venerdì 29 maggio 2020

Final Fantasy VII Remake




Final Fantasy VII Remake - 2020 - Versione Playstation 4

Dopo averlo completato in una cinquantina di ore, eccomi finalmente a dire la mia su questo gioco che, come tanti, ho atteso per molti anni. Come puoi vedere cliccando qui avevo avuto modo di "ripassare" le vicende dell'originale Final Fantasy VII (in versione Playstation), per non trovarmi impreparato e potermi finalmente gustare la storia degli Avalanche di Midgar vestita a nuovo. Un vestito che, va detto, è qualitativamente impressionante!



Dal punto di vista tecnico il gioco è davvero ottimo, con filmati, animazioni, effetti e tutto quanto di contorno gestiti in modo meraviglioso dalla mia Playstation Pro, che incredibilmente riesce a mantenersi sempre piuttosto silenziosa malgrado la quantità di effetti e poligoni in movimento, laddove in Kingdom Hearts 3, per esempio, il "decollo" delle ventole flagellavva spesso e volentieri l'esperienza di gioco.

martedì 26 maggio 2020

Boulder Dash



Boulder Dash - 1984 - Versione Commodore 64


Non ho mai sopportato questo gioco, devo essere sincero. Pur amando il genere "puzzle", nel quale Boulder Dash rientra a buon diritto, a me questo gioco non è mai piaciuto. Eppure conta milioni di appassionati in tutto il mondo e a ben vedere, in seguito a questo primo episodio ci sono stati innumerevoli seguiti per tantissime piattaforme diverse, per cui è indubbio che sia stato un gioco di successo.



Ho rigiocato un po' a Boulder Dash in questi giorni e devo ammettere che probabilmente è meno peggio di quanto me lo ricordassi, ma resto tutt'ora della mia idea: questo gioco non fa per me. Cosa non mi piace in questo simpatico programma è presto detto. Innanzi tutto l'aspetto grafico: pur avendo visto e giocato di peggio, credo che graficamente Boulder Dash - mi si perdoni il francesismo - faccia cagare a spruzzo. Trovo orrendo l'omino, i portali, i nemici che svolazzano qua e là, e soprattutto trovo immonda la "terra", quella che si scava muovendosi. Penso che persino su un Atari 2600 si potesse fare di meglio. E vogliamo parlare dei colori? Insomma, dal punto di vista artistico questo titolo lo farebbe afflosciare a chiunque!


Poi passiamo a parlare dei comandi: col joystick era una vera pena muovere l'ometto con la giusta velocità e precisione, anche sapendo (tentativo dopo tentativo) esattamente cosa fare. Col joypad della 360 o della Play mi trovo meglio, ma resta ancora eccessivo il numero di morti causate da un cattivo input nel movimento. Probabilmente sono negato io, lo ammetto, ma il problema dei comandi lo ritrovo oggi come 35 anni fa.



Infine le meccaniche stesse del gioco non mi piacciono, anche se potenzialmente sono affascinanti. Il tempo limite e l'impossibilità di archiviare i livelli già fatti (iniziando dai successivi con una password, ad esempio) sono la pietra tombale su un gameplay che risente anche troppo della mancanza di una visuale d'insieme del livello in cui ci si sta cimentando, e che patisce la necessità di compiere certi passaggi con una precisione eccessiva. Insomma il gioco richiede un sacco di pazienza, e non mi dà indietro altrettanto divertimento.
Per questo motivo sospendo il giudizio, perché è evidente che Boulder Dash non faccia per me, ma magari tu lo potresti trovare entusiasmante (anche se ti sfido a dire che graficamente sia bello), per cui ti invito a provarlo.


sabato 23 maggio 2020

Final Fantasy VII fino all'uscita da Midgar



Final Fantasy VII - 1997 - Versione Playstation (PSX)


Siccome in questi giorni mi sto dedicando all'ottimo Final Fantasy VII Remake per playstation 4, mi è venuta la curiosità di rigiocarmi anche la versione originale che uscì per la prima Playstation nel 1997, giusto per vedere il grado di fedeltà che la nuova versione presenta nel rispetto dell'originale. Naturalmente mi sono spinto solamente fino all'uscita dalla città di Midgar, in quanto gli eventi del remake terminano appunto in quel frangente.



