sabato 29 giugno 2024
The Awakened Fate: Ultimatum
giovedì 27 giugno 2024
Exiled Kingdoms
Exiled Kingdoms - 2015? - versione Android
Exiled Kingdoms è fondamentalmente un gioco alla Diablo ma molto meno action, con grafica scadente e in generale è un prodotto poco rifinito, sia per l'aspetto tecnico che per il gameplay. Come ben spiegato nella recensione dell'amico Il Più Antico (metterò il link alla sua bellissima recensione in fondo all'articolo) praticamente siamo di fronte ad un gioco creato da una persona sola, per cui Exiled Kingdoms ha comunque del miracoloso, anche perché giocarlo non è affatto male.
Sono rimasto appeso alla tentazione di sborsare i 5 euro scarsi che costa la versione completa per molto tempo, perché il gameplay è interessante, le missioni sono varie e soprattutto l'esplorazione intriga non poco. Ma d'altra parte la bruttezza delle animazioni e la ripetitività degli scenari, e mettiamoci anche il fatto che è un gioco che richiede moltissime ore per essere completato, mi hanno frenato fino ad oggi. Se avessi un mese di ferie da passare sotto l'ombrellone probabilmente farei il grande passo, ma ora con tutto il backlog che ho, una vocina mi dice di lasciare perdere e dedicarmi ad altro.
Ecco quindi che sto a consigliarti di provarlo: esiste una versione demo con una frazione di tutti i contenuti che puoi effettivamente trovare nel gioco totale, e che ha un tetto al livellamento fissato all'ottavo. Tuttavia provalo, se il gioco ti dovesse prendere probabilmente avrai trovato un prodotto che per pochi spicci ti terrà occupato per una stagione intera, altrimenti non farai altro che, come me, passere avanti. Detto questo ti consiglio di leggere VERA recensione del gioco a questo indirizzo:
https://unaconsolepercapello.blogspot.com/2024/02/il-re-ha-parlato-exiled-kingdoms-android.html?
Ma stai attento che dopo averlo letto ti verrà proprio voglia di giocarlo. Ringrazio quindi Il Più Antico e attendo i vostri pareri a riguardo.
mercoledì 26 giugno 2024
Star Trek: Invasion
Star Trek: Invasion - 2000 - Versione Playstation 1
Alla fine degli anni 90, con la prima Playstation mi sembrava di essere tornato ai bei vecchi tempi del Commodore 64, quando bene o male era possibile giocare a qualunque gioco mi venisse in mente, semplicemente perché... avevo il masterizzatore! Ok, non aggiungo altro, ma quello fu un terribile bellissimo periodo di libertà videoludica, dove potevo investire un cd vergine anche per giochi che magari non avrei mai caricato più di un paio di volte. Non è stato però questo il caso del poco conosciuto Star Trek: Invasion, un gioco d'azione spaziale chiaramente ispirato al più noto Colony Wars (che è degli stessi sviluppatori), e che mi trovai a caricare ben più che un paio di volte!
Trattandosi di un gioco basto sull'omonima serie tv, ti invito però a mettere da parte eventuali preconcetti e continuare a leggere quanto segue. “Star Trek: invasion” parte dall’universo a cui si ispira per inventare una storia in perfetto stile “televisivo” nella quale i personaggi della serie (tratti dalla “Next Generation”, quindi scordati pure del Sig.Spock) e le razze che si contendono il dominio del quadrante (tra cui si possono annoverare Umani, Romulani e i mitici Borg, ma anche una nuova e temibile razza aliena) sono solamente un pretesto per creare un filo conduttore tra le diverse missioni alle quali, come piloti della Federazione, saremo assegnati per risolvere situazioni spinose. L’azione di gioco in realtà risulta per lo più estranea dall’universo a cui si ispira, perché se è vero che sono moltissimi gli elementi tipici del mondo di Star Trek che si potranno incontrare – ad iniziare dai tipi di armi e di astronavi nemiche – è anche vero che un gioco come questo, in cui si è alla guida di un piccolo caccia stellare, non può che lasciare perplessi i cultori della serie. Infatti in tutta la storia di Star Trek, diversamente da quanto è di norma nella saga di Guerre Stellari, le battaglie spaziali ricordano molto più da vicino le classiche battaglie navali, dove vascelli di grosse dimensioni cercano di evitare il fuoco nemico con manovre evasive, cercando nel contempo di raggiungere posizioni vantaggiose per aprire il fuoco.
