sabato 14 marzo 2020

Pitfall al bar!



Pitfall II - 1985 - Versione Arcade



La versione arcade di Pitfall II la ricordo al solito bar vicino al liceo, quando prese il posto niente popo' di meno che di Ghost'n'Goblins, col pieno disappunto di tutti gli appassionati che come me, la mattina, si attardavano nel piccolo locale di piazza della Vittoria per godersi un po' di quei giochi con la G maiuscola come solo gli arcade, all'epoca, potevano essere considerati.


In effetti in confronto a Ghosts'n Goblin la grafica di Pitfall sembrava semplicistica, benché gradevole. E poi non c'erano nemici da uccidere ma solo ostacoli da evitare, per lo più saltando o schivando le creature ostili.
Insomma: sembrava un gioco per bambini. Inoltre non ci sembrava un gran novità, essendo la versione da bar di un gioco a cui tutti, bene o male, avevamo giocato a casa, senza doverci mai preoccupare di inserire monetine, finire le vite o terminare il tempo risicatissimo che veniva concesso in questa trasposizione arcade. 



Fu così che non ce lo cagammo molto, anche se una certa curiosità il gioco la suscitava, anche perché, almeno nella fase iniziale, ricordava maggiormente il primo capitolo di Pitfall, piuttosto che il secondo. Infatti la prima delle quattro fasi si svolge in superficie, lungo un percorso molto simile a quanto si era visto sul prima Pitfall per Atari Vcs. La grande differenza qui è che il tempo a disposizione è molto poco, totalmente insufficiente per raggiungere la fine del percorso, e si rende quindi necessario di tanto in tanto raccogliere qualche tesoro che, oltre ai punti, regala anche dei preziosi secondi. 



In un primo momento questa fase sembra molto difficile, ma bastano poche partite per capire che gli ostacoli si possono superare tutti molto facilmente, basta imparare come debbano essere affrontati, ad eccezione di un paio di schermate in cui ci sono dei vulcani che sparano fulmini o lapilli rotolanti, e che possono creare seri grattacapi se non si ha la pazienza di studiare i giusti pattern.



La seconda fase invece è molto più simile, finalmente, al Pitfall 2 che conosciamo tutti. Naturalmente presenta più ostacoli di quello casalingo, e c'è l'immancabile tempo limite che ci perseguita, ma è probabilmente ancor più facile della prima fase, e la si riesce a terminare in una manciata di minuti, una volta imparato il percorso da seguire e come superare un paio di rane rompiscatole. E non poteva mancare il mitico palloncino, che tanto mi aveva fatto dannare nella versione casalinga del gioco!


La terza fase è la meno bella del lotto: le caverne lasciano spazio ad una miniera popolata, tra l'altro, da carrellini impazziti che ci rincorrono per i corridoi. Anche questa zona, a ben vedere, non è particolarmente difficile da portare a termine, ma sono necessarie diverse partite per capire come è strutturata la miniera e, insomma, è facile perdersi o girare in tondo senza trovare l'uscita le prime volte che si gioca.


Per finire, l'ultima fase: il tempio Azteco. Questo livello è caratterizzato dal fatto che non si può continuare la partita: se si perdono tutte le vite è game over e si deve ricominciare da capo. Per fortuna, pur essendo anch'esso abbastanza labirintico, è meno complicato della miniera, un po' più vario e, una volta imparato il percorso, non richiede moltissimo per essere percorso e per giungere al "boss" finale, che ovviamente non va ucciso, ma solo depredato del suo idolo. Una boss-fight molto facile ma che può portare via tutte le vite con facilità.



Se giochiamo oggi a Pitfall II, con tutti i continue che si vogliono, certamente ne snaturiamo un po' la natura, basata sul fatto che bisognava massimizzare la resa della moneta che il cabinato si mangiava per permetterci di giocare, cercando di far durare la partita il più possibile. Giocare con un emulatore e senza l'assillo dei soldi fa diventare questo Pitfall II nient'altro che una versione più bella e complessa del Pitfall casalingo... si potrebbe dire di essere davanti ad un ipotetico Pitfall 3 (bada bene, non ho detto "Pitfall 3d") che riprende quanto di buono visto nei primi due capitoli, mixandoli in un prodotto molto carino (anche se tecnicamente modesto) e divertente da giocare. In particolare questa versione arcade è consigliatissima per chi ha amato il primo e, soprattutto, il secondo capitolo della serie. Arrivare in fondo è una bella sfida che si affronta in scioltezza almeno fino alla terza fase. La quarta fase purtroppo richiede maggior impegno (non permettendo di continuare), ma a quel punto vale la pena ricominciare 4 o 5 volte il gioco per riuscire a portarlo a termine e prendersi le meritate congratulazioni.
Da riscoprire.



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