venerdì 31 luglio 2020

DOBE MOBILE PHONE CLAMP



DOBE MOBILE PHONE CLAMP


Oggi voglio spendere due righe su un accessorio, secondo me, fighissimo! Si tratta di una specie di mutandina da applicare al controller della Playstation 4 che permette di alloggiare un telefono cellulare in modo da avere un unico oggettino, ottenendo una specie di console portatile formata appunto dalla combo "controller+telefono".
La "mutanda" in sé, pur non sembrando solidissima, in realtà regge perfettamente e consente persino la regolazione dell'inclinazione dello schermo. La uso da due mesi e non mi ha ancora abbandonato, anzi è ancora in perfetto stato, ma va anche detto che una volta applica non l'ho mai più rimossa, quindi non posso scommettere sulla tenuta delle cerniere se le si maneggia spesso. Il costo del trabiccolo è tra i 3 e i 6 euro a seconda se lo compri su Amazon o su Wish (ovviamente consiglio Amazon, magari costa 2 o 3 euro in più ma ti arriva in due giorni, mentre con Wish ci vogliono anche mesi...). In ogni caso, ha un prezzo davvero trascurabile.



Ben altro prezzo ha invece il pad della Playstation 4, per cui certamente non ti consiglierei di comprarne uno apposta. Tuttavia se hai almeno due di questi pad, alla bisogna uno te lo puoi anche portare dietro senza rischiare poi - in caso di rotture e o furto - di restare senza anche a casa. Io ad esempio me lo porto dietro se vado in vacanza ma anche solo quando vado in ufficio per poter giocare in pausa pranzo! Il controller della Ps4 è un oggetto abbastanza solido e non ha problemi ad essere portato in giro, se maneggiato con un minimo di cura. Ma il motivo per cui consiglio il Dualshock 4 è che è probabilmente il pad più comodo e completo in circolazione, senza essere troppo ingombrante. Io con questo strumento mi ci trovo perfettamente per ergonomia e praticità. E non serve nemmeno collegare un cavetto, visto che il contatto tra i due oggetti è via bluetooth! Inoltre il touchpad del Dualshock 4 viene visto dai telefonini Android come un surrogato del mouse, quindi questo controller è davvero il pad perfetto per ogni necessità.
Il gancio è regolabile oltre che nell'inclinazione dello schermo anche nella larghezza, per cui si può adattare ad ogni telefono. L'unico problema (che in piccola parte si presenta anche col mio telefonino) è che la pinza agisce sulla parte centrale, per cui se il proprio dispositivo ha dei tasti non molto decentrati questi potrebbero restare sotto la tenaglia, rendendo di fatto impossibile l'utilizzo del telefono. Il tasto di accensione del mio povero A51 è posizionato sul bordo ed è abbastanza in basso, verso il centro, per cui devo pinzare il dispositivo decentrandolo leggermente verso sinistra. E' una cosa appena percettibile ma con altri telefoni la situazione potrebbe essere più grave o anche irrisolvibile.



Infine due parole sul "perché" andare in giro con questo catafalco. Io non lo uso per le app native di Android: i giochi sviluppati per telefonino - nella maggior parte dei casi - non necessitano di un controller esterno, né di essere usate con lo schermo in orizzontale. Ovviamente lo uso per giocare con gli emulatori! La situazione degli emulatori per Android ormai è più che matura e si possono davvero ricavare grosse soddisfazioni.
Facciamo un esempio col mio caso. Ho un Samsung A51, un telefono che rientra nella fascia 250-300 euro e che tra l'altro faccio funzionare in modalità risparmio d'energia (cioè va la 70% del suo potenziale), quindi non è certamente un razzo, tutt'altro. Eppure riesco a giocare perfettamente fino con gli emulatori di SNES, Playstation 1, PSP, NDS, senza contare tutti i sistemi minori (C64, Amiga, Nes, Megadrive, Atari 2600 ecc) e il MAME. Nemmeno con la PS Vita ho risultati di questo genere, per vastità di offerta e resa dell'emulazione. E ovviamente il Dualshock 4 è enormemente più comodo da tenere in mano di qualunque PS vita (benché il peso totale potrebbe essere maggiore) e lo schermo del mio Samsung, che è in ogni caso un OLED, è pure più ampio!
Insomma, in poche parole, ti consiglio questo aggancio senza riserve!

