venerdì 24 marzo 2023

Lunar Lander

 


Lunar Lander - 1979 - Versione Arcade

In un epoca in cui iniziavano a diffondersi i primi "giochi elettronici" nei bar, negli stabilimenti balneari e nelle sala giochi, potevi trovare fondamentalmente titoli vettoriali o comunque in bianco e nero, tutti che funzionavano rigorosamente con sole 100 lire! Tra questi c'erano i soliti noti Space Invader e Pong, ma non mancavano altre macchine un po' più particolari come il mitico Lunar Lander, gioco dalla grafica sicuramente primitiva ma con un retrogusto estremamente futuristico.


La cosa che saltava subito all'occhio era infatti l'interfaccia che indicava tra le altre cose anche la componente di moto sui due assi del nostro piccolo LEM, con disegnati due vettori direzionali e con l'indicazione di un valore numerico, una cosa che ti aspetteresti in un simulatore di fisica, non un in un videogioco. Ed infatti la fisica è il fulcro dell'esperienza ludica che ci propone Lunar Lander, essendo la fisica applicata al moto il "nemico" col quale dobbiamo lottare per fare punti. Il gioco richiede che si atterri perfettamente perpendicolari, e a velocità ridottissima su appositi approdi stabiliti, il tutto lottando contro la forza di inerzia del nostro mezzo, per altro costantemente perturbata dalla gravità lunare. Inserire crediti nel cabinato non faceva che aumentare la quantità di carburante a disposizione (quando termina è game over) che viene dilapidato dall'utilizzo del postbruciatore e dagli impatti mal riusciti col suolo.



Ricordo di averci giocato diverse volte da bambino, e sempre con pochissima fortuna. I comandi del cabinato non aiutavano certo a dosare le forze che dovevamo applicare al LEM e il fatto che fossi molto giovane non mi ha certo aiutato. Per cui non mi ci appassionai mai per davvero. Tuttavia ancora oggi trovo un fascino irresistibile verso il concetto che sta dietro a questo semplice gioco, e di tanto in tanto trovo piacevole tentare ancora qualche atterraggio, anche perché non c'è più il deterrente del dover investire qualche preziosa moneta da 100 lire. Da provare.



mercoledì 22 marzo 2023

Legend of Grimrock

 


Legend of Grimrock - 2012 - Versione PC

Sono già passati più di 10 anni da quando è uscito questo bel clone di Dungeon Master per PC (devo dire che mi sembra ieri) e ancora oggi penso che questo gioco incarni esattamente tutto quello che ci si aspetterebbe (e si desidererebbe) da un clone di Dungeon Master: sistema di spostamento a caselline, enigmi da risolvere, tanti nemici e mostri letali, combattimenti in tempo reale e tanti tanti segreti da scoprire.



Gli sviluppatori sono stati talmente fedeli nel conservare il feeling trasmesso da questa tipologia di giochi da contemplare addirittura l'opzione di eliminare l'auto-mapping (caratteristica che già presente anche in giochi dell'epoca Amiga) in modo che tu possa mapparti le aree di gioco con carta e matita! Effettivamente la fase di disegno delle mappe faceva parte del divertimento, in quanto richiedeva comunque un minimo di bravura e capacità, e non nego essermi divertito a mappare i labirinti. Ma è anche vero che, arrivato alla millesima mappa del millesimo gioco, mi fossi un po' stufato della cosa e ho quindi sempre visto di buon occhio la presenza dell'auto-mapping.



Il gioco graficamente è splendido, anche se non molto vario, pur essendoci una buona varietà di segrete da esplorare e nemici da eliminare. All'epoca avevo un computer che faceva fatica a gestire il gioco se settato con tutti i dettagli grafici al massimo, ciò non di meno volevo godere della grafica più bella possibile per cui mi ero adattato a qualche calo di fluidità. Peccato che ad un certo punto non riuscissi a superare in nessun modo un enigma a tempo, in una zona ricca di palle di fuoco volanti, salvo scoprire che abbassando il dettaglio il gioco guadagnava quel poco di velocità necessaria per permettermi di passare sotto una grata prima che questa si richiudesse. Questo secondo me è un bug vero e proprio che andava a penalizzare il giocatore in modo subdolo e ingiustificato. Ma al netto di questo finii Legned of Grimrock in un sol boccone, esaltato dal ritrovarmi in un certo senso a casa con un genere quasi dimenticato.


