioco difficile, né per particolari doti tecniche con cui sia stato realizzato (anzi!). Dark Souls ha avuto successo perché è bello da giocare, affascinante da esplorare, esaltante nei combattimenti coi boss, magnifico come esperienza fantasy.


Le sue innumerevoli ambientazioni, così diverse le une dalle altre ma così straordinariamente coerenti, trasformano la quarantina di ore necessarie per terminare il gioco in un indimenticabile viaggio attraverso luoghi e sensazioni che non ti dimenticherai mai più. La natura stessa del gameplay impone che ogni singolo passaggio, ponticello, striscia di terra, torretta o stanza, siano luoghi dove ci si dovrà soffermare più e più volte, in un meccanismo che finirà per rendere questi posti impressi nella mente del giocatore, quasi come luoghi reali dove gli sembrerà di esserci stato per davvero. Ogni località, inizialmente spaventosa, diventerà quindi un luogo ben conosciuto, quasi familiare. Una situazione affascinante, non credi?



Parliamo un attimo della difficoltà di questo gioco. Dark Souls è oggettivamente un titolo punitivo. Spesso si dice che ogni nemico, anche il più stronzo, sia in grado di ucciderti se non lo affronti con la giusta concentrazione. E questo è vero: i mob sono implacabili e vanno eliminati sapendo come agiscono, per evitare di essere malamente colpiti. Una volta che si impara ad affrontare il nemico, però, diventerà semplice averne la meglio (sempre che, per l'appunto, si tenga in ogni momento ben presente chi si ha di fronte e come vada affrontato).



Questo discorso vale anche per gli innumerevoli boss disseminati per il gioco. La conoscenza del nemico è quindi uno degli aspetti fondamentali del gioco, e tale conoscenza potrai fartela solo a suon di morti, è vero, ma è pur vero che nessun ostacolo sarà veramente insuperabile, magari se si ha l'accortezza di costruire il proprio personaggio in modo coerente.



Inutile dire che, conoscendo già piuttosto bene tutti i nemici e i boss del gioco, non ho trovato per niente difficile la mia partita con questa versione remastered, forse anche gazie al fatto che il gioco è molto più fluido di quanto non fosse su PS3: praticamente sarà morto "solo" 20 volte in 40 ore di gioco, sconfiggendo quasi sempre i boss al primo o al secondo tentativo. L'unico vero ostacolo l'ho trovato nel boss principale dell'unico DLC del gioco, che è presente in questa versione remastered: mi ha richiesto qualcosa come una ventina di tentativi prima di capire come fare ad affrontarlo nel modo giusto e averne la meglio. Del resto era l'unico boss che non conoscevo, ed è probabilmente il più difficile del gioco!



L'altro punto che, a mio parere, rende ancor più difficile il gioco, lo ritrovo nella sua natura per così dire open world: spesso si aprono diverse strade e ho trovato davvero difficile capire, all'inizio, da che parte andare per prima, visto che comunque i nemici tendono a farti il culo, se non sai come affrontarli, da qualunque parte tu vada. Insomma è difficile capire il percorso giusto da seguire se ci si basa solo sulla difficoltà dei nemici, e del resto non c'è null'altro nel gioco che ti possa dare indizi in tal senso. Per questo ti consiglio, se vuoi iniziare Dark Souls, di vedere su una guida almeno in che ordine affrontare le varie aree.



Quindi riassumendo: sapendo da che parte andare, sapendo come affrontare mob e boss, sapendo infine anche come fare una build del personaggio abbastanza mirata, ho trovato il gioco praticamente una passeggiata! E ho goduto. Dark Souls è veramente un titolo magico.
Persino l'aumento di livello, che singolarmente sembra in pratica ininfluente, nella realtà costituisce, livello dopo livello, un sviluppo del personaggio molto influente nelle dinamiche del gioco: altra fonte di godimento per me imprescindibile!




Ci sarebbero tantissime altre cose da dire su questo splendido gioco, ma mi fermo qui per non diventare stucchevole, affermando però che si tratta davvero si uno dei miei titoli preferiti di tutti i tempi.



giovedì 27 giugno 2019

10220: tutti figli dei fiori su Volkswagen




Set 10220 - anno 2011 (pezzi 1330)


Dai più riconosciuto come uno dei migliori set Lego, o comunque tra quelli che non possono mancare per gli appassionati, io trovo che questo furgoncino sia appena discreto. Certamente non è un brutto set, certamente è ricco di particolari anche piuttosto inconsueti (si vedano le tendine o il soffione del tettuccio rialzabile), ma è anche abbastanza anonimo nella costruzione e nelle finiture. Non ci sono né pezzi né soluzioni un po' strane o che sorprendano. Persino la scelta dei colori mi lascia abbastanza perplesso: avrei preferito la più canonica versione verde o, vista l'avversità della Lego verso questo colore, a loro detta troppo "militare", almeno avrei previsto un qualche modo per aggiungere sulla carrozzeria le immagini di alcuni fiori (anche se odio gli adesivi!).



