domenica 30 agosto 2020

Frontier (Elite 2)Frontier - 1993 - Versione Amiga e PC


 

Frontier - 1993 - Versione Amiga e PC


Ho tantissimi ricordi di questo giocone, per lo più belli, ma anche alcuni meno belli. Per iniziare in un primo momento mi dedicai a Frontier su Amiga 1200, il che comportava grafica ridotta al minimo e scattosità quasi insostenibile in presenza di esplosioni o più astronavi sul video. Alle volte il pilota automatico collideva con la stazione a cui volevo approdare perché andava tutto troppo a scatti anche per lui! Poi passai ad un 486 a 40 mhz e le cose migliorarono moltissimo. Ma la folgorazione l'ebbi vedendolo girare sul Pentium del padre di un mio amico, dove il gioco andava fluidissimo e pure con tutte le texture attivate.



In ogni caso giocare con Frontier fu un esperienza molto bella e ancora oggi pochi giochi sono stati così capaci di darmi quella sensazione di ignoto da esplorare e nuova vita da intraprendere.  Purtroppo, esattamente come capitò con il primo Elite, anche qui viene fuori il problema della mancanza di una certa trama da seguire: una volta diventati ricchi e famosi il gioco perde ogni senso, del resto lo spazio profondo è tutto uguale a se stesso e non c'è nulla da vedere di così diverso tra un sistema stellare e l'altro. 



Il problema fu risolto dal seguito "First Encounters", che aggiunse appunto una trama, missioni "vere" ed un certo miglioramento grafico. Mi arrivò anche un processore più veloce ma ormai di Frontier mi ero bello che stufato, per cui non diedi a First Encounters più che una fugace occhiata.



Oggi Frontier ha un seguito ufficiale e davvero meritevole, Elite Dangerous, che ne riprende lo schema in modo quasi pedissequamente e che vale la pena di essere giocato. Ovviamente non ha, per contro, più alcun senso giocare al vecchio Frontier del '93 che, purtroppo per lui, è invecchiato davvero male. Resta il fatto che però,  per il tempo in cui uscì, fu davvero un gran giocone che mi regalò tanti giorni di sano divertimento e mi fece davvero sognare di volare tra le stelle.

mercoledì 26 agosto 2020

Il mio giovo preferito: Final Fantasy Tactics


 


Final Fantasy Tactics  - 1997 - Versione Playstation


Di Final Fantasy Tactics potrei scrivere 50 pagine per spiegare dettagliatamente perché sia così un gran gioco, oppure potrei chiudere qui semplicemente dicendo che questo è il mio gioco preferito di tutti i tempi.  Ma sceglierò una via di mezzo premettendo innanzitutto che non mi legano a questo gioco particolari ricordi o vicende di vita che mi possano fuorviare nel mio giudizio.



Inizio col dire che se dal punto di vista grafico non era nulla di eccezionale neppure nel 1998, quando ci giocai la prima volta, con un motore abbastanza poco versatile, animazioni 2d e texture dozzinali, ed effetti speciali abbastanza nella norma, dal punto di vista del sonoro invece abbiamo una colonna sonora da Oscar! Ogni tema, ogni singolo brano (per un totale di circa 80 tracce) è di una bellezza sconvolgente. E le musiche sono eseguite alla stregua di tracce soundracker (o midi), cioè non sono brani preregistrati in studio, ma le note vengono eseguite direttamente dal gioco. Il risultato è comunque ottimo, ma al di là della resa sonora è la composizione musicale di ogni tema ad essere splendida. Insomma: una delle migliori colonne sonore di sempre, responsabile in gran parte della splendida atmosfera di questo gioco. 




La trama è riassumibile così: tutti tradiscono tutti, ciascuno agisce per il proprio tornaconto (tranne l'eroe) ma anche i più cattivi hanno comunque una motivazione che potrebbe essere condivisibile se guardata dal giusto punto di vista. Seguire la storia comunque è un casino, soprattutto se non si gioca in italiano. 



Il vero punto forte di Final Fantasy Tactics è ovviamente il gameplay, che si divide in due parti: le battaglie e la gestione del party. Quest'ultima fase è la più importante in quanto, diversamente a quanto accade in giochi simili come ad esempio nella serie Disgaea, avere personaggi ultralivellati serve davvero a poco. Quello che conta sono le abilità ottenute e come vengono distribuite tra i membri del gruppo. Il grinding esiste e serve, anzi è la parte del gioco che preferisco, ma lo si fa nell'ottica di massimizzare le varie professioni per padroneggiarle tutte ed avere il massimo della scelta tra le abilità da portarci in battaglia.



