sabato 29 febbraio 2020

F-Zero: piattissimo ma ancora divertente



F-Zero - 1990 - Versione Super Nintendo



Rigiocare a F-Zero dopo quasi trentanni ti fa capire che, a volte, certi giochi invecchiano davvero male, per lo meno dal punto di vista tecnico. Quando questo gioco di corse arrivò sui nostri schermi sembrava tecnicamente pazzesco, una cosa che gli Amighisti come me si potevano solo sognare, probabilmente perché fu il primo titolo di questo genere a dare una sensazione di velocità all'altezza dei migliori giochi arcade.



Il trucco era semplice: utilizzava il mitico "mode 7", una modalità grafica che permetteva di far scorrere sullo schermo un'immagine bitmap vista però non dall'alto, ma posta in prospettiva, praticamente come se questa grossa immagine fosse piegata in avanti, e fosse possibile ruotarla a piacimento e farla scorrere nelle quattro direzioni. In parole semplici sto descrivendo uno scorrimento multidirezionale su un campo posto in prospettiva. Tutto questo era gestito in modo veloce e fluido, mentre degli sprite rappresentanti i mezzi in gara, venivano scalati nelle dimensione in modo da simulare le distanze tra loro.



Il lato positivo di tutto questo ambaradan è che il gioco scorre davvero ad una velocità pazzesca. Il lato negativo è che lo scenario è piattissimo, non c'è nemmeno un cartello a lato della strada, un palazzo, un muretto... nulla di nulla. La sensazione che restituisce il gioco, oggi, è straniante, sembra una demo mal riuscita di un gioco in 3d. Il sonoro invece fa ancora il suo dovere, con musichette carine (anche se il sintetizzatore del Super Nes, poverino, più di tanto non può fare).



Va detto: il gioco era divertentissimo da giocare, con piste varie ed interessanti. Ancora oggi se inizio a fare una partita mi ritrovo senza accorgermene che dopo un'ora sono ancora lì a smadonnare contro gli avversari che giocano sporco e che ti fanno perdere la gara all'ultima curva! E' un peccato quindi che l'aspetto grafico appaia così datato e spartano, perché F-Zero resta un gran gioco.
Da provare.


venerdì 28 febbraio 2020

Kiki Kaikai




Kiki Kaikai  - 1986 - Versione arcade



Di questo semplice spara-spara arcade ricordo pochissimo perché ci ho fatto giusto 3 o 4 partite. Era in un bar vicino al mio liceo ma dal momento che gli sparatutto non erano un tipo di gioco che mi attirava moltissimo preferivo tenermi le monetine per qualcosa di più interessante. Tra l'altro penso che la macchina presente in quella sede non avesse nemmeno il titolo originale, perché mi sembra di ricordare che la schermata del titolo avesse un titolo in inglese (insomma, probabilmente era una copia piratozza).



La cosa che invece attirò un minom la mia attenzione su questo gioco fu la presenza, tra i nemici su schermo, di un sacco di mostrilli ridicoli provenienti dal folklore giapponese, alcuni dei quali li avevo già visti nel cartone animato Lamù (Lamù fu anche per me la prima cotta), come ad esempio ed in particolare il Karakasa (qui chiamato Kasa Beh), una specie di ridicolo ombrello con un piede solo (che ho poi rivisto, e mazzulato a morte, anche in Nioh). Tanto bastò per farmi ricordare un gioco altrimenti abbastanza dimenticabile.




Graficamente Kiki Kaikai è infatti abbastanza ripetitivo, le armi a disposizione del nostro bonzo sono fondamentalmente sempre le stesse due dall'inizio alla fine e il gioco, ben presto, diventa un inferno di proiettili e mostri che sbucano da ogni dove... il tutto abbastanza frustrante visto che non si può nemmeno continuare. Anche i boss che si incontrano alla fine di ogni fase, a ben vedere, sono poco interessanti e, secondo me, sono quasi più facili da sconfiggere di quanto sia invece facile  il percorso necessario per raggiungerli.