mercoledì 29 luglio 2020

Phoenix Wright Ace Attorney


Phoenix Wright Ace Attorney - 2006 - Versione Nintendo DS


Quando io gioco, scusa la banalità, voglio giocare. Per questo semplice motivo mal sopporto tutti quei titoli infarciti di scenette, dialoghi e di più o meno lunghe fasi in cui si è relegati fare da spettatore passivo, peggio che mai se si deve leggere lunghi testi sullo schermo. Da questo punto di vista il sottoscritto è campione mondiale di "skipping", cioè anche se parto sempre con tanti buoni propositi per "godermi la trama" in ogni gioco che affronto, dopo qualche ora in cui le fasi passive iniziano ad essere un po' eccessive inizio a saltare tutto il saltabile (a meno che non ci siano dei filmati veramente magnifici) per tornare a giocare in modo attivo il prima possibile. Se voglio leggere storie o vedere come interagiscono dei personaggi fittizi mi guardo un telefilm, o mi leggo un libro. Quando ho un fottuto controllino in mano, io voglio giocare, voglio divertirmi in modo interattivo!



Per quanto precede mi rendo conto che effettivamente potrà sembrarti strano se ti dico che invece questo Phoenix Wright, che è poco di più di una visual novel (termine inglese che vuole nobilitare il concetto di "racconto illustrato" con un minimo di interattività), mi è piaciuto tantissimo. Portare a termine questo gioco richiede almeno una quindicina di ore in cui non si fa altro che leggere infiniti dialoghi, premendo ogni tanto qualche tasto per muoversi in giro o scoprire qualche indizio. Tutto qua. Eppure tanto mi è piaciuto questo titolo che poi mi sono giocato anche i due seguiti e oggi, a distanza di oltre una decina d'anni, me lo sono rigiocato con gusto!



Iniziamo col dire che la parte giocata non è totalmente assente. Nel gioco si affrontano 5 gialli, in cui il nostro eroe, quale novello Perry Mason, si alterna in fasi in cui indaga per raccogliere indizi ad altre in cui dibatte in aula. Le prime sono probabilmente le più noiose, in quanto capita spesso di dover girare un po' a caso tra la manciata di location disponibili sperando che compaia qualche personaggio con cui scambiare alcune battute.



Il tutto è ovviamente scriptato (cioè segue una sceneggiatura totalmente prefissata) e rende quindi inevitabile ogni accadimento. L'illusione di procedere con l'indagine grazie alle proprie capacità però funziona, e la presenza di personaggi perfettamente caratterizzati rende queste fasi comunque interessanti, al di là dei momenti in cui non si riesce a progredire e quindi si inizia a provarle tutte per far succedere qualcosa.



Ben più appassionanti sono invece le scene che si svolgono in tribunale. Chiaramente siamo di fronte ad un "mondo" di fantasia, dove la "legge" viene governata in un modo a dir poco improbabile, ma quello che accade su schermo non è molto diverso da quanto vediamo in tanti telefilm americani: la pubblica accusa forcaiola, l'avvocato che si salva per il rotto della cuffia, l'imputato innocente che però ha qualche segreto e quindi non è collaborativo con la sua difesa.



Qui si procede per lo più cercando di mettere in difficoltà i testimoni mostrando loro prove che contraddicono la loro testimonianza. Il sistema è semplice ma nel contempo appassionante. Molto lo si deve però alla simpatia di tutti i personaggi a contorno, dal giudice ai vari pubblici ministeri, e dalla sceneggiatura, che è assolutamente perfetta: ogni battuta, ogni intervento, ogni colpo di scena e ogni parola è stata scritta in modo perfetto e la traduzione in italiano è sorprendentemente efficace. Un grandissimo lavoro, niente da dire.