Tuttavia in questa sede non voglio esaminare le differenze tra i due giochi, di quanto uno sia fedele all'altro e di quanto abbia gradito le aggiunte del Remake (parlerò di tutto questo in un futuro articolo), ma mi limito a parlare solo del buon vecchio Final Fantasy VII, seppure limitando il discorso a questa prima piccola parte del gioco, che comunque è capace di durare come minimo qualcosa come 7 o 8 ore (a seconda di quanto hai voglia di "grindare" in battaglia e quindi sviluppare i personaggi).


Ho rigiocato la versione originale per Playstation pur possedendo anche quella (con la grafica leggermente migliorata) per PC, perché comunque la mia esperienza, risalente al 1998, la feci sulla console Sony e mi pareva carino riviverla in tutto e per tutto come l'avevo vissuta all'epoca.



Devo dire che mi è piaciuto moltissimo ancora oggi. Molte cose le avevo dimenticate (sono comunque passati più di 20 anni) quindi il gioco è riuscito persino a sorprendermi in alcuni frangenti. Tecnicamente è ancora buono, e pur presentando fondali in bassa risoluzione e modelli 3d elementarissimi, l'impatto globale è stato più che positivo anche su un 55 pollici Qled.



Il sonoro poi è semplicemente divino: i brani, che sono fondamentalmente suonati con dei midi, sono meravigliosi e formano una delle colonne sonore migliori di tutti i tempi (sicuramente rientra tra le mie 10 favorite in assoluto). Nel 1998 il comparto tecnico del gioco fu sufficiente a convincermi ad acquistare la Playstation, fu la mia "killer application": mi bastò guardare una battaglia (con summon) per rimanere abbagliato dal gioco, e infatti due giorni dopo avevo la mia bella console nuova! Certamente oggi le battaglie, con annesse summon, sono abbastanza ridicole se confrontate alla grafica dei giochi odierni, ma è impossibile non riconoscere che per il mezzo su cui gira questo gioco siano ancora spettacolari.



La storia di Final Fantasy VII, almeno in questa prima fase, è una delle più singolari e meglio raccontate tra i giochi di ruolo di matrice giapponese, alternando momenti concitati con eventi più intimi al limite della commozione. Una costante malinconia fa da sfondo tanto a piccoli momenti buffissimi quanto ad eventi tragici come non se ne era mai visti. Insomma, la narrazione in questo capitolo della saga è un vero capolavoro, checchè ne dicano quelli che preferiscono invece quella stupidaggine (a confronto) di Final Fantasy VIII.


Ma non solo la narrazione eleva FFVII sopra a tanti altri giochi simili. Le meccaniche ludiche furono una gran novità per molti giocatori occidentali, presentando un collage di esplorazione, combattimento, dialoghi e minigiochi che non dava tregua al giocatore, senza mai annoiare. Ricordo che mentre giocavo nella sezione del Wall Market, dove bisogna destreggiarsi tra varie location in cerca di oggetti per poter completare una quest in puro stile avventura grafica, mi convinsi che giochi come questo sarebbero stati per l'appunto la pietra tombale delle avventure grafiche classiche (quelle alla Monkey Island, che all'epoca avevano ancora un certo seguito), lo scrissi anche in un articolo pubblicato su qualche rivista on-line che non ricordo nemmeno più come si chiamasse. Forse le cose non sono davvero andate così, fatto sta che le avventure grafiche da lì a poco scomparvero, mentre i gdr giapponesi presero il largo!



