venerdì 20 marzo 2020

Seven Cities Of Gold: quante promesse....




Seven Cities of Gold - 1984 - Versione Commodore 64


Con Seven Cities of Gold ho capito per la prima volta, all'età di 14 anni, quale sarebbe stato, con tutta probabilità, il mio genere preferito nei videogiochi. O meglio: l'ho capito PRIMA di giocare effettivamente con questo titolo, semplicemente basandomi sulla "preview/review" che avevo letto su Videogiochi, la rivista di cui ho parlato tempo addietro (qui) e che era un po' la bibbia, in quel lontano 1985, per chi si interessasse ai giochini per computer.



Ricordo che sulla rivista c'erano diverse pagine che parlavano di questo programma, con foto non solo relative al gioco vero e proprio, c'erano anche le foto dei programmatori, con interviste, piccoli retroscena e poi ovviamente non poteva mancare la recensione vera e propria che descriveva minuziosamente tutto quello che aveva da offrire l'esperienza di gioco. Ma c'era soprattutto questa foto gigante del continente americano riprodotto con la grafica del Commodore 64: tanto mi colpì quest'immagine che arrivai a ridisegnarla la più uguale possibile utilizzando il Koala Paint, un software da disegno per C64 di cui un giorno parlerò e in cui, nella versione che avevo io, non c'era possibilità di salvare... per cui dopo due ore di disegno pixel x pixel (con ausilio di carta millimetrata) è andato tutto perso, ma - come si dice di solito - è comunque servito per fare esperienza.



L'aspettativa che creò quest'articolo non ha forse eguali nella mia storia personale di videogiocatore. Malgrado già dalle foto la grafica di gioco sembrava parecchio spartana, il titolo sembrava promettere ore e ore di esplorazione e "mappaggio" di nuovi mondi, incontri con altre culture e opportunità per arricchirsi. L'articolo mi convinse che i giochi di esplorazione e sopravvivenza fossero quello che cercavo in un videogioco, molto più di qualsiasi arcade, platform o gioco di guida. Già amavo l'aspetto esplorativo/mappaiolo delle avventure testuali, ma ritrovare queste meccaniche in una prospettiva più giocosa e immediata come prometteva di essere in Seven Cities of Gold, sembrava davvero il massimo a cui potessi aspirare. Poi ad un certo punto arrivò il gioco sul mio Commodore 64.



Come forse avrai già intuito ne rimasi deluso. Certamente la grafica era veramente povera. Ma tanto. Anzi, tantissimo. Al di là della magnifica rappresentazione dei continenti (oltre all'America il gioco poteva generare, in un'ora o poco più, dei continenti casuali, fatti con un certo criterio, che alla fine si somigliavano un po' tutti ma che comunque rendevano il gioco maggiormente avvincente), per il resto questo gioco graficamente faceva davvero pena. Ad iniziare dal porto base, fatto praticamente coi caratteri ASCII "abbelliti" da un abbozzo di scrolling parallatico.



Ma pazienza, mi dirai, del resto non è certo questo un'aspetto importante del gioco. Verissimo. Ma dimmi allora perché la finestra di gioco, durante l'esplorazione, è così terribilmente minuscola? Se volevano simulare un campo di visione ridotto (cosa che ci può benissimo stare, per carità), perché non far comparire la mappa poco per volta ma lasciare visibile quella già esplorata? Trovai, e trovo tutt'ora, davvero insensato ridurre lo schermo di gioco ad un francobollo proprio in un titolo dove l'esplorazione è tutto.



Vogliamo poi parlare di che grafica viene mostrata in quel francobollo di finestra? Tanti bei simboli tutti uguali con un livello di dettaglio che sembra un Atari 2600 per rappresentare alberi, fiumi e montagne... davvero poca cosa. Le cose peggiorano ulteriormente quando si entra in un villaggio. Qui abbiamo un'ampia zona vuota con qualche sporadica capanna o palazzo (?) e una pletora di gente tutta uguale che ti zompa intorno, tendendo a toccarti anche se ti muovi un pixel al minuto, e conseguentemente destinata a morire anche contro la tua volontà. A quel punto scatta automaticamente il massacro: in questo gioco si vince, ci si arricchisce, uccidendo centinaia di indigeni.



Capisci perché ci rimasi di merda? Non bastano poi le poche opzioni che consento di dividere uomini e risorse nei villaggi o nelle miniere per rendere il gioco più "strategicamente" avvincente. Alla fine diventa tutto molto meccanico ed estremamente noioso. In tante ore di gioco non ho mai trovato uno spunto che mi esaltasse, che mi facesse venir voglia di esplorare ancora.


In definitiva dovetti aspettare ancora un po' per trovare un gioco di questo tipo che mi piacesse davvero (potrei citare ad esempio Civilization, uno dei titoli più belli di sempre, che ho trattato qui). Seven Cities of Gold sulla carta era un titolo avvincente, capace di regalare ore di felice esplorazione, ma nella realtà fu una gran delusione. Oggi può essere provato (ne esiste anche un remake recente) ma non aspettarti un gioco profondo né appagante.


Nessun commento:

Posta un commento