Abbiamo quindi una storia decisamente appassionante (tutti gli episodi sono comunque più o meno legati tra loro), raccontata benissimo pur senza nessuna pretesa di verosimiglianza, e con un sistema di gioco capace di dare le giuste soddisfazioni al lettore. Tutto questo fa di Phoenix Wright Ace Attorney un gioco che consiglio veramente a chiunque, perché se è piaciuto a me che, lo ripeto, odio io giochi in cui non si gioca quasi per niente e si passa il tempo a leggere, allora vuol dire che questo titolo è davvero per tutti.


lunedì 27 luglio 2020

Il metodo Elder Barabba




Colgo l'occasione che mi sono dato un momento di pausa, visto che sto aprendo il mio nuovo canale Instagram (che puoi trovare ovviamente scrivendo nella casella di ricerca "#elderbarabba") per spiegare con poche parole il metodo che utilizzo per recensire i giochi su questo blog.

Per iniziare, come si sarà notato, qui gli spoiler volano come le foglie d'autunno. Per il 95% dei casi parlo di giochi che hanno almeno 10 anni sul groppone, per cui non ho motivo di paranoiarmi per non svelare qualcosa di talmente vetusto che probabilmente conoscono anche i sassi. Se del gioco di cui parlo non conosci nulla e non vuoi rovinarti l'esperienza vedendo qualche anticipazione, allora è meglio che ti vai a cercare una recensione professionale (ce ne sono a decine per qualunque titolo): qui io parlo a ruota libera, prendere o lasciare. In particolare cerco sempre di mettere anche dell foto relative a fasi avanzate di ogni gioco di cui parlo.

Già che ho nominato le foto, come si sarà visto metto quasi sempre schermate prese col cellulare direttamente dal monitor. Tranne nei pochi casi in cui gioco a qualcosa direttamente sul cellulare (e da cui prendo direttamente gli screenshot), in tutti gli altri casi fotografo il monitor, e lo faccio magari anche un po' di sbieco, perché le mie recensioni vogliono dare l'idea che tu, lettore, sia seduto su una seggiolina di fianco a me, giocatore, mentre ti illustro, comandi alla mano, come si gioca, quali sono le cose belle e quali quelle meno belle del titolo in questione.

C'è stato qualche caso in cui, per gioco, ho impostato i miei articoli in modo un po' più classico nel testo (ad esempio nella recensione di Millennium2.2) ma per la maggior parte delle volte ho sempre seguito questo canovaccio dei "due amici davanti allo schermo". Così mi piace immaginarti, caro lettore: mentre ti mostro un gioco e tu lo guardi cercando di farti un'opinione.

Per il resto vado a ruota libera: a volte inizio subito col dirti se il gioco merita o non merita, a volte invece elenco punti di forza e punti a sfavore cercando, ove la memoria mi aiuta, di aggiungere qualche aneddoto di esperienza diretta. Anche perché nella stragrande maggioranza dei casi parlo di giochi che ho già affrontato nella mia lunga esperienza quarantennale di gamer. Sia come sia, normalmente alla fine dell'articolo tiro le somme ed arrivo a consigliarti se una partita vale ancora la pena farsela o se invece sia meglio impegnare il proprio tempo in altro modo.

Questo è il mio metodo, questo è anche il motivo per cui ti do del "tu". A me non interessa se i lettori di questo blog saliranno di numero dalla manciata giornaliera (che si conta sulle dita di una mano) a una quantità più corposa, mi piace fare così e continuerò con il mio stile anche se le foto che pubblico non sono bellissime e anche se spesso i miei articoli sembrano fatti di getto (cosa non del tutto falsa).

Per quanto riguarda invece i Lego invece sono certamente un po' più schematico, ma generalmente non mi discosto molto da mio metodo. Ma del resto i Lego sono Lego e al di là del prezzo e del numero di pezzi non c'è mai troppo da dire che non dicano già le immagini.