Le battaglie, infine, sono piccoli capolavori di tattica, delle vere partite a scacchi contro una IA bastardissima e letale, capace di metterti in difficoltà anche se ti trovi ad essere sopralivellato se non hai impostato delle abilità tali da essere coperto contro ogni evenienza. Molti scontri sono davvero epici, capaci di rimanere nella memoria come in nessun altro gioco.



Tutto questo però non spiega se non in parte perché amo così tanto questo gioco. Da parte mia adoro il lungo lavoro di grinding che mi porta a padroneggiare, per ciascuno dei miei omini, ogni professione, imparando così sempre nuove abilità letali. Ma è l'atmosfera, la lore, l'immaginario e in generale lo stile che scaturisce da ogni aspetto di Final Fantasy Tactics che lo rendono così speciale. Se in giorno dovessero rifarlo con grafica moderna (ma non toccate la musica!), sarebbe davvero l'apoteosi.

martedì 18 agosto 2020

Wings

 

Wings - 1990/2014 - Versione Android


Wings sull'Amiga fece scalpore perché immensamente giocabile, divertente, ricco di atmosfera e tutto sommato piuttosto originale, pur essendo sostanzialmente un gioco arcade. Io ci giocai pochissimo perché aveva un feeling non conforme al mio gusto, mi ricordava troppo vero gioco multievento che non portano da nessuna parte, inconcludenti senza né capo né coda. 



Ed è effettivamente questo il motivo per cui non riesco neppure oggi ad appassionarmi a questa versione Remastered del 2014. Sia chiaro: c'è un sensibile aggiornamento tecnico, anche se non è nulla di miracoloso che possa stravolgere l'originale, e che anzi conserva un buon feeling retrò come piace a noi. Ma la sensazione di una lunga sequela di fasi arcade che si susseguono senza una vera logica e senza alcuna possibilità di variare l'ordine degli eventi rimane intatta e, lo ribadisco, la cosa non mi esalta.



Ricordo che sull'Amiga la parte in stile simulatore di volo era giocabile ma non fluidissima, e che i caricamenti erano un po' tediosi. Qui per fortuna il gioco corre snello senza alcun tentennamento, e si vola da una missione all'altra che è un piacere.  Le fasi simulative però sono troppo semplici se usufruite con un joypad, mentre quelle di sorvolo isometrico per contro sono un po' più complicate. Al netto di tutto però il gioco è decisamente facile.


Alla fine della fiera quindi il gioco è lo stesso di trenta anni fa, un po' più accessibile e facile. Purtroppo è anche molto ripetitivo e non basta l'avanzamento di carriera del nostro omino per rendere il tutto più avvincente. Wings resta quindi un grande gioco del passato incapace però nel 2020 di appassionare il dovuto. 


sabato 15 agosto 2020

10155: Maersk Porta container


Set 10155 - pezzi 990 (anno 2010)


Ho acquistato questo set più che altro perché il sottoscritto coi container e in special modo con la Maersk ci lavoro giornalmente, e questa nave è quindi qualcosa che sento molto vicino alla mia vita "seria" di addetto allo shipping. Purtroppo devo dire che la foto sulla scatola è parecchio fuorviante: la nave sembra enorme quando in realtà è sì molto lunga ma è pure estremamente bassa. La prua, che nella foto sembra così imponente sarà alta 5 cm al massimo e non sembra nemmeno possibile che ci siano ben 990 pezzi a comporre il tutto, quando finisce il montaggio dal risultato ottenuto sembrano essere molti meno.


Anche la costruzione non è divertentissima e devo dire che sembra un set dalla concezione molto arretrata, sembra di avere a che fare con qualcosa di progettato negli anni '70 per semplicità e soluzioni adottate. La resa finale è più che buona, soprattutto considerando i quasi 70 cm di lunghezza, ma mi sarei aspettato qualcosa di più.

In definitiva un buon set, ottimo magari da mettere mostra in qualche agenzia marittima, ma troppo semplicistico per impressionare e soprattutto troppo scialbo per il prezzo a cui attualmente lo si può comprare.


