sabato 5 ottobre 2024

40728: Fortnite Brite Bomber

 


Set 40728 - Anno 2024 (pezzi 120 circa, non li ho contati e sulla scatola non sono indicati)

Era un po' che non costruivo un set Brickheadz e devo dire che se non fosse stato per questo gentile omaggio inviatomi dalla Lego probabilmente non ne avrei mai più costruito uno: a mio parere questi set sono tutti uguali, sia nella loro composizione (e quindi nella costruzione), sia come risultato finale! Questo set tra l'altro non mi ha colpito in modo particolare, vuoi perché non gioco a Fortnite e quindi di questo personaggio non me ne importa nulla, vuoi anche perché non ha nulla di particolarmente innovativo. Gli occhiali viola sulla fronte, a mio parere, sono troppo grossi per essere assimilabili agli originali, così come la piccozza che Brite Bomber stringe in mano ha poco a che vedere con il martello da unicorno. Insomma questo set è abbastanza inutile e non troppo somigliante alla sua controparte "reale", ed è quindi solo consigliato a chi ama collezionare queste figure di Lego.

Prezzo nuovo: sui 14 euro

Voto finale: 5



giovedì 3 ottobre 2024

Salt and Sacrifice

 


Salt and Sacrifice - 2022 - Versione Playstation 5

Il primo gioco di questo sviluppatore, Salt and Sanctuary, mi era piaciuto un sacco, l'ho giocato e finito 2 volte di seguito tanto mi aveva affascinato per meccaniche, grafica e gameplay. Una rivisitazione 2d in pixel art della formula di Dark Souls di cui puoi trovare QUI la mia breve ma entusiastica recensione.


Dopo quattro anni eccomi alle prese con il suo seguito ufficiale, un gioco che quindi sulla carta dovrebbe essere il mio massimo. E invece sono tra quelli rimasti estremamente delusi. Tutto il bello di Salt and Sancturay ha lasciato il posto ad un gioco che è estremamente noioso, troppo vasto, poco focalizzato sullo sviluppo del personaggio e molto dispersivo anche nelle sue meccaniche base. Per non parlare del fatto che è anche abbastanza frustrante. Il senso di meraviglia e progresso che nel suo prequel si assaporavano schermata dopo schermata qui lasciano il posto all'ansia perenne di dover rifare tutto per via di nemici che ti mazzulano senza sosta, e verso i quali non ci sono strategie alla "souls", e per via di sezioni troppo ricche di piattaforme per essermi congeniali.



Mi sono trovato per ore a vagare qua e là cercando i boss da ammazzare, ma senza nessun senso di progressione o sviluppo... insomma mancano a mio parere la magia dell'ignoto, il senso di desolazione e solitudine tipico del prequel, l'esaltazione quando si passa finalmente un boss... tutte cose che mi avevano stregato e incatenato al video nel vecchio gioco. Peccato perché Salt and Scarifice non è un brutto gioco, la grafica è sempre molto bella, il combattimento è quasi identico a prima, e insomma la base è ottima. Ma tutto il gioco in se è troppo blando e frustrate, e mi ha portato ad abbandonarlo dopo una manciata di ore, cosa che non mi sarei mai aspettato di dover fare. In definitiva questo gioco per me è stata una vera delusione.




lunedì 30 settembre 2024

Karate Kid per Amiga

 


The Karate Kid part 2: the Computer Game - 1986 - Versione Amiga

Di questo gioco ricordo più che altro i due livelli di intermezzo, tra uno scontro e l'altro: quello in cui bisogna dare un colpo di karate a dei blocchi di ghiaccio, e quello con cui il maestro cattura una mosca con le bacchette cinesi. Ma non perché il resto del gioco non meritasse, ma semplicemente perché nel 1986 vedere i personaggi del film così ben riprodotti faceva certamente impressione.