In definitiva questo gioco è davvero un bellissimo omaggio ai mitici giochi del passato quali il già citato Dungeon Master, o anche Eye of the Beholder, Bloodwych e Black Crypt. Se hai amato uno o tutti questi giochi devi assolutamente giocare a Legend of Grimrock anche perché costa davvero due spiccioli e ti può regalare una dozzina di ore di puro divertimento.



lunedì 20 marzo 2023

Spazio 1999

 


Spazio 1999

Raramente parlo in questo blog di cose che non siano Lego o Videogiochi, ma oggi sento l'esigenza di scrivere due righe riguardo a questo telefilm. Lo vidi per la prima volta quando ero un bambino molto piccolo, probabilmente avrò avuto cinque o sei anni; poi sicuramente lo rividi anche in un giro di repliche trasmesse un paio di anni dopo, ma da allora, cioè da almeno quarant'anni, non ho mai avuto l'occasione di rivederlo. Tutto questo per dire che fino ad oggi non ricordavo quasi nulla di questo telefilm, se non qualche immagine sfuggente o qualche mostro che mi aveva particolarmente impressionato (ebbene sì, oggi fa ridere, ma all'epoca un bambino di 5 anni poteva restare impressionato da un programma di questo tipo). Ovviamente non avevo dimenticato le tre sigle, tra cui la prima, la sigla iniziale della prima serie, resta a mio parere una tra le migliori sigle della storia.

Approfittando della presenza della prima serie su RAI Play, ho proposto a mio figlio tredicenne di guardare la prima puntata e gli è piaciuta talmente tanto (incredibile) che ci siamo fatti tutta la prima e e ora siamo quasi alla fine della seconda serie (quest'ultima su You-tube). Io sinceramente non capisco come possa piacergli così tanto questa serie, con tutti gli evidenti limiti che presenta (vogliamo parlare degli effetti speciali imbarazzanti? o dalla lentezza della regia? o dalle sceneggiature piene di buchi e incongruenze?) ma la cosa mi fa molto piacere perché è bello condividere qualcosa della mia infanzia con mio figlio.

Rivedere questa serie ha risvegliato in me tanti ricordi che erano confusi nella mia testa, come le immagini di mostri che mi avevano particolarmente impressionato, o altri elementi che magari avevo mischiato nei miei ricordi in un'unica puntata ma che invece erano sparsi in diversi episodi. Ho visto mio figlio ridere per alcune battute di fine episodio che ricordo avessero fatto ridere anche me e mia sorella quando, da piccoli, eravamo insieme sul divano davanti allo schermo. Ma oltre a questo, lentamente, episodio dopo episodio, ho preso coscienza anche di qualcos'altro.

Nel 2023 ho scoperto che devo moltissime delle mie passioni proprio Spazio 1999! Partiamo della cosa più ovvia: i Lego. La mia passione per i Lego è nata nei confronti della primissima serie Legoland Spazio, che si ambienta sulla Luna, in mezzo a crateri e astronavine, macchinette che trasportano materiali, astronauti colorati, parabole che girano e pezzettini colorati trasparenti. Questi primi set hanno tutti quanto lo stesso identico feeling della fantascienza espressa da Spazio 1999 (essendo peraltro figli entrambi della metà degli anni 70) e ora mi è chiaro il ricordo di come, giocando coi Lego, mi sentissi parte di quell'universo fantastico che seguivo in Tv.

Ma non solo: la stessa componente elettronica presente (in modo abbastanza ridicolo) nella serie televisiva, con quelle lucine colorate che si accendevano in modo casuale, e con i vari suoni sintetici emessi quando i personaggi premevano degli interruttori, se non addirittura il font usato per le scritte sui muri, mi spinse ad essere affascinato verso tutti quei dispositivi elettronici che furono successivamente pubblicizzati in tv o su Topolino: prima quei giochi elettronici della Mattel, basati su piccoli led e cicalini gracidanti, poi verso dispositivi più complessi come la pistola Super Thur, fina ad arrivare all'Atari VCS. La fascinazione causatami dall'iconografia presente in questa serie, insomma, mi ha spinto a formare le mie passioni verso quei passatempi che ancora annovero tra i più importanti della mia vita. Ormai non passa puntata in cui tutto questo non mi si palesi, come succede a Neo quando alla fine vede i numerini al posto della finta realtà creata in Matrix. Rivedo in ogni oggetto, in ogni rumore, in ogni scritta, l'origine dell'amore che provai e che provo per quella tecnologia che si affacciava timidamente agli occhi di me bambino e che mi spinse ad appassionarmi ai Lego Spazio e ai giochi elettronici. In un certo senso era un modo in cui mi proiettavo con l'immaginazione verso il futuro, che è una cosa assolutamente naturale nei bambini. Il problema semmai è che ancora adesso mi ritrovo a naufragare in questo mare di segnali affascinanti, ma ovviamente con un atteggiamento nostalgico di chi all'epoca era il "futuro", ma che oggi si sta dirigendo a diventare inesorabilmente il "passato".

Alla fine di tutto questo ragionamento non so se essere più preoccupato o più riconoscente del fatto che la persona che sono lo è diventata anche grazie a Spazio 1999 (oltre che ad Heidi, ma magari di questo ne parlerò un'altra volta). Ed è stata una bella sorpresa scoprilo, dopo quarant'anni, assieme a mio figlio.


venerdì 17 marzo 2023

Road Runner


Road Runner - 1985 - Versione Commodore 64

Questa è un'altra di quelle conversioni per macchina casalinga di un gioco uscito originariamente in versione arcade, versione di cui io non ho mai visto traccia dalle mie parti. Non ho quindi mai giocato al bar o in sala giochi a questo titolo per cui ne conosco solo la povera versione per Commodore 64.