Spero di non averti troppo annoiato e se ti va fammi sapere cosa ne pensi.


mercoledì 22 luglio 2020

Legend of Valour


Legend of Valour- 1992/1993 - Versione PC/Amiga


Questo gioco aveva un fascino incredibile! Quando Legend of Valour arrivò sul mio povero Amiga 1200 praticamente non giocai ad altro per un mese. E non fu facile, credimi: spesso mi trovavo a ridurre la finestra alle dimensioni di un francobollo (ripo 50x30 pixel) per togliermi la soddisfazione di vedere la grafica muoversi fluida; ma valeva comunque la pena giocare con una finestra grafica più ampia anche se andava a scatti, perché camminare liberamente in una città in 3d era una cosa rivoluzionaria, per l'epoca.



E' veramente triste constatare quanto sia invecchiato male questo gioco. Anche solo guardano l'interfaccia, piena di icone sparse e con un macchinoso sistema per raccogliere gli oggetti, si capisce quanta acqua sia passata sotto i ponti in questi 28 anni. La grafica che all'epoca sembrava avveniristica (solidi con le texture!) oggi fa ridere e il fatto che non si possa abbassare o alzare lo sguardo dà il colpo di grazia ad ogni velleità ludica: Legend of Valour semplicemente non è giocabile da una persona che vive nel 2020, non ha veramente nulla da dire che non sia stato fatto meglio negli anni successivi.



Se visto come un prototipo per tutti gli Elder Scrolls e gli altri giochi di quel filone che seguiranno, Legend of Valour è stato davvero un punto di partenza fondamentale, a cui si sono ispirati bene o male tutti gli sviluppatori di giochi di ruolo negli anni successivi. Tuttavia, lo ribadisco, oggi non si riesce a godere minimamente di questo titolo, senza sbattere la testa contro tutte le sue limitazioni. Praticamente il gioco si svolge tutto all'interno di un'unica grande città, abbastanza monotona anche negli scorci che propone, e se è vero che ci sono le gilde, i combattimenti e tutto quello che poi arriverà nei giochi Bethesta, è anche vero che c'è un solo dungeon da esplorare (una specie di lungo corridoio con texutre animate con una cascatina) e che per il resto si circola solo tra vie e vuoti interni di case.



All'epoca lo portai a termine (non senza fatica, ci tengo a ribadirlo) perché questo titolo sembrava davvero troppo una figata per non lasciarsi immergere in questa ambientazione. Oggi invece ci ho rigiocato su PC, che per lo meno va fluido e a pieno schermo, ma dopo un'ora di gioco ho dovuto chiudere: Legend of Valour è uno di quei titoli di cui è meglio preservare il bel ricordo (se lo si ha) senza andare a vedere come appare agli occhi di oggi.


 

lunedì 20 luglio 2020

Phantom Brave




Phantom Brave - 2005 - Versione Playstation 2 e PSP


Se con Disgaea (vedi mio parere qui) ho imparato ad apprezzare le produzioni Nippon Ichi, con Phantom Brave è scoppiato l'amore! Ricordo che lo comprai a scatola chiusa non appena mi ero stufato di Disgaea (dopo decine e decine di ore di gioco) e, superato un inizialo sconcerto nel constatare che i personaggi si muovevano liberamente per il livello senza essere relegati alla classica griglia, e sorvolato anche sul fatto che le scenette sono di una lentezza esasperante (per fortuna su PSP si possono saltare a piè pari), mi ritrovai dinnanzi ad un gioco dalle meccaniche ancora più belle di quanto non avessi sperimentato cul gioco precedente.



Phantom Brave dal punto di vista del design è fenomenale. Presenta diversi punti in comune con Disgaea ma ha nel contempo davvero tante differenze, soprattutto nella parte dello sviluppo dei personaggi e dell'equipaggiamento. Non sto qui a spiegarti nel dettaglio tutti i modi con cui potenziare attributi o le decine di diverse abilità che i personaggi possono portarsi dietro, ma ti basti sapere che è questo gioco è capace di dare davvero delle grandi soddisfazioni, da questo punto di vista.



