Sono uno degli Anziani che ancora amano Lego e Videogiochi, di ieri e di oggi. Recensioni di set Lego e di videogiochi del presente e del passato.
Uridium è un classico gioco in stile arcade vagamente simile a Defender, insomma il tipo di gioco dalla poca profondità e piuttosto ripetitivo, il tipo di gioco che all'epoca caricavo una o due volte per poi non giocarci mai più, se non in momenti di vera noia. Questo gioco è comunque un classico e viene ricordato da tutti con uno degli spara-spara migliori per la piccola macchina della Commodore.
Esattamente come nel primo capitolo che ho già recensito, anche in Puzzle Quest 2 si procede a suon di battaglie contro orchi e altri personaggi fantasy ricorrendo alle meccaniche del più classico Match-Three. Essendo il seguito di un gioco di per sé già molto bello era lecito aspettarsi qualcosa di imperdibile, per lo meno per chi ama questo genere di sfide. Effettivamente PQ2 è un bel gioco, ad iniziare dalla grafica, ora molto più varia e con una rappresentazione della mappa in stile "Diablo" davvero ben fatta, anche se è decisamente statica.
Mi piacciono molto i puzzle game, e prediligo proprio la sottocategoria detta "match-three", per cui mi sono fiondato a pesce su questo Azkend 2 quando mi è stato regalato dalla Sony. Questa volta le caselle sono esagonali e non vanno spostati i pezzi per formare delle combinazioni, ma si deve solo selezionare i pezzi che, essendo contigui, formano già delle combinazioni. In questo modo i pezzi scompaiono e oltre a far cadere il contenuto delle caselle sovrastanti, causano anche tutta una serie di conseguenze che variano a seconda della tipologia del livello.
Terzo ed ultimo gioco della serie Questprobe, questo titolo è forse il meno bello del lotto. Siamo sempre di fronte ad un'avventura testuale, abbiamo sempre a che fare con un parser terribilmente arcaico (forse leggermente migliorato rispetto a prima, ma sempre ignobile e particolarmente lento), e manca totalmente di quell'atmosfera che per lo meno si respirava quando eravamo nei panni di Hulk o dell'Uomo Ragno. Ma la mancanza di "cattivi" con cui confrontarsi, anche indirettamente, mette veramente una tomba sopra ogni velleità che potesse avere questo gioco.
Dopo aver recentemente visto e costruito una stazione ferroviaria per il mio villaggio invernale, ecco che ora posso anche farci arrivare un bel treno, ovviamente in stile invernale/natalizio, e ovviamente parliamo di un treno di quelli antichi, a vapore, perché un treno di questo tipo per come è fatto dà un maggior richiamo alla tradizione, a quei film natalizi dei bei tempi che furono.
167 ore di gioco. Lo ripeto: centosessantasette ore dio gioco per arrivare ai titoli di coda! E le ho totalizzate con un gioco dove per il 70% del tempo si leggono dialoghi. Lo so, è pazzesco, soprattutto perché il sottoscritto odia leggere i dialoghi, a Elder Barabba piace giocare, livellare, affrontare boss, esplorare. Eppure ho resistito, e mi sono sorbito tutta questa telenovela, una sorta di anime lunghissimo, dove spesso le cose si fanno ridondanti, dove spesso ti viene voglia di andare subito al sodo.
Probabilmente il sottoscritto soffre di un particolare problema con i giochi in cui il controllo del nostro personaggio si scontra con problemi di gravità: vedi ad esempio H.E.R.O. o anche il maledettissimo Virus, due giochi di cui ho già parlato e che mi hanno fatto maledire abbondantemente Newton e le leggi di gravità in genere. Anche il qui presente Thrust ha questa terrificante caratteristica per cui la navetta è in costante accelerazione verso il centro di gravità (che non è necessariamente verso il suolo) ed è per questo motivo che ci si trova costantemente a dover contrastare questo moto involontario agendo coi motori (che ovviamente ti spingono solo nella direzione in cui è rivolto il muso della capsula). E per me tutto questo è a dir poco ostico!
Ricordavo questo Day of the tentacle come un gioco molto bello: ci avevo giocato nel 1993 sul PC dell'architetto stanziato nell'ufficio a fianco ai locali dove svolgevo servizio civile, dove insieme ad un altro obiettore e con l'architetto stesso nel giro di qualche pomeriggio l'avevamo portato a termine. Ci regalò molte soddisfazioni e soprattutto eravamo tutti concordi nel giudicarlo un'avventura geniale, sia nel funzionamento degli enigmi che nell'umorismo demenziale sempre pronto a farci sganasciare dalle risate.
Ci sono giorni che restano memorabili nella vita di un videogiocatore. Tra questi sicuramente rientrano quelli in cui si ha un primo contatto con una nuova macchina da gioco, soprattutto se lo si ha con una di quelle macchine che poi ti accompagneranno per tanti anni. Così ricordo con affetto la prima volta che toccai con mano l'Amiga: fu a casa del mio solito compagno di banco del liceo (che nel frattempo non era più nella mia stessa classe), un non ben definito giorno di fine autunno del 1987.
Secondo episodio della serie Questprobe, questa volta l'avventura testuale grafica ci porta ad impersonare Spiderman, l'uomo capace di arrampicarsi sui muri e di lanciare le ragnatele. Nel gioco effettivamente si fanno entrambe le cose, ma le si fa in maniera talmente ridotta che, almeno da questo punto di vista, il titolo in oggetto è una gran delusione.
Diversamente dal primo episodio dedicato all'incredibile Hulk, l'interfaccia è leggermente migliorata, con un "input controllato" che non ci permette di portare il cursore in giro per lo schermo. Tuttavia il resto rimane esattamente lo stesso: qualche immagine grafica, abbastanza bruttina, "parser" povero e limitato alle prime lettere digitate, mappa molto piccola, poche cose da fare, trama praticamente inesistente e, questa volta, un livello di difficoltà davvero proibitivo.
Non conoscevo questa tipologia di puzzle game fino al giorno che mi ritrovai a giocare a PicrossDs sul mio Nintendo DS. E devo ammettere che ne fui subito affascinato. Al punto che poi continuai a cimentarmi con i vari seguiti e che ancora oggi mi trovo sul tablet e cullare diversi "cloni" più o meno riusciti con cui gioco spesso e volentieri. A ben vedere questo gioco è sempre uguale a se stesso, e non presenta praticamente mai una sfida degna di questo nome. Eppure ha un qualcosa di magnetico che ti fa andare avanti, disegno dopo disegno, per ore e ore.
Sono davvero innamorato della serie "winter village", peccato che me ne sia interessato troppo tardi e che quindi, almeno fino ad oggi, dalla mia collezione manchino i primissimi set usciti gli anni passati. Tra i set che invece ho la fortuna di possedere c'è questa stazione, che ha una caratterizzazione molto carina, in stile vagamente nordico, ed ha ovviamente tracce di neve (del resto, va ad inserirsi in un contesto natalizio).