In definitiva il gioco è solo discreto, anche se abbastanza curato. Probabilmente potevano renderlo un po' più vario e avrebbe avuto maggiore successo. Oggi, dopo un paio di partite, viene a noia.


giovedì 27 febbraio 2020

Prince of Persia


Prince of Persia - 1990 - Versione Amiga


Secondo me Prince of Persia è un tipico esempio di videogioco sopravvalutato che deve la sua fortuna semplicemente nell'aver introdotto/applicato un sistema, per l'epoca, innovativo. Mi riferisco ovviamente al sistema con cui l'autore ha disegnato le animazioni del personaggio, che risultavano essere straordinariamente naturali. Ricordo benissimo la prima volta che vidi il gioco, stava girando su un pc nel laboratorio della facoltà di Scienze dell'Informazione a Genova, e tutti i miei compagni di corso erano estasiati nel vedere come l'omino si muovesse in un modo mai visto prima. Peccato che il contorno facesse abbastanza pena. 


E con  "contorno" non intendo solo l'aspetto grafico dei restanti elementi presenti nel gioco, che erano già abbastanza scarni e ripetitivi per gli standard del 1990, e neppure mi riferisco al sonoro quasi inesistente e assolutamente trascurabile. I problemi di questo gioco sono anche a livello concettuale e di realizzazione. Premesso: a me non piace il genere, per cui sicuramente il mio parere si basa totalmente sui miei gusti personali. Resta il fatto che se non fosse stato per le eccellenti animazioni, ne sono convinto, questo gioco non lo avrebbe considerato quasi nessuno. Perché, per iniziare, i salti tra le piattaforme sono difficilissimi da gestire, vanno anticipati di parecchio, altrimenti semplicemente il principe non salta. E cadere significa morire, e morire significa ri-iniziare il livello da capo, con conseguente perdita di tempo. E finito il tempo (un'ora per arrivare in fondo) è game over. Quindi in sostanza bisogna imparare i percorsi a memoria, avere la fortuna di azzeccare tutti i salti (cosa a volte difficoltosissima quando bisogna attraversare 4 o 5 baratri prima che una grata si chiuda) e, soprattutto, uscire indenni e in fretta dai combattimenti.



Già, perché il percorso è disseminato di guardie, scheletri e altre amenità pronti ad infilzarci o a buttarci giù da un baratro. Probabilmente c'è più di un metodo standard per affrontare e sconfiggere questi nemici (bene o male ci si riesce, anche se non ho ancora trovato un metodo veloce), ma alla fine si fa sempre nello stesso modo, per cui a che serve?



Per concludere: un sistema di gioco macchinoso nei controlli, noioso negli scontri, che necessita di imparare percorsi e passaggi a memoria, corredato da una grafica scarna e ripetitiva. Per contro un personaggio animato benissimo e c'è qualche idea interessante sparsa qua e là (ad esempio, l'alter ego che esce dallo specchio). Il risultato è un gioco noioso, difficile e capace di dare soddisfazioni solo a chi non ha altro da fare se non ripetere all'infinito, partita dopo partita, gli stessi percorsi.
Per me è un gioco che non vale la pena, oggi come allora, di essere giocato.


mercoledì 26 febbraio 2020

10242: Mini Cooper



Set 10242 - Anno 2014 (1077 pezzi)

Complimenti al progettista Lego che ha realizzato questo set, perché la riproduzione dello storico modello Mini è assolutamente fantastico. La fedeltà nei confronti dell'originale è notevolissima (pur se a mio avvisto le linee sono leggermente troppo squadrate) e le foto non rendono affatto la bellezza dell'oggetto finto visto dal vivo: ad una prima occhiata sembra addirittura un modellino in metallo, e solo dopo un secondo sguardo più approfondito si può capire che in realtà è un oggetto fatto di Lego, grazie anche alla mancanza di piedini da incastro a vista.



Oltre alla bellezza esteriore, di questo set colpisce anche la ricchezza di particolari a corredo. Decapottando l'auto sollevandone il tettuccio si scoprono i sedili reclinabili in avanti (per consentire l'accesso ai posti posteriori dalla portiera), muniti di poggiatesta regolabili. C'è anche la leva del cambio mobile e non manca un grosso volante molto caratteristico. Le portiere si aprono, così come il baule posteriore che contiene un cestino da pic-nic, con bottiglia e tovaglia ripiegata.



Il modello è molto solido, molto più della Ferrari F40, e ha come unici difetti la presenza di qualche adesivo da appiccicare qua e là (tipo le targhe, che si possono scegliere tra due o tre varianti) e il fatto che, come in tutti i set di questa serie, le ruote non sterzano.