Ho detto che il resto del gioco meritava comunque attenzione, ma riconosco che in realtà come tipologia di gioco il tutto mi interessava davvero poco. The Karate Kid era una sorta di Way of the Expolding Fist con molti più scenari, ovviamente bellissimi per l'epoca, e con le animazioni molto più fluide. Non proprio il massimo per giovane Barabba, che già all'epoca preferiva altri generi di gameplay. Infatti mi ricordo chiaramente che più che altro guardavo gli amici giocare.


Un campionario di mosse non così ampio, e una serie di nemici che poi era sempre lo stesso rendeva il gioco poco vario ed avvincete, benché non fosse un brutto titolo. Ricordati appunto che in quegli anni il genere dei picchiaduro non si discostava tanto da questo livello, e anzi su Amiga proprio non ce n'erano. Oggi Karate Kid part 2 resa un giochino che si lascia giocare per un po' ma non ha nulla di veramente notevole per cui valga la pena impegnarci più di una mezz'oretta, giusto il tempo di vedere tutti gli scenari.



sabato 28 settembre 2024

Rainbow Moon

 


Rainbow Moon - 2012 - Versione Playstation 4

Mentre sto scrivendo queste righe sono a circa 120 ore di gioco, in pieno "post game", una fase in cui si preme l'acceleratore sul powerlivelling e il grinding selvaggio, cioè esattamente una delle cose che amo nei videogiochi di ruolo. I miei personaggi stanno salendo di centinaia di livelli, e così stanno facendo anche i nemici e, soprattutto, i numeri che rappresentano le statistiche e i danni. Ma se anche Rainbow Moon fosse terminato quando c'è stata la canonica eliminazione del cattivo della storia (con il party bloccato da un level-cap di 80), non cambierebbe il mio giudizio su questo gioco.


Rainbow Moon è un gioco che mi ha davvero conquistato, ed al momento è potenzialmente candidato come mio gioco dell'anno, pur trattandosi di un titolo vecchio. E pur trattandosi di un titolo vecchio ti giuro che non l'avevo nemmeno mai sentito nominare, almeno fino a questo luglio quando, bazzicando tra le pagine del catalogo Playstation, la mia attenzione è stata catturata dal video promo in cui si vedeva un omino orrendamente animato camminare in un mondo fantasy con visuale isometrica, alla Diablo. Questa impostazione grafica mi ha riportato alla mente il vecchio Cadaver dei Bitmap Bross, un gioco che dalle immagini sulle riviste mi aveva fatto innamorare di lui, ma che poi alla prova dei fatti mi aveva un (bel po') deluso. Qui trovi la mia recensione.


Cadaver mi aveva deluso, Rainbow Moon invece no. Questo gioco è tutto quello che avrei sperato potesse essere il vecchio Cadaver, anche se a ben vedere non è lo stesso tipo di gioco. Se il vecchio titolo per Amiga era un action-adventure ricco di enigmi ambientali, con Rainbow Moon siamo di fronte ad un classico gioco di ruolo diviso tra una fase esplorativa e una di combattimento. Gli scontri si innescano se tocchi uno dei nemici che vagano per la mappa di gioco o se accetti uno degli scontri casuali che vengono proposti a certi intervalli di tempo. In ogni caso le battaglie sono di conseguenza quasi sempre evitabili. D'altra parte però le battaglie sono anche assolutamente fondamentali per sviluppare il party e infatti la maggior parte del tempo di gioco sarà impegnato sul campo di battaglia.


Le battaglie sono in pieno stile Disgaea, benché molta della "tattica" tipica della serie pubblicata da Nippon Ichi se ne va a farsi benedire perché qui non ci sono le combo tra i personaggi, le abilità non sono tantissime e tutto l'impianto è parecchio semplificato. Ma l'impostazione è quella, e anche il divertimento. Le prime battaglie sono molto veloci ma poi diventano sempre più lunghe in quanto sono impegnative (adesso ci arrivo...) e spesso sono anche strapiene di nemici da affrontare. Per fortuna ad un certo punto gli attacchi speciali possono essere accelerati altrimenti passeresti ore a guardare sempre le stesse animazioni. Se le battaglie sono spesso ostiche, per fortuna il gioco è letteralmente disseminato di "punti di ripristino" dove vendere i loot, potenziare l'equipaggiamento, migliorare le proprie statistiche e recuperare punti vita e abilità