Anche in questo caso non ho un buon ricordo di questo titolo, per una serie di motivi. Per iniziare il gioco in sé non ha, oggettivamente, un gran mordente, visto che sullo schermo alla fine ci sono solo il nostro personaggio e il solito coyote idiota che non fa null'altro che correrci dietro a piedi o utilizzando qualche strano apparato. Qualche veicolo, sasso rotolante e poco altro rendono l'azione un po' varia, ma è davvero poca cosa, anche per un gioco del 1985.


Inoltre graficamente il gioco è abbastanza povero ed è sempre uguale dall'inizio alla fine, così come le meccaniche di gioco: una volta capito come evitare di essere acciuffati o come saltare i proiettili che di tanto in tanto ci sbarrano la strada, il tutto diventa quello che è effettivamente è: una passeggiata. Non che sia facilissimo, anzi, ma ci vuole poco ad entrare in sintonia con le povere meccaniche di questo gioco, al netto di una pur difficilissima gestione dei movimenti: il nostro struzzo ha la maledetta tendenza ad incastrarsi negli angolini, ed ovviamente il tutto ha un esito disastroso!



Dulcis in fundo la mia versione di questo gioco spesso caricava male (una costante nei giochi con fast multiload) e capitava più di una volta di trovarsi con gli sprite sminchiati(tm) o con i fondali devastati... insomma questo gioco ce la metteva tutta per non farsi amare, e infatti lo ricordo abbastanza con fastidio. In realtà non è un titolo bruttissimo, ma c'è (e c'era) decisamente di meglio.



mercoledì 15 marzo 2023

Legacy of Kain: Soul Reaver



Legacy of Kain: Soul Reaver - 1999 - Versione Playstation

Quando uscì questo gioco mi venne subito da catalogarlo come un "Tomb Rider versione vampiresca", in quanto si vedevano subito i punti di contattato tra i due giochi, avendo un personaggio in 3d visto di spalle e che saltella in un mondo 3d texturizzato, con un gameplay ricco di componenti platform (orribili a mio parere), combattimenti (mille volte migliori di quelli di Tomb Rider) e una storia interessante a tenere insieme il tutto. Certo, oggi si notano molti meno punti di contatto tra i due giochi di quanto non ci sembrasse 24 anni fa, ma resta il fatto che anche adesso approcciandomi a questo gioco mi è torna quella stessa identica sensazione di "Tomb Rider coi vampiri".



Del resto Soul Reaver è figlio del suo tempo, e lo è fino al midollo. All'epoca ci sembrava tecnicamente eccelso in quanto, è innegabile, per tutti noi l'introduzione della grafica a solidi 3d negli action-adeventure era una gran bella novità, un cambio di paradigma che ci faceva sembrare i giochi in bitplane come tecnicamente arcaici. Eppure oggi la sensazione che si ha è diametralmente opposta: Soul Reaver, così come anche Tomb Raider e compagnia cantante, hanno un aspetto orribile agli occhi di un giocatore del 2023, con texture impastate e traballanti, colori scialbi e una giocabilità invecchiata malino, mentre tanti altri giochi dello stesso periodo ma fatti in pixel-art sembrano decisamente più piacevoli da giocare.



Non che Legacy of Kain: Soul Reaver sia brutto preso di per sé. All'epoca eravamo tutti concordi che fosse un bel gioco e ne fummo rapiti. Io stesso, che non amo il genere e in particolare non amo le sezioni a piattaforme, mi impegnai per terminarlo e mi comprai addirittura il suo seguito per Ps2. Eppure oggi non riesco a trovarlo appagante in nulla, a prescindere dall'aspetto grafico. Anzi trovo fastidiosa e ridondante la necessità di passare obbligatoriamente tra un "piano esistenziale" e l'altro, negli stessi ambienti, per riuscire progredire. Probabilmente sono diventato pigro, ma non è una cosa così divertente... e forse l'avrei pensato anche all'epoca se fossi andato un po' oltre al piacere di esplorare un'ambientazione così originale (benché molto spoglia) e ai divertenti scontri con i boss.


Per concludere devo aggiungere che è terrificante dover manovrare la telecamera solo utilizzando i due grilletti (non è previsto il controllo analogico con la seconda levetta), che è una cosa ormai talmente naturale da essere imprescindibile, per cui non sono riuscito a giocarci per più di un paio d'ore e non mi sento di consigliare di provarci a nessuno, a meno che non si voglia armare di tanta pazienza e amore verso l'archeologia videoludica.
Legacy of Kain: Soul Reaver è stato un grande gioco, per cui ricordiamolo per quello che ci ha dato ma lasciamo il cadavere nell'abisso dove è stato gettato implacabilmente dal tempo. Non stiamo a riesumarlo. Faremmo altrimenti solo del male a lui e a noi.