Se questo set fino ad un paio di mesi fa lo si poteva trovare nuovo a meno di 100 euro, adesso il prezzo e lievitato di oltre il 50%, per cui non consiglierei di comprarlo nuovo. Usato invece resta un bel pezzo da collezione.


Valutazione 10/10

Prezzo nuovo 150 euro

Eccola sulla bisarca!


martedì 25 febbraio 2020

The Last Ninja



The Last Ninja - 1987 - Versione C64


Tra i grandi giochi del 1987 per il piccolo Commodore 64 rientra a buon diritto il titolo in questione, primo di una fortuna trilogia che fu poi pubblicata anche su molte altre macchine, persino sulle console giapponesi. Ma The Last Ninja era davvero questo grande gioco? La risposta è, almeno a mio parere, "nì".



Per iniziare il gioco ho grossi problemi di controllo del personaggio sullo schermo (il ninja), resi ancor più complicati dalla visuale isometrica. Soprattutto, per invertire la direzione in cui l'omino guarda non basta muoversi nella direzione voluta, ma è necessario prima passare per una direzione intermedia a 90°, altrimenti semplicemente si camminerà all'indietro, cosa che, almeno all'inizio, è un gran casino da gestire. Inoltre è richiesta una precisione al pixel per raccogliere gli oggetti, cioè bisogna mettersi alla distanza giusta in modo che estendendo il braccio questi porti la mano esattamente sull'oggetto: macchinoso, scomodo e in una parola: assurdo!



L'altro problema enorme è nella gestione dei salti: quando è necessario guardare un torrente o una palude, un passo falso e si è morti. Peccato che non si possa sapere, senza aver fatto diverse prove precedentemente, in che punto esatto si terminerà il salto partendo da una certa posizione. In sostanza anche qui bisogna posizionare il personaggio esattamente al pixel, sapendo già però in partenza il pixel corretto in cui metterlo, altrimenti si perde una delle vite miseramente. E non c'è abilità che tenga, si muore solo ed esclusivamente perché è necessario fare un "trial and error" continuo. Questa cosa mi stava stretta 30 anni fa, figuriamoci oggi.



Laddove un po' di abilità potrebbe servire (il condizionale è d'obbligo) è invece negli scontri coi vari nemici disseminati per le mappe di gioco. Pur avendo diverse armi a disposizione, pur potendo parere i colpi, alla fine però è quasi sempre preferibile evitare lo scontro compiendo piroette a ripetizione finché non si riesce ad uscire dalla schermata di gioco (cosa che misteriosamente fa scomparire il nemico...). Alcuni mid-boss vanno affrontati utilizzando alcuni gadget (tipo la bomba o lo shuriken), ma anche qui bisogna calibrare il lancio al pixel altrimenti si mancherà miseramente il bersaglio. 





Se si decide invece di combattere con spada o altra arma bianca, c'è sempre il problema che è praticamente impossibile aggirare il nemico, e la possibilità di menare fendenti a vuoto è altissima perché basta essere 4 pixel spostati rispetto al suo asse che il vostro braccio colpirà l'aria (mentre il nemico vi bastonerà allegramente). Se si considera che gli scontri rappresentano un buon 50% del gameplay, capiterete perché non trovo The Last Ninja questo gran capolavoro.



Il restante 50% del gioco è invece incentrato sull'esplorazione. Le mappe dei vari livelli sono quasi sempre piuttosto piccole ed è difficile perdersi (solo il "dungeon" è leggermente più complicato, ed è per questo, forse, il livello più divertente). Esistono degli enigmi ambientali molto elementari, tipicamente raccogliere oggetti che servono per aprire qualche passaggio, ma riescono ad essere a volte piuttosto criptici (ad esempio ad un certo punto c'è da mettere un fiore in una damigiana... uno come cavolo lo potrebbe anche solo immaginare?).



Dove The Last Ninja può essere invece considerato un capolavoro è nella realizzazione grafica e sonora, davvero allo stato dell'arte per il piccolo Commodore 64. I giardini giapponesi, in particolare, non potevano essere rappresentati meglio, con alberi, fiori e rocce disegnati con una pulizia e una perizia straordinari. Bellissime anche le musiche (non ci sono effetti sonori) che contribuiscono a ricreare un'atmosfera perfetta. Credo che solo per questo motivo il gioco meriti di essere provato ed assaporato.


giovedì 20 febbraio 2020

Punch Out!!