Una delle cose davvero eclatanti di questo gioco sta nella perfetta calibrazione della difficoltà: è praticamente impossibile rompere il gioco facendo diventare il nostro party troppo potente, anzi si è sempre in bilico tra la disfatta e la vittoria, per cui c'è sempre un'enorme soddisfazione ogni volta che si supera un ostacolo o si porta a termine una missione. Altra cosa notevole è la vastità della mappa di gioco, che si svelerà poco alla volta e che è ricca di dungeon anch'essi enormi e pieni di zone non immediatamente accessibili che racchiudono tesori e segreti. Un singolo dungeon può portarti via ore di gioco!


Passando all'aspetto tecnico trovo la grafica più che piacevole, al netto di alcune animazioni un po' troppo quadrate. La colonna sonora invece è meravigliosa, una delle più belle che abbia sentito negli ultimi anni. Insomma l'aspetto artistico è ottimo, soprattutto se ti piace la grafica bitmap e quell'aspetto un po' retrò che traspare da ogni immagine di questo gioco. Dal punto di vista del design il gioco è eccellente e questa cosa del post-game, di cui ho accennato all'inizio, è la ciliegina sulla torta. Insomma Rainbow Moon, se non si fosse capito, mi è piaciuto come poche cose quest'anno e se pensi che ti possa interessare il genere, te lo consiglio vivamente.



giovedì 26 settembre 2024

1943: the Battle of Midway

 



1943: the Battle of Midway -  1987 - Versione Arcade

Un paio d'anni fa avevo scritto un breve articolo su 1942, un gioco arcade con il quale mi ero intrattenuto durante le sere d'estate di tanti anni fa. In questi giorni però ho avuto la possibilità di giocare a fondo al suo seguito, quel 1943 che in realtà non mi aveva mia particolarmente attirato, probabilmente perché riprendeva in modo anche fin troppo fedele il suo predecessore.



In realtà questo seguito, come è lecito aspettarsi, è un grosso miglioramento rispetto a 1942, e va un po' a coprire tutte le sue mancanze più evidenti, quali la mancanza di "boss" di fine livello, che qui sono presenti nella forma di navi o aerei, e nello sviluppo dei power-up, che qui sono decisamente migliori e hanno una meccanica un po' originale.



Il nostro biplano ha solo una vita, ma è dotato di una barra di energia che si consuma, piuttosto velocemente, ad ogni contatto. Quando l'energia termina l'aereo esplode. I power-up lasciati dai nemici possono essere raccolti come tali (quindi amplificando la potenza di fuoco) oppure essere tramutati in energia di riserva, che va a riempire un pochino la barra della vita. C'è insomma una gestione un minimo strategica delle risorse.


Tutto questo però è abbastanza vanificato dal livello di difficoltà, che è un gradino o due più alto del suo predecessore. In alcuni frangenti questo gioco rasenta il bullet hell, e benché la giocabilità sia altissima, è davvero impossibile evitare contatti. Sicuramente un giocatore scafato ed esperto non sarà d'accordo, ma per il sottoscritto la difficoltà è davvero esagerata. 



Per il resto 1943 è un rappresentante perfetto della sua epoca: colori vivaci, grafica bitmap fluida e definita, musiche FM interessanti, nessun tempo morto, nessun tentennamento, insomma un arcade da manuale. Merita di essere giocato nel 2024? Difficile dirlo, ma la poca varietà e la già citata difficoltà mi spingono a suggerirti di restare lontano.



mercoledì 25 settembre 2024

Robot Tank

 


Robot Tank - 1983 - Versione Atari 2600

Robot Tank nasce come la risposta Activision al celeberrimo Battlezone della Atari. Dal canto suo il titolo Atari poteva contare sul fascino straordinario dell'arcade di cui era la versione casalinga, un arcade che ti ricordo poteva contare su un display a grafica vettoriale incastonato in un cabinato che riproponeva, nelle fattezze e nei comandi, l'abitacolo di un carro armato. La versione per VCS di Battlezone rappresentava sullo schermo il muso del nostro mezzo corazzato, dando un'impronta molto originale e persino "pesante" al gameplay.