Al contrario i “caccia stellari”, così come sono presentati in “Star Trek: invasion”, praticamente non si sono mai visti nella serie, se non in rarissime occasioni (come ad esempio in una celebre scena del film “L’insurrezione”). Tutto ciò non toglie che l’atmosfera generale del gioco risulti al 100% startrekiana, a partire dalla classica interfaccia stile “Federazione dei Pianeti Uniti”, passando per le voci originali degli interpreti della serie televisiva (tra cui Picard e Worf, ma non manca neppure la voce del comandante Janaway!), fino ad arrivare alle numerose citazioni tratte dalla famigerata “fanta-fisica” di Star Trek, croce e delizia di tutti gli appassionati.
Per quanto possa essere inconsueto salire su un caccia della Federazione, il feeling con la serie rimane quindi invariato: phaser, siluri fotonici e raggi traenti sono in perfetta forma e pronti per essere utilizzati contro qualunque dannato vascello dei Romulani (che spesso si occultano, quei vigliacchi) o contro gli immensi ed apparentemente indistruttibili cubi Borg. A rendere tutto più meno semplice si aggiungono una quantità industriale di detriti vaganti e di asteroidi che faranno di tutto per impattarvi contro e ridurre l’efficienza dei vostri scudi, mentre siete già impegnati ad evitare il fuoco incrociato di un nemico perpetuamente in superiorità numerica. Le missioni da affrontare, dalla semplice battaglia ai classici assegnamenti come scorta, passando per pattugliamenti, rifornimenti ecc., sono numerosissime e ricche di sotto-obbiettivi (alcuni dei quali segreti). Ognuna va affrontata studiando la migliore strategia e tipologia di arma da utilizzare, ma nella maggior parte dei casi la chiave del successo della missione risiede nella sola capacità di sparare a più non posso e di colpire il nemico: “Star Trek: inviasion” è quindi essenzialmente azione pura!
Riuscire ad avere successo è il più delle volte veramente un’impresa, considerata la quantità di vascelli presenti nelle aree di gioco, tutti ben decisi a spararvi contro fino ad abbattervi. Nel contempo la nostra nave risulta piuttosto ostica da manovrare anche se il sistema di controllo può a molti risultare familiare, essendo esattamente lo stesso visto in Colony Wars, serie da cui questo “Star Trek: invasion” eredita quasi tutto, compresa l’impressionante (per i canoni Playstation 1) realizzazione tecnica e la grafica in alta risoluzione. Se quindi si riescono a superare le difficoltà iniziali nel prendere confidenza col caccia (che possiede tra l’altro un sofisticato sistema di aggancio al bersaglio che rende a volte più semplice l’abbattimento del nemico), magari aiutandosi con le missioni di allenamento o giocando contro un amico nell’arena del multiplayer (con schermo suddiviso), non potrai non restare affascinato dalla travolgente azione e dalla bellezza dello spazio circostante, ricco di “presenze” (ostili, neutre o alleate) e di scenari da sogno, come stelle abbaglianti ed enormi pianeti con gli anelli. La fluidità di gioco resta sempre eccellente, anche nelle situazioni più concitate, e grazie ad una colonna sonora di prim’ordine le battaglie risultano piuttosto coinvolgenti: combattendo contro un cubo dei Borg ti troverai davvero a scaricare tutto il tuo odio contro questa razza di mostri che, non curanti della tua aggressività, persisteranno ad invitarti a non opporre resistenza e a lasciarti assimilare!
In definitiva Star Trek: Invasion non è invecchiato così male, grazie all'alta risoluzione e all'eccellente fluidità della grafica. E dal momento che giochi di questo genere, tutto sommato, negli ultimi 20 anni se ne sono visti pochini, resta il consiglio di provarlo e se sei un'amante di Star Trek questo diventa un obbligo! Per tutti gli altri risulta comunque un’ottima produzione da provare.
martedì 25 giugno 2024
DISCOGRAFIA JOVANOTTI prima parte (divagazione)
DISCOGRAFIA JOVANOTTI
Chi è della mia generazione non può aver dimenticato che Jovanotti faceva il testimonial per la Nintendo. Era una pubblicità che per l'epoca - fine anni 80 - poteva essere simpatica (soprattutto se avevi 12 anni), ma che già un diciassette/diciottenne come potevo essere io provava un certo imbarazzo guardandola. Tuttavia il Jova era carino, ci rallegrava ed era innocuo, per cui a me ispirava simpatia. Poi qualcosa è cambiato, ma questo lo vedremo in questo meraviglioso articolo (diviso in parti) in cui ti racconterò l'intera discografia del Lorenzo nazionale. Prima di fuggire disgustato però dammi l'onore al merito di essermi puppato in pochi giorni 15 cd interi tutti di fila di questo cantante/rapper, non so in quanti ce l'avrebbero fatta. Ma dovevo farlo perché sono stufo di dire che NON mi piace Jovanotti senza aver davvero ascoltato tutta la sua discografia. Per cui bando alle ciance e facciamo partire il primo LP.