Come gli altri mezzi riprodotti nella stessa serie di set, non amo nemmeno il fatto che le ruote anteriori non possano essere sterzate, un particolare che conferisce all'oggetto finito un brutto alone da "giocattolino di plastica". Per fortuna possono essere aperte le portiere, il vano posteriore e gli sportelli laterali.



L'interno è fatto discretamente, con divani, letto e angolo cottura. Lo spazio che rimane per eventuali abitatori è veramente ridottissimo ma probabilmente la cosa non è molto dissimile dalla situazione reale.
Come detto all'inizio si tratta di un prodotto discreto, può valere la pena comprarlo ma non a prezzo pieno.

Valutazione 7/10

Prezzo nuovo eur 130



mercoledì 26 giugno 2019

Impossible Mission... non per me!



Impossible Mission - 1984 - Versione Commodore 64


Mi è sempre difficile fare delle classifiche visto che ogni gioco, per il sottoscritto, è una storia a sé, ma questo Impossibile Mission è fuor dubbio tra i miei 10 giochi preferiti del C64, essendo uno dei primi che mi vengono in mente quanto penso ai grandi titoli prodotti per questa macchina.
Quando nel lontano 1985 me lo trovai per le mani ne rimasi immediatamente rapito (e non solo io, ma tutta la mia combriccola di piccoli nerd), per tutta una serie di motivi che ora ti vado ad elencare. 



Iniziamo dal sonoro: il gioco non ha alcuna musica, ma offre in compenso un campionario di effetti sonori strabilianti. Ancora oggi non ho mai sentito effetti di miglior qualità sul vecchio Commodore 64. Se si può dire che il suono dell'ascensore sia tutto sommato abbastanza bruttino (benché molto originale), i suoni che emettono i robot, i passi che rimbombano nei corridoi e, soprattutto, l'urlo che il nostro povero omino produce quando cade in un baratro, restano indelebili nelle nostre orecchie anche dopo 35 anni di tempo, e si può dire che abbiano scritto la storia dei videogiochi.
Oltre a questo, il sonoro ci delizia anche con intere frasi parlate durante il gioco. La storica "another visitor, stay a while, stay forever!" credo sia conosciuta anche da chi non abbia mia giocato a Mission Impossibile; ma altrettanto belle sono "destroy him, my robots", la risata prima del game over, e le (ai più sconosciute): "no, no, no!!" e la femminile "mission accomplished, congratulations!" di fine gioco.



Con un aspetto sonoro così eccezionale questo gioco fu già di per se meritevole di tutte le attenzioni possibili da parte mia e della mia cricca. Ma anche dal punto di vista grafico il gioco spiccava per l'epoca. Se è vero che la grafica di Impossibile Mission può sembrare abbastanza semplice e poco varia (bene o male si ripetono sempre gli stessi sprite e gli stessi elementi di fondale), nella realtà è talmente definita e leggibile da distinguersi nettamente dagli altri prodotti presenti sullo stesso computer. In un certo senso non sembra di avere davanti agli occhi una grafica da Commodore 64. Tra l'altro lo sprite principale, il nostro omino, è animato superbamente (anche se sembra preso in prestito da Summer Games), ed esegue un salto mortale da manuale!



Questo eccellente aspetto grafico e sonoro elevò il gioco nell'olimpo di quei titoli che "andavano giocati", e quindi... iniziai a giocare!
Il fatto è che Impossible Mission sembra un platform (genere che peraltro non amo), ma un platform in realtà non è. E' vero che ci sono piattaforme su cui saltare, ma la (pur a volte richiesta) precisione per effettuare tali salti è solo un aspetto secondario del gameplay, in quanto ogni stanza da ripulire (lo scopo è infatti quello di esaminare i vari componenti di arredo in cerca di pezzi di schede perforate) rappresenta in se stessa un piccolo puzzle da risolvere. Gli elementi di questo puzzle sono per l'appunto il come e dove saltare per raggiungere certe piattaforme, e il come evitare di toccare o di farsi sparare dai robot presenti sullo schermo. In ogni partita cambia la disposizione delle diverse stanze, ma esse restano pur sempre le stesse, con il medesimo sistema per risolverle.