Robot Tank invece non ha nulla di tutto questo, eppure - secondo il sottoscritto - è un gioco di gran lunga migliore! Gli aspetti migliori sono nel gameplay: i colpi nemici possono essere neutralizzati e anche schivati (in Battlezone se ti sparavano addosso eri morto), e anche se ti prendono non è detto che ti distruggano al primo colpo. In molti casi, un colpo preso di striscio, va a danneggiare soltanto uno o più dei quattro aspetti del nostro carro armato: il radar (che, se funzionante, ci indica dove sia rispetto a noi il carro nemico), la telecamera (che ci regalerà momenti di cecità quando danneggiata), i cingoli (che ci renderanno praticamente immobili) e lo sterzo (che renderà molto lento ogni cambio di direzione). Con uno o più di questi sistemi danneggiati il gioco diventa molto più difficile ma qualcosa è ancora possibile fare, prima di essere distrutti definitivamente.


Uno degli aspetti però più interessanti è anche il fatto che la visibilità, e anche la manovrabilità del tank, cambiano durante la partita. Infatti il giorno si succede alla notte, e le condizioni meteo variano, dal sole alla pioggia, e persino la neve che ci fa slittare! La ciliegina sulla torta è la fase di nebbia, però. Io non so quale turba mentale mi spinga così tanto ad amare l'effetto nebbia nei videogiochi, ma per me questa cosa è davvero magica. Esattamente come accadeva in Lotus 2 per Amiga, anche questo Robot Tank, con un semplice effetto grigio che fa sfumare gli oggetti lontani, ricrea questa illusione di essere immersi nella nebbia in modo talmente efficace da farmi sentire l'umidità entrare nelle ossa.



Tirando le somme Robot Tank è uno dei giochi più belli, anche dal punto di vista tecnico, mai prodotti per Atari 2600. Pur essendo un titolo arcade molto basic, ha comunque una struttura e delle meccaniche che gli donano una profondità quasi attuale, che rende ogni partita estremamente divertente e piacevole da giocare. Secondo me va assolutamente provato e gustato!



domenica 22 settembre 2024

Alien (Commodore 64)

 


Alien - 1984 - Versione Commodore 64

Esistono più giochi dedicati alla saga di Alien pubblicati sul nostro amato Commodore 64, ma questo del 1984 rimane tra i più iconici, benché sia probabilmente tra i peggiori. Personalmente l'ho sempre trovato molto affascinante perché, agli occhi di un videogiocatore che veniva dalle sole esperienze arcade (al bar ma anche a casa con l'Atari VCS), questo Alien aveva un look molto innovativo, gestionale, elaborato e, in una parola, "profondo". Una schermata di questo Alien sembrava uscire da un computer professionale, di quelli che usavano negli uffici per elaborare i dati, e quindi questo gioco - pur nella sua povera veste grafica - aveva un non so che di futuristico.


Tieni conto anche che il gioco si basava su un film che mi aveva impressionato al punto che ancora oggi resta probabilmente il mio film preferito, e capirai perché mi ci ero incapponito - inutilmente - per tante ore! Tra l'altro non avevo ovviamente le istruzioni, per cui molte cose, anche nella gestione dell'interfaccia, le ho capite solo giocando e sbattendoci il muso. In ogni caso il gioco, come detto, ha una grafica davvero povera e anche la musica non è tra le migliori che ricordiamo prodotte dal Biscottone. Ma quel che peggio è che la gestione dell'equipaggio, che è poi il fulcro dell'esperienza, sembra un po' troppo casuale, nel senso che i vari membri fanno un po' quel che vogliono, non obbediscono sempre, soprattutto quello tra loro che è un androide, e all'inizio non sai quale è, e che ti è particolarmente ostile e non vuole che uccidi l'alieno. Insomma riuscire a far fuori lo xenomorfo e salvare l'equipaggio (anche solo un paio di loro, figuriamoci tutti e sette, e non dimentichiamoci il gatto...) è davvero ostico essendo il risultato di troppi eventi sul quale non hai il controllo dovuto e che devono concatenarsi in modo favorevole.