- FOR PRESIDENT (1988)
Primo album, era il periodo da Dj esaltato che emetteva i primi vagiti nella musica house, quella di Pump Up The Volume e dei campionamenti funky di James Brown. Il disco mio parere è un vero disastro visto che l'unico brano con la dignità di essere chiamato canzone è Gimmi Five (il che è tutto dire, ma io comunque ho il 45 giri a casa!), mentre per il resto abbiamo solo urla, risate, versacci, tanti suoni campionati messi alla cazzo e, insomma, quanto si sente può andare bene per una festa in discoteca, dove con un semplice Akai 900 registravi i suoni e ci rappavi sopra, ma compare un disco per sentire sta roba è veramente da folli. Purtroppo la pochezza musicale e il sound tardi anni '80, un po' Beasty Boy, un house, un po' Africa Bambaata, hanno fatto invecchiare For President malissimo, un disco che oggi non lo si può non definire oggettivamente orrendo.
- LA MIA MOTO (1989)
Si cambia musica e sound. A parte qualche rimando al sound precedente nella fase finale del disco, La Mia Moto suona come un disco rock di quelli batteria/basso/chitarra elettrica, una via di mezzo tra i Queen degli anni 70 e la musica di Vasco Rossi, ma senza la classe e la ricercatezza sonora di nessuno dei due. In ogni caso questo disco ha una sua dignità, ha i suoi momenti, ha un sound ancora ascoltabile e godibile. Se fino a qualche anno fa davo la colpa a Max Pezzali e ai suoi 883 per aver distrutto la lingua italiana nelle canzoni pop, mi devo ricredere: è stato Jovanotti con questo LP a compiere il delitto, proponendo testi che sembrano scritti da quindicenni un po' stupidi in preda a crisi ormonali. Al netto di tutto però è un disco che ha una sua personalità, per cui non è da buttare e l'ascolto è gradevole.
- GIOVANI JOVANOTTI (1990)
Altra inversione a U per il buon Jovanotti che questa volta ci propone un album completamente differente da quanto fatto fino ad allora. Prima di tutto i testi: sono dei veri testi di canzoni, niente urletti scemi da DJ sotto anfetamine, niente cazzate per adolescenti. Da questo punto di vista nulla da dire quindi, il divario tra questo disco e i precedenti è enorme ed è assolutamente apprezzabile. L'aspetto musicale invece mi ha sorpreso, in quanto non mi ricordavo quanto questo disco avesse un sound elaborato ma dalle timbriche retrò, anche per il 1990. Ben inteso, questa è musica vera, suonata da fior di professionisti che sanno il fatto loro, e non c'è quasi da nessuna parte l'uso di campionatori, batterie elettroniche e sintetizzatori. Ma è proprio questa mancanza che depotenzia parecchio il sound di un disco che, a mio parere, voleva un po' copiare lo stile dello Zucchero di Oro Incenso e Birra ma che manca quasi completamente il bersaglio. La presenza annoiante di percussioni molto elaborate, ottoni squillanti e soprattutto di un organo Hammond che aveva veramente già rotto i coglioni 10 anni prima, fanno del lato musicale di questo disco un piatto colorato, ricco e elaborato ma che non conquista, sia per via di un retrogusto antico ed eccessivamente barocco, ma anche per la pochezza della scrittura musicale delle vaie canzoni, che mancano di quelle progressioni armoniche un po' elaborate necessarie per supportare questo tipo di arrangiamento. In due parole, il sound di questo disco non mi è piaciuto affatto, e pur riconoscendo il valore dei musicisti che ci hanno lavorato lo trovo completamente fuori luogo. Unica eccezione "Ciao Mamma" che invece ha una bella armonia e ricchezza timbrica. Evitiamo invece commenti su come canta il Jovanotti.
- UNA TRIBU' CHE BALLA (1991)
Nel quarto album di Jovanotti, forse accortasi della sua pochezza nel canto, torna prepotentemente al rap, dedicandosi quasi esclusivamente il rap festaiolo, quello leggero per temi trattati e quindi ricco di risate e altri versi idioti. Musicalmente il disco è molto più anni '90, e anche se conserva una certa coerenza timbrica con Giovani Jovanotti (insomma si direbbe che la produzione sia la stessa), ma il fatto che si molli un po' il cantautorato per tornare al rap, al funky e al breakbeet ha giocoforza portato a una maggior presenza di campionatori e sequenze varie che rendono Una Tribù che Balla molto più moderno e centrato sul suo tempo. Probabilmente questo disco non ha molto da dire e non credo sia ricordato come il migliore di Jova, ma ci sono due considerazioni da fare. La prima è che c'è già qualche tentativo di veicolare messaggi più profondi del semplice "facciamo casino". E' un bene? E' un male? Dipende, ma passare dalla denuncia alla propaganda il passo è breve. Vedremo come proseguirà nei prossimi dischi. La seconda cosa da dire invece riguarda il brano "Quando sarai lontana" che secondo me è proprio bello e malinconico, malgrado Jovanotti canti sempre come un cane. Ho sempre amato questo brano e credo che sia uno dei punti più alti raggiunti dal nostro rapper/cantante.