Una variabile ulteriore è il fatto che i robot disseminati per queste stanze hanno diversi schemi comportamentali che per ogni partita possono variare (pur restando sempre all'interno di una manciata di varianti), pertanto prima di "buttarsi nella mischia" è necessario un momento per osservare e capire come si comportano, e quindi come vadano aggirati, i vari robot. Un ulteriore elemento strategico presente nel gioco è la possibilità di utilizzare delle (limitate) risorse che possono rendere i robot inoffensivi per alcuni secondi, così come è possibile resettare le piattaforme mobili alla loro posizione di partenza. Queste risorse si recuperano in giro, esaminando la mobilia, ma è possibile sempre rifornirsi di ulteriori pass risolvendo un minigioco presente in due stanze, dove si deve semplicemente riprodurre una sequenza di suoni, progressivamente più lunga, mettendoli in ordine dal più grave al più acuto.



In definitiva il gioco, almeno nella sua prima parte, è un grosso puzzle game con elementi platform. Ad ogni morte (per caduta o contatto coi robot o con la mortale palla nera che a volte vaga per lo schermo), si perdono 10 minuti dal contatore del tempo. Passate 6 ore (quindi dopo una trentina di morti circa), c'è il game over.
Questa prima fase termina se entro le 6 ore si riescono a scovare tutti i 36 frammenti di schede perforate disseminate per le stanze. L'operazione non è semplice ma, partita dopo partita, si inizia a imparare come risolvere le varie combinazioni di stanze e robot, rendendo il gioco progressivamente molto più semplice. Ed è impressionante come dopo ben oltre 30 anni da quando giocavo a questo titolo, ancora sia riuscito a raccogliere tutte le schede con pochissime morti!



Poi c'è la seconda fase che, se affrontata come successe a noi, cioè senza istruzioni, risulta parecchio criptica. In realtà è piuttosto semplice da risolvere, trattandosi anche in questo caso di un puzzle in cui si deve semplicemente sovrapporre i frammenti delle schede raccolte, quattro alla volta, per ottenerne 9 integre. I pezzi vanno manipolati, nel colore e nell'orientamento, cercando di individuare degli schemi che portino ad una semplice composizione. All'inizio non si capisce veramente nulla, ma partita dopo partita questi schemi vengono a galla e la risoluzione, alla fine, porta via solo una manciata di minuti. Fui il primo, nel mio gruppo, a riuscirci e infatti ricordo che una domenica mattina feci il giro delle case dei miei amici per far vedere loro come terminassi il gioco!
Ho passato veramente tantissime ore su questo gioco, per cui non nego un grandissimo effetto nostalgia. Ma la sua bellezza e unicità credo che siano qualità oggettive universalmente riconosciute. Impossibile Mission è un grandissimo gioco, null'altro da aggiungere.



domenica 16 giugno 2019

Dig Dug è davvero questo grande gioco?




Dig Dug  - 1982 - Versione arcade


Dagli anni '80 ci arrivano un sacco di classici, molti dei quali ho avuto la fortuna di poterli vivere direttamente quando sono usciti, osservandoli con gli occhi di un bambino sempre entusiasta davanti ad ogni novità. Tra questi c'è Dig Dug, un titolo "carino"  con personaggi tondeggianti e tenerosi, con lo schermo colorato e ricco di fiori, e con una musichina allegra.



Probabilmente tutto questo ha contributo al successo di un gioco sicuramente molto originale ma che, diciamolo, non è così irresistibilmente divertente. Conosci qualcuno che si è mai veramente appassionato a Dig Dug? Io no, ed effettivamente non mi sono mai divertito troppo con questo titolo, né al bar né a casa col Commodore 64 (la versione VCS non l'ho mai nemmeno persa in considerazione). Il gioco è statico,  poco vario e, almeno a mio parere, troppo basato su schemi fissi con cui affrontare i vari stage.



Non amo nulla di questo gioco, nemmeno la musica che è parecchio fastidiosa, così come è fastidioso il fatto che si interrompa non appena il nostro omino smette di camminare.
Insomma non è certo un gioco pessimo ma non riesco proprio a capire come possa aver ottenuto tutto questo successo.  Non vale la pena perderci del tempo.


martedì 11 giugno 2019

Due parole su Popeye versione Arcade




Popeye - 1982 - versione Arcade


Dal momento che ti ho parlato della versione per C64, volevo solo aggiungere due parole sulla versione originale, da bar, uscita nel 1982.
All'epoca il personaggio era ancora molto famoso (i bambini di oggi lo conoscono? non credo), ed i personaggi - tutti dalla definizione molto alta  - sono tra l'altro modellati ed animati molto bene. Fu quindi un successo.