Come ho detto le scenette sono terrificanti: lente, noiose, pucciose e poco interessanti. La storia ricorda vagamente Heidi, con la differenza che l'orfanella in questione vive su un isola sperduta con un fantasma ed è evitata da tutti. Non manca comunque l'amica in sedia a rotelle.... Altro non so dirti perché non mi ricordo più esattamente cosa succede visto che a 'sto giro ho saltato tutte le scenette. Nella versione PSP, che come ho detto permette di saltare questi intermezzi, è presente anche un secondo scenario, che però non ho esplorato per sopraggiunta noia.



Non che il gioco sia noioso, ma una volta terminato, potenziato il party e fatti fuori i boss del post game, non c'è motivo a mio avviso di continuare. Considera poi che anche la storia in sé presenta battaglie abbastanza insignificanti, soprattutto perché ci si può facilmente approcciare al 90% della campagna con un personaggio superlivellato con un equipaggiamento anch'esso superlivellato. In sostanza con Marona (la protagonista) a livello 250 e con un oggetto molto potenziato tutte le mappe possono essere ripulite senza che nemmeno ai nemici arrivi il loro turno! A questo punto che senso ha studiare una tattica? Come in Disgaea anche in Phantom Brave non c'è traccia di tattica. Tutto si risolve con una corsa al grinding selvaggio.




Dal punto di vista tecnico il gioco soffre solo della famosa lentezza nelle animazioni delle scenette. Per il resto tutto funziona a meraviglia ma graficamente parlando è molto povero. Se appare povero per gli standard della Playstation 2, si risolleva leggermente su PSP, dove tutto sommato sembra decoroso.

 

Un punto dove invece Phantom Brave eccelle è nella musica. La colonna sonora, dello stesso autore di Disgaea, è fantastica: tutti i brani, che purtroppo non sono così numerosi come nell'altro gioco, sono uno più bello dell'altro, una sorta di new-age dove spesso e volentieri il violino fa la parte del solista. Lo stile di Tenpei Sato resta inconfondibili, ma qui l'autore si è lasciato andare a meno barocchisimi puntando su qualcosa di più emotivo. Credo veramente che questa colonna sonora sia il suo capolavoro e benedico l'idea che hanno avuto di inserire un CD musicale che la contenesse nella confezione del gioco.
 
 


In definitiva Phantom Brave è un bel gioco se ami l'idea correre verso il potenziamento selvaggio. Se invece cerchi un gioco dove la tattica serve davvero, magari con una storia raccontata bene, allora forse rimarrai deluso. A me il gioco è piaciuto al punto che tanti anni fa scrissi anche una Faq (che però temo sia andata perduta)... per cui per me è un gioco che merita di essere provato (ed ascoltato).



sabato 18 luglio 2020

Alone in the Dark



Alone in the Dark - 1992 - Versione PC


Giocare ad Alone in the Dark a quasi trentanni dalla sua uscita ti fa capire due cose: la prima è che in questi tre decenni la tecnica (sia dal punto di vista del software che dell'hardware) si è evoluta davvero in modo impressionante, dal momento che il gioco in questione rappresenta in un certo senso non solo un punto di partenza per tutta una tipologia di giochi (i survival horror) che prolificano ancora oggi, ma si può anche dire che tecnicamente Alone in the Dark abbia posto le basi per come vengono concepiti i videogiochi di avventura oggi, rappresentando un gradino fondamentale nel passaggio dalla pixel art, che veniva utilizzata dalla quasi totalità dei giochi di avventura prima dell'arrivo di questo gioco, alla produzione delle animazioni attraverso l'uso di grafica poligonale solida, come invece succede oggi nella quasi totalità dei casi.



Constatare quanto oggi appaia grezzo Alone in the Dark se confrontato con quelle produzioni odierne che ne riprendono ancora il concetto di gioco, vale più di mille parole: è talmente evidente che si può dire che è come se, nell'ambito della scrittura, in trentanni si fosse passati dall'incidere le scritte sulla pietra all'utilizzo delle stampanti laser!