Per concludere Final Fantasy VII, al netto di una grafica 3d invecchiata male e di sfondi meravigliosi ma in bassa risoluzione, resta il capolavoro che molti riconoscono essere. Il gioco ha ritmo, personalità, mai un momento di noia, e questa piccola/grande prima parte ti lascia, una volta usciti da Midgar, con una voglia pazza di continuare il viaggio. Se hai intenzione di giocare al Remake, ti consiglio prima di rifarti un giro su questo splendido gioco (tanto lo si trova per qualsiasi console o telefono).


mercoledì 20 maggio 2020

Forbidden Forest


Forbidden Forest - 1983 - Versione Commodore 64


Se chiedi in giro scoprirai che Forbidden Forest è un gioco molto amato da chi, negli anni 80, si dilettava col Commodore 64. Perché? E' una bella domanda alla quale non so dare una risposta convincente senza tirare in ballo il solito discorso della "nostalgia".



domenica 17 maggio 2020

10197: i pompieri, quelli seri



Set 10197 - Anno 2009  (pezzi 2215)


Questo set si distingue un po' dagli altri dello stesso gruppo fondamentalmente perché non appare così elegante nella forma, come ci eravamo abituati a vedere, essendo fondamentalmente un casermone... cosa ovvia, trattandosi della caserma dei pompieri! La costruzione si riscatta però in parte con la presenza di un mezzo, che poi è una semplicissima camionetta in stile retrò, e con una seconda apertura sul retro, cosa piuttosto inedita.
La saracinesca non ha una rotellina per essere alzata, come invece abbiamo visto esserci nell'officina, ma in compenso l'interno della caserma è molto curato: troviamo la classica asta che attraversa i due piani della costruzione, un cucinino (con fornelli e frigo) ed un'area di svago con tavolo da ping pong. 
In definitiva non si tratta del set più bello della serie, ma se lo trovi usato ad un prezzo umano può essere interessante l'acquisto di questa caserma per integrare il "quartiere". Oltretutto la presenza della camionetta e di tanti piccoli particolari come la bandiera, la torretta della campana e la camionetta, rende l'opera di costruzione piuttosto varia e divertente.


Valutazione 8/10

Prezzo nuovo intonso eur 480


sabato 16 maggio 2020

Kingdom Hearts III




Kingdom Hearts III - 2019 - Versione Playstation 4


Finalmente dopo una maratona durata mesi e mesi sono riuscito a portare a termine la storia di Sora & Company, terminando Kingdom Hearts 3! In realtà mi resta ancora il DLC da giocare, ma davvero non ce la posso fare ora, sono troppo provato, piuttosto mi ci metterò tra qualche mese, più che altro incuriosito dal ritorno dei personaggi di Final Fantasy, grandi assenti nel gioco base!



Per descrivere questo gioco, una volta tanto, procederò in modo schematico, esaminando i tre aspetti principali dell'esperienza, cioè la realizzazione tecnica, la parte giocata e la trama, in quanto meritano tutti quanti un discorso a parte.

martedì 12 maggio 2020

Legend of Darkmoon



Eye of The Beholder 2: Legend of Darkmoon - 1992 - Versione Pc VGA


Il secondo episodio della saga Eye of The Beholder (del primo ho parlato qui) prosegue esattamente sulla falsariga del titolo che lo precede, migliorando molti aspetti e portandosi dietro nel bene e nel male anche diversi difetti. Dal punto di vista tecnico questi programmi mi sono sempre apparsi alquanto instabili e, se posso dirlo, programmati un po' col c..o, dal momento che, per esempio, ogni volta che si lancia una magia sembra che il computer si fermi per mostrare solo l'effetto visivo dell'esplosione, bloccando i movimenti e lasciando quindi l'utente fermo e un po' in difficoltà, quando magari vorrebbe allontanarsi dal nemico colpito. Questa sensazione vale tanto per le versioni che girano sull'Amiga (dove ho giocato il primo capitolo) che per le più colorate in Vga per il PC (dove ho giocato a Legend of Darkmoon anche "ai vecchi tempi").