Punch Out!! - 1984 - Versione Arcade

Siccome odio Punch Out!! non posso che parlarne male. Lo odio perché una mattina me lo ritrovai al posto del mio amato Space Ace nel baretto davanti al liceo in cui andavo, tutte le mattine, solo e proprio per giocare a Space Ace. Ero così deluso dalla scomparsa del mio amato laser game che decisi di non degnare questo Punch Out!! nemmeno di uno sguardo. Poi finì che qualche partita ci è pure scappata, ma non sono mai riuscito a superare questo risentimento verso un titolo che, se confrontato col meraviglioso Space Ace, faceva davvero pena.



Punch Out!! secondo me è un titolo che già all'epoca aveva davvero senso solo se giocato in sala giochi, dove i due schermi sovrapposti (esattamente come in Dragon's Lair e Space Ace) avevano una funzione ben precisa, quella di attirare l'attenzione delle altre persone presenti nella sala, che inevitabilmente sarebbero finite per essere assorbite dal combattimento e a tifare per il giocatore. Giocato secondo queste modalità Punch Out!! è divertente, persino esaltante. Per contro giocato a casa, da soli, è una menata. Tra l'altro se i primi 2 antagonisti sono delle vere mozzarelle, già il terzo ha una mossa speciale capace di capovolgere l'esito del combattimento, per cui può essere impegnativo, in un primo momento, riuscire a superarlo. Gli ultimi tre gaglioffi, poi, sono molo più complicati e necessitano una buona coordinazione (e memoria) per capire che colpi stanno per sferrare e come evitare di finire a tappeto in 3 secondi. Sinceramente al bar non ho mai visto nessuno battere Mr.Sandman, l'ultimo antagonista, neppure con diversi "continue", e non ho idea di cosa avvenga una volta sconfitto anche questo pezzente (o meglio: ora lo so, perché l'ho visto su Youtube).
So che sono uscite diverse versioni per console casalinghe (e come potrai immaginare non mi ci sono avvicinato nemmeno le pinze) per cui immagino che questo gioco abbia raggiunto un buon successo di pubblico e critica. Personalmente non lo consiglierei a nessuno, nel 2020, in nessuna sua forma. Semplicemente è troppo limitato nelle meccaniche, visto che si può solo schivare, parare e tiare pugni, restando immobili al centro dello schermo. Decisamente troppo poco.



Una piccola nota a margine: questo gioco ha un sacco di voci campionate che ricostruiscono una sorta di telecronaca dell'incontro, ed è probabilmente l'unica cosa che ho sempre apprezzato moltissimo (più della grafica, abbastanza anonima). Una di queste voci sembra dire una cosa tipo "Halibò", una parola che dopo 35 anni uno spesso ancora oggi in svariate occasioni (tipo se spicco un salto o tiro un cartone... ovviamente mentre gioco).


mercoledì 19 febbraio 2020

Leader Board


Leader Board - 1986 - Versione Commodore 64


Ho giocato solo ad una manciata di titoli dedicati al golf, in tutta la mia carriera, ma tra questi giochi il mio preferito resta il primo gioco di golf che mi è finito in mano, il vetusto Leader Board per Commodore 64, un gioco che può essere considerato un po' come il "nonno" di tutte le simulazioni golfistiche che sarebbero da lì in avanti arrivate sui nostri schermi. Sono affezionato a questo programma, tra l'altro, perché ricordo che avevo letto la sua recensione durante una mia permanenza ad Oxford (ho studiato ad Oxford, mica cazzi) sulle pagine del primo numero in assoluto che ebbi mai comprato di Zzap!64, la mitica rivista inglese da cui nacque poi anche la versione italiana "Zzap!". Dopo aver divorato la recensione, corredata di tante foto colorate, mi restò addosso un bel po' di hipe riguardo a questo giochino, che durò fino al mio ritorno a Genova dove mi procurai subito una copia del gioco.