Per concludere: grafica e sonoro sottotono (anche se per l'epoca, lo ripeto, era tutto molto affascinante e di atmosfera), difficoltà molto alta, interfaccia a menù non comodissima e una certa ripetitività che andava a smorzare l'entusiasmo (soprattutto alle trentesima volta che lo ricominciavi sperando in maggior fortuna) non fanno di questo gioco un titolo che è sopravvissuto bene ai suoi quarant'anni e che quindi ti consiglierei di provare. Tuttavia resta un esperimento molto interessante e, per quanto può valere, ancora oggi a vederlo mi trasmette una grandissima atmosfera.



venerdì 20 settembre 2024

Alien (Atari Vcs)

 


Alien - 1982 - Versione Atari 2600

Sapevi che c'era un gioco per Atari Vcs brandizzato ufficialmente Alien? E che pur essendo un clonazzo di Pac Man era pure fatto bene, roba che in confronto il Pac Man ufficiale era una mezza ciofecha? Certamente parliamo dell'Atari 2600, per cui non ci si può aspettare meraviglie dal punto di vista tecnico, ma per lo meno questo gioco non presenta sfarfallamenti né rallentamenti, è possibile persino rallentare i "fantasmini" (in questo caso, gli alieni) con un lanciafiamme e per finire tra un livello e l'altro c'è una schermata bonus in stile Frogger, che però è difficilissima perché ci si può muovere solo verso l'alto o verso il basso e si hanno pochi secondi per attraversare lo schermo.
Il gioco è veloce e divertente, e sebbene gli alieni sembrino solo delle bocche e poco abbiano a che vedere con quelli del film, sono lo stesso inquietanti e nel 1982, nel complesso, questo gioco non era affatto male. Oggi invece Alien è solo un discreto clone di un vecchio gioco.



mercoledì 18 settembre 2024

Astro's Playroom

 


Astro's Playroom - 2020 - Versione Playstation 5

Sarà che questo Astro's Playroom è fondamentalmente un gioco platform (quindi facente parte di un genere che non mi piace particolarmente), sarà che lo avevo inquadrato come una semplice demo per illustrare le potenzialità dal Dual Sense, io questo gioco non l'avevo quasi considerato. Ci avrò giocato una mezzora appena installata la Ps5, per poi dedicarmi subito ad altro (Demon's Soul, ad esempio). Dopodiché l'avevo dimenticato.


Vista la recente uscita del gioco dedicato ad Astro Bot mi è tornato in mente che ho ancora Playroom installato e ho quindi pensato di riprenderlo in mano e di dedicargli quelle 4 o 5 ore necessarie per portarlo a termine, senza platinare ma raccogliendo almeno tutti i collezionabili. E devo dire che mi sono divertito. 


Astro's Playroom è un platform ma è congeniato in modo di piacere anche a chi, come per l'appunto il sottoscritto, non ama questo genere di giochi. La tanta varietà, l'umorismo e il continuo fan-service, assieme ad una difficoltà all'acqua di rose, senza morti permanenti, con tanti check point e con pochissime piattaforme che se le manchi devi rifarti un'ora di strada, fanno sì che anche cose per me normalmente poco sopportabili valessero la pena di essere affrontate. 


Tecnicamente è molto bello, con una grafica veloce, leggibile e definita, tante belle musiche (ci sono anche delle canzoni i cui testi sono celati in punti segreti), e soprattutto non dimentichiamoci dell'uso magistrale del Dual Sense, visto che Astro's Playroom è praticamente l'unico gioco a sfruttare il controller nel modo che merita!