Valutazione 6.50/10

Prezzo nuovo eur 225 


domenica 9 agosto 2020

L'ultimo Disgaea

 


Disgaea 5 - 2016 - Versione Playstation4

Mi rendo conto che scrivere di Disgaea 5 dopo aver parlato solo del primo, tralasciando quindi tutto quello che è venuto in mezzo tra l'uscita di questi due titoli, possa sembrare un po' singolare,  ma ho appena terminato proprio il quinto capitolo ufficiale della saga e voglio parlane a caldo. Mi dedicherò agli altri successivamente. 



Per iniziare il gioco è sempre lo stesso, nel bene e nel male. Dal punto di vista grafico abbiamo raggiunto la piena maturità. I personaggi sono splendidamente definiti, le animazioni e le scenette degli attacchi speciali (skippabili dopo averle viste almeno una volta) sono ottime mentre le scenette della trama sono nei soliti standard  (lente e poco impressionanti, in definitiva trascurabili).



Le arene, solitamente uno dei punti deboli della serie, sono finalmente dignitose, pur non essendo nulla di straordinario. Anche l'item world si lascia vedere e giocare senza rendere miopi o epilettici. I menù, infine, sono comodi e perfettamente leggibili.



Per finire il discorso sulla qualità produttiva abbiamo un sonoro ottimo per varietà e non mancano brani storici della saga oltre ad una montagna di nuove ottime musiche originali. Insomma tirando le somme Disgaea 5 ha perso quasi completamente quell'aspetto da gioco low-budget che si porta dietro da sempre.



Andando alla sostanza del gioco, il gameplay è sempre lo stesso a cui siamo abituati. C'è  una storia abbastanza insulsa popolata da personaggi abbastanza insulsi e che va avanti attraverso un centinaio di battaglie progressivamente più difficili, ma che possono sempre essere vinte anche con solo uno o due personaggi se ultralivellati a dovere.



Ultralivellare una decina di personaggi è invece necessario se si vogliono finire anche tutte le battaglie post-game, tra cui le ultime richiedono davvero di avere omini a livello 9999, equipaggiati con oggetti ultralivellati, potenziati con le abilità più letali e, ovviamente, ultralivellate anche loro!



Il gioco mette a disposizione una quantità di sistemi per ottenere tutti questi potenziamenti che non basterebbe un libro per spiegarteli tutti in modo esauriente. Disgaea 5 non mette semplicemente insieme tutto quello che veniva proposto nei giochi precedenti, ma perfeziona quei meccanismi buttando dentro tanti nuovi sistemi che vanno ad integrarsi e a diversificare le mansioni che il giocatore avrà voglia di compiere per potenziare i propri omini.



Faccio una breve carrellata di quelli più importanti tanto per ingolosirti:
-il solito item world, praticamente il generatore casuale di arene, ricchissimo di opzioni per sviluppare l'oggetto, trovare potenziare e gestire i suoi abitanti, o per livellare i nostri guerrieri.
-la solita assemblea dove proporre (e cercare di ottenere in tantissimi modi diversi) oggetti più costosi, nuove sfide, nuove opzioni di gioco o bonus particolari per le battaglie a venire.
-la gestione di gruppi per condividere esperienza,  mana o altre caratteristiche più o meno strampalate tra i membri dei vari gruppi.



-l'alchimista che fonde oggetti in altri dalle caratteristiche più incisive.
-la sala torture per schiavizzare i prigionieri (coi quali popolare le nostre truppe o potenziare i gruppi o i singoli personaggi).
-il cuoco di ramen, capace di dare abilità o buff per le battaglie seguenti.
-l'editor di Netherworld, praticamente un creatore di hub che può essere usato principalmente come supporto nell'item world.
-il chara world, una specie di gioco dell'oca con il quale potenziare enormemente le caratteristiche di base di ciascun omino.



-il negozio di evility, dove potenziare ed estendere il campo di magie e abilità speciali, e dove comprare nuove abilità passive.
-il cheat shop dove invece bilanciare la difficoltà dei nemici e il guadagno di esperienza, mana, capacità con le armi e soldi.
-le spedizioni esplorative verso altri Netherworld, che di solito portano oggetti, prigionieri e a volte boss da sconfiggere.