La seconda cosa che salta subito all'occhio è invece che, dannazione!, il ben più noto Resident Evil è davvero una scopiazzatura fatta con la carta carbone di questo Alone in the Dark. I due giochi sono quanto di più simile si sia mai visto: l'ambientazione in una magione antica, gli zombie, le telecamere fisse, la gestione degli oggetti, il metodo di controllo (terribile... sono arrivato a fine gioco senza ancora capire esattamente come fare per correre... a volte mi corre, a volte no... mah!)... tutto è praticamente uguale, un clone, roba che se Alone in the Dark fosse stato prodotto della Nintendo si sarebbe mosso un esercito di avvocati contro la Namco!


Tornando al gioco vero e proprio, nel 2020, Alone in the Dark appare vecchio e goffo, sì, ma ha ancora qualcosina da dire. In termini di atmosfera secondo me ha ancora alcune cose da insegnare a certi giochi moderni, e anche se il sistema di controllo è abbastanza terrificante, alla fine il gioco si lascia giocare senza troppi patemi. Un accompagnamento sonoro gradevole contribuisce a rendere l'esperienza di gioco tutto sommato discreta.



I momenti critici, cioè gli scontri all'arma bianca, sono pochissimi e basta un po' di pratica per poter essere superati senza tirare troppi santi (tra l'altro si può salvare in qualsiasi momento, anche durante una scazzottata). Il gioco è, come spesso accade nelle avventure action, difficile e pieno di momenti "prova e sbaglia", ma solo fintanto che si impara cosa fare, e come farlo: una volta portato a termine una prima volta, e imparato ad affrontare tutti gli ostacoli, Alone in the Dark lo si può terminare in poco più di un'ora di gioco tranquillo.



Tirando le somme probabilmente l'aspetto grafico, sia dei modelli poligonali che degli sfondi, oggi appare - senza giri di parole - pessimo, così come è agghiacciante il sistema di controllo via tastiera, ma io ti consiglio ad ogni modo di provare a caricare questo gioco e fare un po' di esplorazione per la magione. Grazie alla sua atmosfera potresti trovare il gioco sorprendentemente appassionante.



mercoledì 15 luglio 2020

41588 The Joker



Set 41588 - pezzi 151 (anno 2017)


Altro faccione, questa volta dedicato ai DC Comics. Il Joker di Lego è decisamente ben fatto, ha molti pezzi ed un'altezza media superiore agli altri set della stessa linea, per via della capigliatura molto sviluppata.
Benchè il personaggio sia riconoscibilissimo, non mi ha convinto molto la bocca, una striscia rossa un po' sbavata ma ben distante dalla forma tipica della "smorfia" del personaggio dei fumetti. Inoltre manca di qualunque tipo di accessorio.
In ogni caso un bel set per completare la collezione.

Valutazione 7.5/10

Prezzo nuovo eur 9

lunedì 13 luglio 2020

The Incredible Adventures of Van Helsing II



The Incredible Adventures of Van Helsing II - 2015 - Versione Playstation 4



Ho voluto provare questo The Incredible Adventures of Van Helsing II perché l'ho trovato in offerta, praticamente regalato, sul Playstation Store, e siccome mi piacciono i giochi del genere alla Diablo e siccome tra l'altro in diverse occasioni avevo sentito parlare abbastanza bene già del primo The Incredible Adventures of Van Helsing (uscito l'anno prima), avevo non poche aspettative nei confronti di questo gioco. Ebbene devo ammettere che mi è difficile dire se questo gioco mi abbia convinto o no, ma di sicuro posso dire che in parte mi è piaciuto e in parte sono rimasto deluso.



Dal punto di vista tecnico il gioco si difende: non è certo un gioco dal budget statosferico come ad esempio Diablo 3, e questo lo si capisce facilmente dalla qualità della grafica, ma il i programmatori sanno il fatto loro e in questo gioco capita in alcune occasioni di avere una quantità impressionante di nemici, di tutte le forme e dimensioni, che ti si riversano addosso senza che il motore ne risenta più di tanto. 



I caricamenti sono lenti e mi è capitato un paio di volte che il gioco andasse in crush, ma non considero questi episodi importanti al punto che possano variare la mia valutazione globale. La direzione artistica della grafica non è nulla di particolare, ma se ami il tema "steampunk" questo titolo dimostra una certa personalità.