- LORENZO 1992
Lorenzo continua con una certa coerenza sonora ma presenta un disco quasi esclusivamente rap, ed ha davvero una sound e una serie di brani che rendono questo disco oggettivamente travolgente. Purtroppo inizia anche a fare una serie di minestroni alla Celentano (la cui impronta è ben percepibile) in cui predicozzi populisti, anticasta, buonisti, ambientalisti, anticlericali e addirittura antiabortisti, tutti assolutamente non richiesti e parecchio ingenui, iniziano a fare capolino in testi comunque dosati e formulati bene (se li confronti con i testi dei trappetari di oggi, Jovanotti sembra il Leopardi). In definitiva un disco un po’ invecchiato nei temi, ma ancora molto piacevole da ascoltare.
- LORENZO 1994
Questo sesto album prosegue nella più completa continuità, con il buon Lorenzo che sembra però prendersi un po’ più sul serio rispetto a prima. Questo si riflette in una minore spontaneità e con testi ormai indirizzati verso il predicozzo in maniera non più tanto misurata, anzi il nostro si schiera apertamente. Secondo me si nota anche poca coesione tra un brano e l'altro, come se questo (lunghissimo) disco fosse più una raccolta di pensieri e idee nate in momenti diversi, raccolte, musicate e sequenziate un po’ alla rinfusa. Ottima la produzione musicale, e non mancano momenti alti (“Piove”, e la commovente “Io ti Cercherò”) e altri un po’ imbarazzanti (come quando canta “affacciati alla finestra bella mia, ooh yeah all right…”), ma in generale il disco precedente è a mio parere migliore, e so bene che la maggior parte della gente la pensa esattamente all'opposto.
[continua...]
sabato 22 giugno 2024
Fishdom
Fishdom - 2008 - Versione Nintendo Ds
giovedì 20 giugno 2024
South Park - Il bastone della Verità
South Park - Il bastone della Verità - 2014 - Versione Xbox360 e Playstation 4
martedì 18 giugno 2024
Loop Hero
Loop Hero - 2021 - Versione Android
venerdì 14 giugno 2024
The Hitchhiker's Guide to the Galaxy
The Hitchhiker's Guide to the Galaxy - 1984 - Versione on line
(raggiungibile qui)
Da quando ho scoperto questa avventura testuale (parliamo del 1988, con l'Amiga) il libro "La Guida Galattica per Austostoppisti" è diventato uno dei miei preferiti. Infatti dopo tante ore di morti costanti (quest'avventura è davvero cattiva e difficile) all'epoca pensai bene di procurarmi il libro per capire bene cosa fare e come andare avanti e... fu amore! L'umorismo demenziale del buon Douglas Adams mi conquistò al punto che poi mi lessi anche gli altri libri della serie. E per quanto riguarda l'avventura testuale: un videogioco tratto da un libro, scritti entrambi dallo stesso autore! Una cosa pazzesca, più unica che rara. Come non lo si poteva amare?
Anche dopo la lettura il gioco rimase di una difficoltà proibitiva, ma fu comunque divertente per quel poco che riuscii ad avanzare (circa metà), in quanto nel gioco furono introdotti molti particolari in più, battute e anche qualche piccola differenza nella trama, il tutto ovviamente per rendere il gioco più interessante. Secondo me vale quindi la pena di provarlo, anche se la difficoltà, lo ribadisco è eccessiva. Si muore facilmente e soprattutto si può rimanere bloccati in ogni momento, se si dimentica di raccogliere qualche oggetto prima che diventi impossibile farlo... insomma l'opposto da quello che ci aspetteremmo oggi.
In ogni caso è possibile giocare alla versione del 2015 raggiungibile al link indicato sopra, che aggiunge un'interfaccia simpatica e tante illustrazioni che rendono la lettura anche più bella da godere, mentre la versione originale aveva solo del puro e semplice testo. Secondo me resta quindi un gioco assolutamente da provare, ma sia la lingua inglese che la sua difficoltà intrinseca rendono The Hitchhiker's Guide to the Galaxy un titolo davvero ostico da risolvere. Peccato.
giovedì 13 giugno 2024
ISOS: A Tale of Equilibrium