Ci sono altre cose che non ho citato e comunque ciascuna di esse ha meccanismi molto profondi che vanno spesso ad integrarsi gli uni con gli alti in un concerto di cose da fare che è davvero spiazzante. Purtroppo dopo l'enorme monte ore che ho accumulato con tutti i titoli della serie non mi sento abbastanza motivato per esplorare tutto a fondo. Un po' mi dispiace, perché il potenziale per centinaia di ore di divertimento c'è tutto, ma dopo aver portato a termine la campagna principale ed essermi potenziato abbastanza per qualche extra non ne potevo davvero più. 



In definitiva Disgaea 5 è un gioco mostruoso, ricchissimo di cose da fare e potenzialmente capace di intrattenere per centinaia di ore. La campagna principale è alla portata di chiunque, ma tutto il resto è solo per appassionati del grinding selvaggio.
Peccato solo per le scenette stucchevoli che a mio parere ormai andrebbero abbandonate. 


venerdì 7 agosto 2020

Dungeon Siege III



Dungeon Siege III - 2011 - Versione Playstation 3



Siccome in questo periodo mi sto un po' concentrando sui giochi in stile Diablo, ho riesumato questo vecchio e dimenticato terzo capitolo di Dungeon Siege, che possiedo nella sua versione per la Playstation 3. Prima di iniziare a giocare mi sono concentrato un po' cercando di ricordare qualcosa relativamente a questo gioco, e dopo una lunga e sfaticante pensata mi è tornata in mente solo una cosa, e cioè di come fossi arrivato all'endgame senza alcun problema, in totale scioltezza, senza aver incontrato difficoltà e momenti epici o indimenticabili: all'epoca semplicemente ad un certo punto mi ero reso conto che il gioco era finito, e un po' c'ero rimasto male.



In effetti rigiocandoci ora l'impressione che si ha è proprio la stessa. Pur non sfigurando sotto alcun aspetto particolare, Dungeon Siege 3 si lascia giocare, anche molto bene, ma niente di più. Per iniziare la trama è abbastanza scontata e va avanti abbastanza per inerzia, con una linearità a prova di beota visto che è sempre richiamabile sullo schermo una specie di "scia" a pallini che ci guida avanti nel gioco nella direzione giusta.



D'altra parte i combattimenti, che sono l'unico vero aspetto di gameplay visto che in Dungeon Siege III di esplorazione ce n'è proprio poca, non sono quasi mai impegnativi, tranne forse nei primissimi momenti in cui conviene farsi un paio di livelli per precauzione, e fondamentalmente basta tenere i personaggi sempre equipaggiati al meglio per non soccombere mai.



Lo sviluppo dei nostri personaggi è poi abbastanza obbligato e non offre chissà quali chiavi di svolta nella strategia dei potenziamenti, e si finisce per aumentare le abilità un po' a caso. I loot ci sono, certamente, e sono belli numerosi, ma tante volte non si capisce se e di quanto migliorino effettivamente la situazione del personaggio, tanto che alla fine mi sono trovato ad equipaggiare sempre i pezzi più costosi, indipendentemente dall'effettiva modifica che andavano ad attuare sui parametri.



Passando all'aspetto tecnico la grafica è carina, non così stilosa e definita come in Diablo III, ma comunque carina; il sonoro non è malaccio, ma nulla di indimenticabile (anche se il doppiaggio in inglese è davvero ben fatto!); i menù invece sono funzionali ma certamente non comodissimi. Infine una nota sulla durata del gioco: si assesta sulla media, ma siccome le mappe e le missioni sono tutte predefinite, una volta terminato il gioco e con lui tutte le (poche) missioni secondarie, non c'è motivo di riprenderlo in mano.



Insomma, non posso dire di non essermi divertito, soprattutto nelle fasi dove ci sono tanti nemici che ti sparano addosso, ma senz'altro questo gioco manca un po' di mordente. Non te lo sconsiglio, ma certamente non aspettarti qualcosa di memorabile.


mercoledì 5 agosto 2020

Lotus Esprit Turbo Challenge



Lotus Esprit Turbo Challenge - 1990 - Versione Amiga


Nel 1990 era un gran bel gioco questo Lotus Challenge, e quando arrivò sui nostri schermi fu infatti subito amore, grazie soprattutto alla sua grafica pulita e veloce. In realtà graficamente non era un granché, infatti personalmente non ho mai digerito la bruttezza dello sprite dell'auto che comandiamo, piazzata sempre lì in mezzo allo schermo, statica e di color rosso mattone. Bastava poco secondo me per migliorarla: potevano aggiungere un colore intermedio e darle un minimo di sfumatura in modo da farla sembrare un po' meno un disegnino piatto e darle possibilmente delle sembianze più simili a quelle di un oggetto metallico.