Per quanto riguarda questo secondo capitolo anche dal punto di vista ludico siamo di fronte allo stesso identico gioco, con le stesse meccaniche e con un palese riciclo di buona parte degli elementi grafici e sonori. Insomma sembra più una nuova raccolta di livelli che un vero e proprio gioco a sé stante, cosa che dal punto di vista tecnico è assolutamente certa. Ciò non di meno l'insieme e molto gradevole e la storia raccontata è decisamente più interessante di quanto si era visto nel primo Eye of The Beholder.


Una nota importante che ho apprezzato moltissimo è il livello di difficoltà, che in alcuni frangenti rasenta l'impossibile, costringendoti a salvare praticamente ad ogni passo fatto o ad ogni mostro ucciso. Per fortuna all'inizio è permesso assegnare ai propri omini il massimo per ogni caratteristica: farlo non è barare, anzi è praticamente necessario. Naturalmente manca l'auto-mappa, per cui bisognerebbe mappare a mano ogni angolo di labirinto, cosa che nel 2020 non è certamente accettabile, e infatti ho giocato con le mappe già pronte visualizzate sul tablet. E pur non dovendo disegnare le mappe, il gioco mi ha intrattenuto per almeno una decina di ore: niente male davvero!


Una cosa che non ho apprezzato, in un gioco che è comunque molto valido, è la scarsità di equipaggiamenti. Sia chiaro, di oggetti se ne trovano, ma sono pochissimi quelli equipaggiabili, e infatti ho terminato il gioco con ancora molti slot liberi per anelli, collane e persino scarpe. Credo che da questo punto di vista sia stato fatto troppo poco.
Al di là di questo Legend of Darkmoon resta ancora oggi un bel gioco che, se affrontato con le mappe già fatte, può divertire per parecchie ore. Nel suo piccolo è un classico.


lunedì 11 maggio 2020

Torchlight



Torchlight - 2009 - Versione PC


Avevo iniziato a giocare a Torchlight nel 2010 ma lo abbandonai dopo solo un paio d'ore di gioco, e sinceramente non so nemmeno bene perché. Per quanto mi sforzi a ricordare, tutto quello che mi viene in mente di quell'esperienza è che avevo iniziato una partita come guerriero e che finivo ucciso spessissimo; dal ché ne deduco che, probabilmente a causa di un mio approccio sbagliato nei confronti di questo titolo, abbia finito per stufarmi in fretta di un gioco che invece adesso ho scoperto essere molto valido.



Aggiungiamoci pure che magari in quel periodo - come spesso accade - avevo anche giochi che mi sembravano più interessanti per le mani, e così è capitato che Torchlight finisse nel mio dimenticatoio per tutti questi anni. Ma alla luce dell'esperienza di gioco che ho appena terminato con questo bel titolo (durata una trentina di ore), tutto queste spiegazioni mi sembrano davvero molto strane, per non dire inconcepibili. Ma andiamo con ordine.



Avendo da poco terminato per l'ennesima volta il primo Diablo (recensito qui), prima di mettermi a giocare col secondo capitolo, che è comunque pesantemente simile al primo, mi è sembrata un'idea carina ripescare il nostro povero Torchlight dalle profondità del mio hard-disk, considerando anche  che siamo di fronte a due giochi dello stesso genere e che quest'ultimo titolo deve moltissimo, da tutti i punti di vista, al buon Diablo. Pur con qualche residua perplessità mi sono quindi riapplicato su Torchlight (che misteriosamente ha funzionato al primo tentativo pur avendolo installato almeno due sistemi operativi fa), e questa volta ho selezionato come classe del personaggio la ladra, armandola di doppie pistole. Ecco come è andata.



Intanto per incominciare ho trovato la difficoltà di gioco più che gestibile, anzi direi proprio che l'ho trovato molto facile. Nelle prime dieci ore di gioco non sono MAI morto una volta, e anche nelle ore successive se ho perso la vita in qualche sporadica occasione è stato per distrazione e non certo per mancanza di risorse: il gioco è prodigo di "loot" e soprattutto di pozioni, per cui è quasi impossibile trovarsi senza la possibilità di sopravvivere. E' poi estremamente semplice ed immediato andare e venire dai dungeon, per cui non ci si trova mai in situazioni eccessivamente stressanti.