In definitiva Astro's Playroom è un gioco che, anche grazie alla sua brevità, è stato un piacere affrontare e pur se non lo considero un'esperienza memorabile mi ha regalato comunque momenti di una freschezza inaspettata. Vale quindi assolutamente la pena di essere giocato.




domenica 15 settembre 2024

Golden Axe (Megadrive)


Golden Axe - 1989 - Versione Megadrive


Come sempre mi piace premettere che i picchiaduro a scorrimento, così come i platform, sono il genere di giochi che meno apprezzo. Nel senso che capisco il valore di questi giochi, mi piace la pixel art che li rappresenta e riconosco che siano giochi, soprattutto se usufruiti in cooperazione, divertentissimi. Ma semplicemente non fanno per me. Elder Barabba non si è mai davvero divertito a saccagnare ondate di nemici che ci affrontano alla spicciolata in percorsi fissi, utilizzando una (spesso misera) varietà di attacchi, senza alcuno sviluppo effettivo del personaggio. Ne ho giocati tanti, e nessuno mi è mai entrato nel cuore, per cui riconosco che il limite sia mio.



Golden Axe però ha dei meriti ulteriori che già all'epoca (parliamo del 1989, un periodo in cui le sale giochi erano ancora splendide realtà) attirarono la mia attenzione e come tale questo arcade assorbì una manciata di miei gettoni. La caratteristica che più mi colpì? Si poteva giocare con una guerriera donna!



La versione per Megadrive, che se non erro uscì quasi in contemporanea a quella arcade, conserva ovviamente questa caratteristica, così come ricalca alla perfezione l'audio, con le stesse musiche in FM e gli stessi suoni campionati (male). La grafica è estremamente simile alla controparte da sala giochi, sebbene si noti una palette meno ricca e delle animazioni leggermente meno fluide, ma quello che conta è che di tutti gli elementi dell'originale in questa versione casalinga non ne manche nemmeno uno. Non mi meraviglia quindi che per gli amanti del genere questo Golden Axe rappresentasse una vera e propria killer application nell'acquisto della console Sega. 



Personalmente trovo Golden Axe un gioco interessante per motivi storici, ma che oggi dimostra tutti i suoi 35 anni. Questa tipologia di giochi si è talmente evoluta negli anni successivi da far sembrare il primo Golden Axe un giochino da poco conto, cosa che ovviamente non è ma che mi spinge a non consigliarti di provarlo.



giovedì 12 settembre 2024

Legendary Wings



Legendary Wings - 1986 - Versione Arcade

Legendary Wings è il classico gioco Capcom e come tale è caratterizzato da una difficoltà a dir poco assurda. Grafica, sonoro e cattiveria ricordano altri titoli di questa gloriosa casa giapponese (in particolare, Ghosts'n Goblins da cui riprendere ad esempio i caratteri di testo), e tutto questo è sia un bene che un male. Con in più la differenza che questo gioco mischia elementi di versi senza però eccellere veramente in nulla.



Le fasi spara spara con scrolling verticali sono carine, ma non hanno nulla di notevole, con nemici per lo più piccoli, e poco variegati. Gli sfondi sono abbastanza piatti anche se evocativi... per essere un gioco dell'86 si era già visto di meglio. Invece le fasi chiamiamole "platform" 2d invece sono lente e monotone. Per fortuna non sono mai troppo lunghe ma il confronto con il già citato GnG è impietoso. Per non parlare di quanto sia difficile evitare i colpi dei nemici, soprattutto se ci arrivi senza potenziamenti o se hai la sfiga di morire, cosa che ti toglie anche i potenziamenti.


Coi potenziamenti si riesce a progredire, ma appunto basta perdere una vita per ritrovarsi in brache di tela: persino con "continue" infiniti è stato davvero lungo e tedioso arrivare in fondo! Ed è un peccato perché il gioco ha un suo stile che si fa apprezzare, tanti livelli con grafiche differenti e insomma per arrivare in fondo ci vuole almeno un'ora e mezza di gioco.



In conclusione non posso dire che Legendary Wings sia un gioco ben riuscito. Sicuramente può appassionare, ma i diversi stili di gameplay e una realizzazione non esaltante (belle le musiche, però!) non lo portano nell'olimpo degli arcade anni '80. Da provare solo se ti piacciono le sfide impossibili!