Ebbene, Leader Board non si rivelò affatto una delusione, anzi in un primo momento ne restai estasiato. Infatti il gioco è bello a vedersi e per l'epoca era enormemente innovativo in quanto i campi da golf erano disegnati davvero con tecniche 3D (anche se l'immagine era statica: una volta disegnata la visuale corrente, non ci si poteva guardare intorno). Anche il sistema di tiro era piuttosto ben fatto, richiedendo la giusta dose di abilità senza diventare ostico.
Tuttavia - se giocato da solo - la noia arrivava senza nemmeno dover terminare le prime 18 buche. Più che altro mi annoiavo perché i percorsi - pur nella loro diversità - erano tutti uguali, formati dal primo all'ultimo da fazzoletti verdi sospesi sul mare blu, senza nessuna variazione sul tema, senza ostacoli particolari o imprevisti, alberi o cespugli...  persino i colori su schermo erano sempre gli stessi due.



Probabilmente un appassionato di golf si sarebbe potuto divertire per mesi e mesi con questo titolo, in quanto la parte simulativa c'è ed è convincente, io invece avrei avuto bisogno di qualche incentivo in più del semplice fare buca con meno tiri possibili. So che successivamente sono uscite altre versioni che in parte hanno risolto questi problemi, fondamentalmente aggiungendo varietà grazie alla presenza di una ricca vegetazione sparsa per i circuiti. Non sono mai arrivato a giocarci però perché comunque le ore passate su questa prima vetusta versione mi sono state sufficienti per capire che una simulazione di golf di questo tipo non era esattamente quello che andavo cercando.
In ogni caso Leader Board è ancora giocabile senza particolari problemi, per cui se ti piace il genere puoi darci un'occhiata, magari ti appassiona.

venerdì 14 febbraio 2020

Primo contatto col Pc: Leisure Suit Larry



Leisure Suit Larry in the Land of the Lounge Lizards - 1987 - Versione PC MS-DOS EGA


In un'epoca di Commodore 64, l'unico Pc con il quale ebbi (pur minimi) contatti fu quello del padre di uno dei miei migliori amici, che teneva codesta professionalissima macchina (probabilmente un 286 pagato milioni) appollaiata sulla scrivania del suo studio, una stanza della casa dove noi ragazzetti non potevamo accedere se non in rare occasioni. Nella primissima di queste occasioni mi fu mostrato in funzione esattamente il gioco in oggetto, nello splendore della bassa risoluzione EGA.



Non rimasi impressionato dalla grafica, che mi sembrava al livello del Commodore 64, e comunque non lontanamente paragonabile allo splendore dell'Amiga, né dal sonoro che era ancora prodotto dal pietoso cicalino interno del Pc. Quello che mi colpì, al di là dell'aspetto professionale del computer su cui girava, fu il tono demenziale con cui si dipanava la trama del gioco, dai risvolti vagamente porno, una cosa che sinceramente non avavamo ancora visto sui nostri schermi.



In particolare il mio amico mi mostrò un paio di gag tra cui quella celeberrima dell'acquisto del preservativo nel negozio che, per anni (leggi pure: per sempre), ha influenzato il mio modo di intendere l'umorismo nei videogiochi (compresi quelli che avrei prodotto in prima persona da lì in avanti). A ripensarci bene non è che fosse un gran ché, quella scenetta, ma mi rimase impressa come poche altre cose avessi visto all'epoca.



Oggi, 2020, rigioco finalmente a Leisure Suit Larry, e lo porto anche a termine. Devo dire che ne è valsa la pena, ma solo perché all'epoca non avevo un Pc a mia disposizione, e non mi fu mai possibile godermi il gioco da capo a fondo. Dopo tanti anni di "dimenticatoio" è stato quindi molto piacevole riesumare questo vecchio titolo e potermelo giocare tutto di un fiato!



Da un punto di vista oggettivo questo primo Leisure non è niente di ché. La storia è breve, ci sono pochi personaggi e pochissimi enigmi da risolvere. Le difficoltà maggiori si presentano nel capire cosa c'è sullo schermo, visto che tutto è disegnato in modo raffazzonato e poco leggibile: persino l'ascensore del casinò, ad una prima visita, non l'avevo notata, pensavo che quel coso fosse solo una colonna sullo sfondo!



Oltre a questo, per progredire nel gioco è necessario scrivere le azioni col vecchio sistema delle avventure testuali, e benché non venga richiesta la digitazione di chissà quali frasi, parte della difficoltà sta proprio nell'indovinare le parole giuste da usare. Inutile aggiungere, tra l'altro, che durante il gioco si muore spesso e volentieri, anche solo se si tenta di attraversare la strada, benché a volte le scenette di morte sono spassose, come quella in cui viene prodotto il corpo di Larry in una fabbrica in cui si assemblano gli omini per il "restore" del gioco!