Diversamente da quanto visto in Diablo, benché anche qui i labirinti siano in gran parte generati in modo più o meno casuale, i livelli sono generalmente molto lineari, praticamente sono disegnati come lunghi corridoi con un inizio e una fine. Una filosofia completamente diversa da quella vista in Diablo 1, ma molto più simile a quanto si vedrà invece in Diablo 3 (di cui un giorno parlerò). Quello che sorprende in Torchlight non è tanto la somiglianza col primo Diablo (del resto parte del team che l'ha prodotto è proprio formato da alcuni fuoriusciti dal team originario di Diablo), ma sorprende quanto Torchlight stesso abbia invece ispirato proprio la realizzazione di Diablo 3, che uscirà soltanto 4 o 5 anni dopo: sembra davvero che le due serie si siano rincorse copiandosi durante gli ultimi 10 anni! Sono tantissimi i punti di contatto, nella grafica, nelle meccaniche, persino nel potenziamento degli equipaggiamenti!


Anche se, per lo meno usando il personaggio della ladra, è davvero molto facile andare avanti livello per livello, Torchlight mi ha appassionato tantissimo. La presenza costante di un proprio cucciolo che ci accompagna e fa sia da estensione dell'inventario che da supporto in battaglia è la ciliegina su un gameplay davvero soddisfacente, che alterna momenti pienissimi di nemici che saltano fuori da tutte le parti ad altri più esplorativi in cui fare mambassa di oro e oggetti. Oltre al labirinto principale, quello che detta la "storia" raccontata dal gioco, ci sono innumerevoli (anzi: infiniti) labirinti che possono essere creati utilizzando delle pergamene che si possono acquistare ed utilizzare quando si vuole. In questi livelli ci si può quindi potenziare con loot ed accumulare esperienza finché se ne ha voglia. Inoltre, finito il gioco principale si apre al giocatore un secondo dunegon con piani infiniti e con mostri sempre più o meno allo stesso livello del nostro giocatore, dentro il quale si può continuare il massacro fino alla noia. Noia che naturalmente arriva dopo un po' di ore, ma certamente non si può dire che Torchlight non ci metta a disposizione molta carne sul fuoco per ore e ore di sano divertimento.


La grafica è molto carina ed abbastanza varia, capace ancora oggi di svolgere egregiamente il suo dovere, e persino il sonoro è pulito, con un buon parlato e mai stancante. Insomma tecnicamente ci siamo, e anche dal punto di vista artistico il gioco è ancora molto attuale, pur avendo già 11 anni sul groppone.
Che dire qundi? Nel complesso mi è piaciuto tantissimo, mi sono divertito per ore e ore, nella perenne caccia dell'oggetto figo che potenziasse il mio personaggio (questa della corsa al potenziamento è una meccanica che mi esalta sempre). Non posso che consigliarlo a tutti, anche perché gira su qualunque PC senza problemi.



sabato 9 maggio 2020

Another World



Another World - 1991 - Versione Amiga


Another World fu senza dubbio uno dei più grandi successi di quel periodo (videoludicamente parlando). Questo gioco ottenne un successo talmente grande, sia di critica che di pubblico, che fu successivamente convertito praticamente per ogni computer/console/telefonino esistente. Attualmente ne ho persino installata una versione sulla Playstation 4! La versione di cui parlo qui è però quella originale dell'Amiga, che è la prima che fu sviluppata e pubblicata. Alcune versioni posteriori sono un po' diverse, sia dal punto di vista tecnico (leggi: grafica e sonoro maggiormente curati), sia per l'aggiunta di alcuni livelli supplementari, cosa quest'ultima che ha corretto, almeno in parte, il più grande difetto di questo gioco: la scarsa durata!