Dal punto di vista sonoro Van Helsin II non ha invece una personalità ben definitiva, anche se è arricchito da un tema banale ma di effetto. Tuttavi adoro il parlato di questo gioco, recitato davvero in modo spiritoso e professionale, così come mi piace tantissimo il fatto che vengano emessi dei suoni anche dall'altoparlante del joypad, con campanelli di avviso e chiamate "via radio" dalla base operativa: davvero un bel tocco!



La storia è abbastanza insignificante e anzi tradisce la natura di "capitolo di mezzo" di quella che è una vera e propria trilogia di giochi, ma i dialoghi spiritosi e le continue citazioni verso film famosi (Terminator, Guerre stellari, Alien ecc) rendono comunque l'incedere del gioco per lo meno piacevole. Infine Van Helsing II propone molti contenuti di contorno: oltre a doverci confrontare con un generoso sistema di "loot" che permette di potenziare, fondere e incantare i numerosi pezzi di equipaggiamento che si rinvengono sul campo di battaglia, ci viene permesso di gestire gli inventari di ben due personaggi distinti che, entrambi, hanno un albero di potenziamenti abbastanza sconfinato e facilmente rivoluzionabile alla bisogna. Vi sono inoltre alcune fasi di intermezzo in stile "tower defence" che mi sono piaciute tantissimo!



Ora però passiamo ai lati negativi. Intanto il gioco, diversamente da tutti gli altri titoli alla Diablo, non ha le mappe che si creano in modo procedurale: i livelli di gioco sono sempre uguali e addirittura si può scegliere che, se ci ritorni in un secondo tempo, non trovi più i nemici che hai spazzolato via in precedenza; e la cosa ha anche un suo senso visto che, anche se invece si accende l'opzione che li rigenera, ad un certo punto tornandoci non daranno più esperienza al personaggio. Quindi non ha senso rigiocare i livelli già affrontati, almeno all'interno della stessa partita.



Inoltre questi livelli sono proprio pochi, e ritengo che si sarebbero potute aggiungere almeno un paio di altre ambientazioni, ma avrei gradito che avessero aggiunto anche solo più livelli all'interno di una stessa ambientazione. Invece no: se si corre dall'inizio alla fine del gioco, saltando le fasi di difesa, bastano davvero pochissime ore per vedere tutto. Questa cosa mi ha lasciato davvero perplesso: perché così poche mappe, cosa costava allungare un po' l'esperienza facendone di più?



La seconda cosa che non ho affatto gradito (e magari sono io che non ho capito bene come giocare, per carità) è relativa al bilanciamento difficoltà del gioco: a livello "normale" tutta l'avventura è una discreta sfida, ma ci sono momenti estremamente semplici ed altri invece terribilmente difficili. In particolare lo scontro col penultimo boss non sono riuscito a vincerlo in nessuna delle due partite che ho fatto (una con la classe cacciatore, e l'altra con la classe ingegnere) se non abbassando momentaneamente la difficoltà, mentre lo scontro finale (che è una vera bolgia infernale) in realtà ti consente di morire e rinascere a ripetizione senza alcuna penalità, e quindi per quanto possa essere uno scontro lungo e tedioso, in realtà è impossibile da perdere. Tutto questo mi lascia davvero molto perplesso.



Facendo un bilancio finale tra pro e contro, posso dirti che mi sono divertito e che il gioco è valso i pochi euro spesi. Il problema della difficoltà altalenante e la presenza di poche ambientazioni mi hanno infastidito, soprattutto perché tutto il resto (i livelli di difesa e la gestione delle abilità e degli oggetti) facevano presagire un'avventura molto più articolata e duratura. In sostanza: un gioco pieno di potenzialità ma un po' troppo grezzo.


venerdì 10 luglio 2020

Il professor Layton e lo scrigno di Pandora



Il professor Layton e lo scrigno di Pandora - 2009 - Versione Nintendo DS


Quando pochi giorni fa ho ripreso in mano questo secondo gioco del prof Layton mi è tornato in mente che all'epoca, 10 anni fa, non l'avevo voluto terminare. E visto quanto mi fosse piaciuto invece il primo capitolo della serie (di cui ho parlato qui) sono rimasto veramente perplesso, cercando di ripescare nella memoria che cosa fosse mai successo per interrompere l'esperienza con un gioco di questo tipo. Adesso, che invece l'ho portato finalmente a termine, capisco chiaramente come mai mi fossi arenato verso i due terzi della storia e l'avessi quindi lasciato prima di terminarlo: questo gioco è decisamente palloso!