Inoltre le auto "nemiche" erano tutte uguali e altrettanto brutte, tra l'altro tutte, dalla prima all'ultima, bianche! Infine le piste non aveva quella gran varietà negli oggetti a bordo pista e nemmeno nella morfologia dei tracciati. Per lo più cambiava lo scenario, ma il tipo di curve, i dossi e la larghezza stessa della carreggiata erano più o meno sempre uguali per tutti i tracciati (tutti fatti ad "anello", per cui ti trovavi a fare parecchi giri sulle stesse tratte).



Come in altri giochi analoghi (mi viene in mente la serie Pit Stop, ad esempio, da cui riprende tantissimo, anche il fatto che bisogna fermarsi a fare benzina) il meglio di sé Lotus Challenge lo dà in doppio: il gioco è perennemente diviso in due per permettere di giocare le gare contro un amico in carne ed ossa sullo stesso schermo. Personalmente ho forse fatto 3 o 4 partite in questo modo, ma non mi sono mai divertito particolarmente, perché comunque in pista non succedono tante cose, e anche gli scontri a sportellate sono difficilissimi da realizzare. Insomma, al di là dell'aspetto competitivo, non c'è molto per intrattenere i contendenti in gara che vada oltre al classico "mangiami la polvere, arrivo al traguardo prima io".



Avendo quindi usufruito del gioco per lo più da solo non ho mai apprezzato questo titolo in modo esagerato. La gestione delle marce manuali non è comodissimo ma a mio parere giocare col cambio automatico toglie la metà del divertimento, per cui è necessario scendere un po' a patti col joypad se non si ha la fortuna di usare un joystick, il tipo di comando su cui il gioco era stato progettato originariamente. Se questo dei comandi è un problema tutto sommato marginale, resta il fatto che la monotonia dei circuiti, oggi, è un limite troppo evidente per suggerirti di provare il gioco.



Lotus Turbo Esprit Challenge è certamente un titolo molto giocabile, il sonoro è interessante (con alcuni brani rimasti storici che puoi selezionare dall'autoradio in stile Outrun, anche se è fastidioso che siano tutti arrangiati con gli stessi suoni campionati), c'è una bella presentazione e ci sono anche tante piste; ma la sostanza a ben vedere è pochina, per cui non trovo che sia un titolo imprescindibile e lo consiglio solo agli appassionati di questo genere di giochi.


domenica 2 agosto 2020

8835: il forklift



Set 8835 - pezzi 236 (anno 1989)


Questo set Technic potenzialmente potrebbe essere bellissimo visto che parliamo comunque di un muletto, un oggetto che nella realtà mi piace moltissimo e ha anche a che fare col mio lavoro, ma purtroppo questo modellino non è un granché. 
Per iniziare trovo pessimo l'abbinamento dei colori: rosso, bianco e grigio sono tinte davvero brutte insieme, e non si capisce perché non abbiano scelto dei colori più interessanti visto che così com'è l'oggetto è piuttosto brutto.



Parlando degli aspetti tecnici ci sono alcune cose carine e altre meno. Iniziamo dallo sterzo, che funziona ed è comodo, ma manca completamente di un volante, cosa che ci voleva davvero poco per aggiungerla e che avrebbe giovato davvero all'eleganza generale del mezzo. D'altra parte è molto bello il sistema con cui, agendo su una levetta, si possono inclinare le forche: il risultato è molto realistico, così come è realistica anche la parte con la catena che le solleva e le abbassa. Peccato che il meccanismo per alzarle ed abbassarle sia stato progettato male. Ci sono alcuni passaggi di riduzione consentono di alzare pesi di un certo livello senza che le forche ricadano verso il basso, ma il tutto funziona male perché gli ingranaggi non sono stati messi nel migliori dei modi, e soprattutto perché le forche scorrono male sui binari (in altre parole si incastrano).
In definitiva mi ha un po' deluso, ma in ogni caso per pochi euro te lo consiglio.