L'esperienza di gioco dura veramente poco e infatti una persona che non ha mai affrontato Another World è comunque in grado di terminarlo tranquillamente nell'arco di un pomeriggio, mentre chi - come me - sa già cosa fare, al netto di qualche morte sempre possibile, porta a casa la pagnotta tranquillamente in una mezz'ora. Un po' poco a ben vedere, e il discorso vale tanto oggi quanto nel 1991.



Al di là di questo però Another World ha sicuramente grandi meriti. La sua fama è enorme e sotto certi aspetti anche ben meritata perché, prima di tutto, è innegabile che Another World esprima una grande personalità, una sorta di originalità che lo rende unico ancora oggi. Ad iniziare dalla grafica: è in due dimensioni ma è realizzata miscelando schermate fisse, disegnate a mano, con delle animazioni realizzate con grafica vettoriale piena calcolata in tempo reale. Per quanto poverissima di superfici e priva di qualsivoglia texture, e quindi presenta un aspetto generale molto elementare, il risultato è comunque notevole ed è capace di suscitare un certo effetto positivo anche oggi. 


Particolare anche il sonoro, che è formato quasi esclusivamente da rumori ed effetti vari. Tra l'altro in tutto il gioco, benché si tratti di un'avventura grafica, non c'è una riga di testo scritto e nessun personaggio pronuncia alcuna parola: anche questa caratteristica, secondo la quale Another World risulta essere un gioco completamente muto, dona un singolare tratto distintivo a tutta l'esperienza di gioco, e partecipa a creare un'atmosfera tanto magica quanto unica.



La trama è carina, per quanto minimale, e il finale viene lasciato completamente aperto. Questo aspetto, assieme alla già citata brevità del gioco, fa sembrare Another World solo la prima parte di un gioco ben più lungo, una specie di "demo" o introduzione ad un'avventura più ampia e completa. Ma il fatto che sia così breve e tronco forse non è totalmente un male, visto che questa avventura, per quanto affascinante e ben studiata, nelle sue modalità di progressione non è comunque così esaltante a mio parere, sia per i comandi non proprio reattivi, sia nel modo vero e proprio in cui si procede - un po' per tentativi - nel gioco.



Spesso sembra un po' di affrontare un laser game, in cui si assiste a scenette e si deve poi compiere delle azioni in una certa sequenza per evitare di essere uccisi. E purtroppo capita di dover rivedere e rivedere ancora queste scenette finché non si riesce a capire cosa fare, o non lo si fa nel tempismo giusto. Non è proprio come giocare a Dragon's Lair, ma la meccanica è simile.



Allora, cosa penso di Another World? Lo trovo bello e ben fatto, pur nei limiti delle sue meccaniche di gioco molto semplicistiche. Per il resto non credo che sia nulla di straordinario, pur riconoscendo il fascino che questo titolo è in grado, anche oggi, di trasmettere al giocatore. E' interessante da portare a termine, ma una volta visto il finale Another World diventa un gioco tranquillamente archiviabile anche perché non è certamente un titolo così divertente da rigiocare.


giovedì 7 maggio 2020

10264: il garage dell'angolo





Set 10264 - anno 2019 (2545 pezzi)


E' quasi impossibile parlare male degli ultimi set di questa famiglia Creator. Dal punto di vista estetico sono quasi tutti eccelsi, ricchi di dettagli e pieni di personalità. Anche in questo caso non si sfugge alla regola e pur se questa officina non raggiunge la bellezza estetica del caffè parigino o della banca, ha comunque una sua ben precisa identità che la distingue nettamente dai set fratelli. La cosa che maggiormente salta all'occhio è che il palazzo ha una forma quasi triangolare, situazione inedita, e che è presente una pompa di benzina, cosa che introduce per la prima volta in questa famiglia di set un pezzetto della strada, fino ad ora lasciata alla fantasia degli acquirenti. Fortunatamente vengono anche forniti due mezzi per popolare suddetta strada: il carro-attrezzi (che può essere anche alloggiato all'interno dell'officina) e una classica vespetta.