Tutto sommato credo che possa ancora valere la pena giocare dopo tanti anni a questo primo gioco di Larry, anche perché esistono almeno due remake che ne migliorano notevolmente l'aspetto estetico e, almeno nel più recente dei due, anche l'interfaccia uomo-macchina è stata pesantemente semplificata. Probabilmente il gioco in questo modo diventa molto più facile da finire, ma la cosa a mio parere non è davvero rilevante.
La storia di Larry resta quindi divertente e, siccome la mappa del gioco non è troppo ampia, il titolo è facilmente godibile senza eccessivi sbattimenti, a patto di sopportare morti a ripetizione e una struttura di gioco parecchio datata.



venerdì 7 febbraio 2020

10248: La mia Ferrari F40



Set 10248 - anno 2015 (1158 pezzi)


La Lego ci propone una bellissima F40 riprodotta fin nei minimi particolari, con porte, baule e vano motore apribili. Il tutto composto da pezzi abbastanza standard, ad esclusione giusto del parabrezza e degli altri vetri. Il risultato è decisamente bello ma invero piuttosto fragile, cosa che - assieme al fatto che inspiegabilmente le ruote non possono essere sterzate (un classico di questa serie) - fa di questo set un perfetto esemplare da vetrina piuttosto che qualcosa con cui poter giocare. 
Bello ma niente più.



Voto 7 su 10

Prezzo nuovo 200 euro circa

Sulla bisarca!

giovedì 6 febbraio 2020

Non tanto Wonderboy




Wonderboy - 1987 - Versione C64


Nell'autunno del 1987 il mio povero Commodore 64 sapeva di avere i giorni contati (stavo già accantonando le monetine per comprarmi l'agognata Amiga), e poverino lui, sapave di avermi davvero già dato tutto quello che poteva interessarmi. L'avevo usato per giocare a titoli fantastici, e ne avevo sviscerato hardware e software fino all'inverosimile. Ad esempio, sia chiaro che non ero affatto un genio, ma dall'alto dei miei soli 16 anni ero arrivato a programmare in linguaggio macchina una mia estensione del basic che mi permettesse di fare comodamente cose che altrimenti avrebbero richiesto come minimo un'intensivo uso di poke, e non mancavano neanche vere routine che utilizzavano il raster per produrre effetti di colore sullo schermo.



Insomma, ormai conoscevo talmente bene questa macchina che non poteva più sorprendermi in alcun modo... la noia si era insinuata nel nostro rapporto, mentre ero distratto dalla bella a voluttuosa Amiga che mi faceva l'occhiolino da ogni rivista. In realtà il 64 aveva ancora qualche freccia nel suo arco, ma per lo più si trascinava stancamente, proponendo giochi che sinceramente, pur con tutte le buone intenzioni, puzzavano di vecchio.



Wonderboy è esattamente questo: un gioco onesto che se fosse arrivato nel 1984 sarebbe diventato quasi un classico sul Commodore 64, ma che nel 1987, sotto l'ombra dell'Amiga, cercava di riproporre alla meglio gli elementi di un gioco arcade di un certo livello, usando le capacità standard di una macchina ormai superata.



Purtroppo non c'è un reparto dove questo gioco brilli: la grafica è appena appena quanto si può fare per avvicinarsi a qualcosa di simile all'originale da sala, la musica è tremendamente ripetitiva, e per quanto riguarda la giocabilità - e questo si poteva tranquillamente evitare - i comandi minano l'esperienza in modo significativo: per sparare si usa il tasto fire, ovviamente, ma anche per correre si usa il tasto fire, e correre è necessario per spiccare salti più alti e più lunghi...per cui è un casino, e spesso il nostro ometto non fa quello che vorremmo, soprattutto quando corre sullo skate.



Oltre a questo il gioco è anche abbastanza ripetitivo in quanto il percorso che ci porta al boss di fine livello è breve ed è sempre lo stesso, e diventa semplicemente un po' più difficile.
Per tutto quanto precede, mi sono trovato a giocare ad un gioco mediocre in un periodo (per me) di decadenza della macchina su cui girava, e che quindi finì per farmi percepire la fine dell'era C64 in modo ancor più marcato.