Ma andiamo con ordine. Dal punto di vista tecnico i due giochi sono pressoché identici. Questa volta sono presenti un po' più di filmati (in stile cartone animato), alcuni dei quali sono anche davvero belli. Come sempre la "regia" di questi intermezzi è ottima e i personaggi hanno una splendida caratterizzazione. Al di fuori di questo discorso sui filmati per il resto siamo sugli stessi standard del primo capitolo, con alcuni elementi grafici e sonori (e anche alcuni personaggi) completamente riciclati dal gioco precedente. Questo non è un male dal punto di vista estetico, ma il risultato è che sembra davvero di essere davanti proprio allo stesso gioco. In particolare le musiche sono al 90% le stesse e così anche i pannelli di contorno agli enigmi.



E gli enigmi stessi sanno quasi tutti di già visto, vuoi per la già citata impaginazione grafica completamente riciclata, ma vuoi anche perché sono praticamente la stessa roba già affrontata nel titolo precedente. E potrei scommetterci che uno di questi enigmi sia stato copiato pari pari dal vecchio gioco (quello delle torte da spostare sui tre piatti). Non è che ci si poteva aspettare chissà quali novità, ma la sensazione finale è che siamo davanti davvero alla stessa identica roba.

Ma il problema grosso di questa produzione, quello che ha contribuito in modo determinante a farmi abbandonare il gioco (e che ha reso molto faticoso questo mio secondo giro appena concluso) è la lentezza con cui si dipana la storia, e la vera e propria noia che ti viene a ciondolare avanti e indietro per le varie location del gioco. Mentre la prima parte sul treno è abbastanza condensata e tutto sommato intrigante, già la seconda parte che si svolge nel paese in festa appare abbastanza inutile e quasi inserita a forza. La terza fase poi, quella ambientata nella città notturna, è micidiale: praticamente si fa avanti e indietro per ore da un posto all'altro (posti che non hanno minimamente né il carisma né il fascino del paese dei misteri) cliccando ovunque e sperando che il tedio venga interrotto da qualche enigma nascosto e un po' interessante. Questa fase è stata davvero allungata all'inverosimile e senza che porti il giocatore a nulla di concreto.



C'è da dire che per cercare di rendere il tutto un po' più vario sono stati inseriti alcuni sottogiochi di cui un paio abbastanza ben riusciti, e mi riferisco al confronto delle fotografie e all'allenamento del topo, mentre quello del tea è veramente insulso e serve solo per allungare ulteriormente il brodo. Anche la stessa cadenza con cui ti vengono proposti gli enigmi in alcuni casi si allunga enormemente e questo spezza definitivamente le gambe. Magari tu potrai non essere d'accordo, ma se ho avuto lo stesso tedio oggi come dieci anni fa, probabilmente qualche problema questo gioco ce lo deve avere.



Per finire due parole sulla storia: come nel paese dei misteri il tutto finisce abbastanza nell'improbabile (per usare un eufemismo) ma questa volta la vincenda è un pochino più sostanziosa (se si ha la pazienza di arrivare in fondo). Peccato che sia raccontata così male...



In ogni caso il gioco l'ho finito, portandomi a casa circa 135 enigmi. Tutto sommato ne è valsa la pena ma ad un certo punto ho davvero faticato, e ho pensato di nuovo di lasciare il gioco a metà. Quindi se ti è piaciuto il primo episodio ti consiglio di provare anche questo secondo capitolo, ma non aspettarti nulla di memorabile e preparati ad avere tanta pazienza.