Sono stati introdotti anche tre meccanismi. Il primo è sul carro-attrezzi: una semplice rotellina per alzare o abbassare il gancio di traino. Il secondo è una leva che alza il ponte dell'officina, quello che serve per alzare le auto e lavorarci da sotto. Infine c'è anche una rotella per alzare la serranda dell'officina, una cosa che ho molto apprezzato e che manca in quasi tutti i set che hanno questo tipo di soluzione. Passando ad una veloce descrizione degli interni, al piano terreno c'è - come ovvio - l'officina dove si nota la presenza in particolare degli strumenti per cambiare le gomme (ma non c'è il magazzino... mah!); al primo piano c'è uno studio dentistico con anticamera, e al secondo piano abbiamo un monolocale con letto, angolo cucina, soggiorno con televisore e gabinetto. Una scala porta sul tetto, adibito a terrazza con ombrellone e sdraio! Come sempre, tutti i suppellettili, tutti i particolari, sono curatissimi e rendono la costruzione del palazzo (formato da classici strati sovrapponibili) molto divertente.
Il mio giudizio è quindi estremamente positivo, anche se questo set dal punto di vista estetico non è probabilmente così bello come ad esempio i due che ho citato ad inizio articolo. Resta comunque un ottimo acquisto, soprattutto per completare il quartiere.

Valutazione 8.5/10

Prezzo nuovo 190 euri



lunedì 4 maggio 2020

Populous 2



Populous 2 - 1991 - Versione Amiga


Del primo Populous, di quanto fosse innovativo per l'epoca ma di quanto fosse anche molto ripetitivo alla lunga, ne ho già parlato un annetto fa (qui). Per illustrati questo secondo episodio mi limito quindi solo a dirti di andarti prima di tutto a leggerti l'articolo precedente e poi a farti presente che siamo di fronte allo stesso identico gioco già visto due anni prima, certamente riveduto e perfezionato sia dal punto di vista tecnico che in tanti altri piccoli particolari, ma che rimane per l'appunto lo stesso identico gioco. 



Ora ti vado ad elencare le differenze:
- il motore grafico è leggermente più performante, e devo dire che ci voleva poco, visto quanto fosse lento e impacciato nel primo capitolo. Ora anche il puntatore mosso dal mouse è più preciso (ben lungi dall'essere perfetto), e tutto quello che c'è sullo schermo va meno a scatti.



- la grafica è un po' più pulita anche se di varietà ne resta sempre ben poca. Si vede anche qualche albero, ma per lo più siamo di fronte sempre a prati e rocce.
- il numero di interventi divini è quasi decuplicato, e questo è un bene, anche perché questi nuovi poterei vengono introdotti un po' per volta, partita dopo partita, e quindi serviranno diverse ore prima di vedere tutto quello che il gioco ha da offrire.



- la modalità conquista ha una qualche eco da gioco di ruolo, visto che si può dare un nome e un volto al proprio dio, ed è possibile potenziarlo assegnando dei punti esperienza alle varie famiglie di abilità. A ben vedere è poca cosa, ma riesce a conferire al gioco un senso di progressione che era quasi assente nel titolo precedente.


La presenza di un buon numero di interventi è sicuramente l'aspetto più importante, visto che permette di sviluppare qualche strategia variegata in un gioco che, altrimenti, si può descrivere come una semplice corsa al livellamento selvaggio del territorio, nella speranza di creare il maggior numero di abitazioni - e quindi di adepti - nel minor tempo possibile. Avere a disposizione calamità naturali un po' diverse dalle classiche quattro o cinque presenti nel primo titolo, fa guadagnare enormemente il divertimento.


A ben vedere però anche Populous 2 viene a noia dopo poche ore, perché comunque ogni partita non ha veramente nulla che la distingua dalla precedente. Si può quindi dire che il primo Populous fosse una versione "Alpha" di un gioco che ha raggiunto la sua completezza con questa seconda uscita, ma dal punto di vista ludico nel passaggio non è cambiato quasi di una virgola, ragion per cui concludo dicendo che a Populous 2 può essere divertente giocarci, anche oggi, per un una o due ore, ma non aspettarti niente di più.