Personalmente ci ho giocato un sacco ma non l'ho mai amato particolarmente: il suono-musichetta dei cuoricini, degli help e delle note che sprofondano (preannunciando la perdita di una vita) mi ha sempre messo un'ansia pazzesca, rompendomi il divertimento. 
Colorato e definito, Popeye resta comunque nell'olimpo dei classici da sala anni '80, e merita senz'altro di essere giocato... senza ansie!


lunedì 10 giugno 2019

70615: un sorprendente mach di Lego



Set 70615 - anno 2017  (pezzi 913)


Già dalla scatola prometteva bene e, una volta montato, questo set si conferma effettivamente splendido! Il mach non è così alto e possente come il Voltron (altro set assolutamente da avere), ma è altrettanto bello e realistico. A differenza di Voltron qui abbiamo in più ben 6 omettini, uno più bello dell'altro, che rappresentano un paio di civili che mangiano gelati e ghiaccioli, due Ninja e due nemici acquatici (non ho ben presente chi siano o come si chiamino, ma sono decisamente acquatici!).



Tornando al mach, questo è anche molto più snodato di Voltron, in particolare le gambe e le braccia possono essere un po' aperte, mentre i piedi sono inclinabili nelle 4 direzioni, rendendo così possibile creare delle posture realistiche, alla faccia del grande Voltron che è costretto a restare praticamente sempre nella stessa posizione. Anche qui però le ginocchia non sono articolabili, purtroppo.



Trovo molto carina la cabina di pilotaggio, che si può aprire per alloggiarci un ninja. Decenti soltanto invece le fiamme che escono dalle braccia: niente di realistico ma fanno il loro dovere. Ottima infine la scelta dei colori (bianco, nero e rosso), che rendono temibile il mach senza per questo farlo sembrare un mezzo militare.



La costruzione si è rivelata divertente anche se, unico demerito di questo set, le due braccia (munite per altro di meccanismo di lancio dischi) sono identiche sia nella costruzione che nella resa: avrebbero potuto diversificarli anche solo leggermente, così ne avrebbero beneficiato resa finale e costruzione.
In definitiva un set eccellete, da non lasciarsi scappare.

Valutazione 9.5 su 10

Prezzo nuovo 69 euro



domenica 9 giugno 2019

The Surge - Dove Dark Souls e Terminator si incontrano



The Surge - 2017 - Versione Ps4


The Surge è a tutti gli effetti un gioco in stile Dark Souls, talmente simile nelle meccaniche che forse faccio prima a dire in cosa differiscono, piuttosto che quello che hanno in comune, i due titoli. Per prima cosa The Surge ha un'ambientazione fantascientifica, qualcosa che sia una via di mezzo tra Alien e Terminator. Stufo dei soliti cavalieri neri, fantasmi, demoni e draghi, ho accolto questa ambientazione con genuino entusiasmo e... non sono rimasto affatto deluso! Questo gioco è davvero angosciante, spaventoso, nelle sue aberrazioni, nel suo costante intervallare ambienti asettici con altri terribilmente corrotti. Da questo punto di vista quindi, il gioco è pienamente promosso.



Un'altra differenza tra i due giochi è nella mappa: mentre in Dark Souls quasi tutto è interconnesso, qui abbiamo una mezza dozzina di zone a sè stanti, ciascuna con il suo unico Med Bay (che funge da falò). Anche qui però c'è la fiera della scorciatoia: ogni location è stracolma di interconnessioni che, puntualmente, ti riportano nei pressi del Med Bay, anche dopo ore di esplorazione ed allegri massacri.


I combattimenti sono fotocopiati da Dark Souls ma con una grande novità: si possono mirare le diverse parti del corpo dei nemici, in modo da potersi concentrare sui punti meno corazzati, quelli più letali o, semplicemente, quelli che si desidera strappare ai nemici. Ci sono una buona varietà di mostri con cui scontrarsi, dai robot agli esoscheletri, dalla guardie impazzite ai droni, dalle gru ai cyborg. Mancano però i boss: solo una manciata, anche se difficilissimi. 



Prima dicevo che si possono staccare i prezzi dei nemici: con essi si possono ricostruire e potenziare le varie parti delle loro armature e le loro armi. In combinazione con gli scarti tecnologici che si lasciano dietro (le "anime") ti puoi quindi potenziare sulla pelle di chi sconfiggerai. Ci sono una buona varietà di set di armatura e parecchi tipi di armi da imparare ad usare, proprio come da tradizione. 



In definitiva il gioco mi è piaciuto molto, manca di qualche boss e pure la mappa è un po' piccolina, ma per il resto è divertente e ben fatto. È più lineare di Dark Souls, e questo non mi è affatto dispiaciuto: non sapere da che parte andare a farsi massacrare per prima non l'ho mai trovato molto avvincente! Qui è abbastanza tutto guidato e, al di là dei boss, non è mai troppo difficile andare avanti.
Un bel titolo per chi ama il genere.