Gauntlet - 1985 - Versione Arcade
Tra tutti gli arcade mangiasoldi che abbia mai provato, Gauntlet non ha rivali nel succhiarti moneta dopo moneta. Nemmeno Dragon's Lair era così fottutamente capace di farti scucire la grana come invece mi è capitato (ed è capitato quasi a tutti) di fare davanti a questo arcade. Chiaramente per un pidocchio taccagno genovese come me è stata una vera sofferenza rapportarmi con questo gioco, perché da una parte era un titolo davvero attraente (adesso ci arrivo), dall'altra ne usufruivo probabilmente nel modo sbagliato.
Andiamo con ordine. Nel 1985 un gioco con una grafica di questo tipo, pur non essendo in assoluto bellissima, era impressionante per la quantità di colori anche negli sfondi e, soprattutto, per l'insana quantità di nemici che si muovevano su schermo. La possibilità di usare quattro diversi personaggi, i bauli del tesoro sparsi qua e là per le segrete, la voce digitalizzata à la grillo parlante che faceva da dungeon master e che quindi ti spiegava le regole e ti ammoniva se stavi per morire, lo scrolling (scorrimento dello schermo) fluido nelle quattro direzioni e un gameplay tanto semplice quanto solido, erano tutte cose davvero irresistibili anche per un giocatore single player come me.
Sì, perché questo gioco andava giocato almeno da due persone contemporaneamente per essere davvero divertente e, soprattutto, fruibile per un tempo decente. Da soli, come ho sempre giocato io, Gauntlet è un gioco - almeno per i neofiti - di una difficoltà proibitiva. Una partita da zero mi durava, se ero fortunato, quattro minuti, e poi o morivo o inserivo moneta dopo moneta per ottenere altri punti vita. Ecco perché mi fumavo mille lire in pochi minuti solo continuando a inserire monete nel cassone!
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