martedì 29 ottobre 2019

Burger Time, una delle prime Killer Application della storia



Burger Time - 1982 - Versione Intellivision


Dal punto di vista ludico non c'è molto da dire: si tratta del "porting" di un celebre (anche se poco diffuso dalle mie parti) gioco arcade che riprende vagamente lo schema finale di Donkey Kong, laddove un omino (in questo caso nelle fattezze di un cuoco) deve far cadere dei pezzi di panino camminandoci sopra, cercando nel frattempo di evitare di essere toccato dai mostrini che vagano per lo schermo (uova e salsicce, per lo più), e possibilmente facendo in modo che questi "nemici" restino schiacciati dalla caduta dei componenti del panozzo. La cosa interessante di questo Burger Time è invece un'altra, e cioè che fece da enorme traino per le vendite della console Intellivision, restando di fatto il programma più emblematico mai pubblicato su questa macchina.



Mostrando una grafica che oggi sembra ridicola ma che per allora era abbastanza superiore a quanto poteva offrire la concorrenza (leggi Atari 2600), Burger Time faceva sognare tutti i bambini che amassero i videogiochi, al di là dell'effettiva bellezza del gameplay. Ebbi la fortuna di avere come compagno di banco delle medie un ragazzino che oggi è un apprezzato cantautore, ma che all'epoca io apprezzavo tantissimo sorpattutto perché aveva in casa, per l'appunto, l'Intellivision, e quindi mi capitava spesso di venire invitato a passare pomeriggi a fare compiti, MA SOPRATTUTTO a giocare davanti alla tv. Burger Time fu ovviamente il primo titolo che provai e... okkey, non era male, mostrava bellissime animazioni, e aveva un feeling diverso dai miei giochi Atari, anche grazie all'utilizzo di un controller molto particolare e ricco di tasti con cui questa macchina della Mattel era equipaggiata. Ma non mi fece cadere la mascella, pur essendo un po' meglio, graficamente, rispetto a quanto fossi abituato a vedere in casa. Al bar i giochi restavano comunque su un altro pianeta. Il problema non era neppure il sonoro, che in questo gioco pur non brillando in modo particolare, riproduceva comunque dei branetti simpatici



A mio avviso se un problema c'era, questo era - indovina un po' - relativo ai comandi! Il problema dell'imprecisione dei comandi per me era terribile e devo dire che anche oggi con un Dualshock 4, sia usando i tasti digitali che il comandino analogico, mi resta molto difficile dirigere l'omino con precisione. Tutto questo rende il gioco parecchio difficile fin dalle prime fasi, a meno di non dedicarsi con caparbietà fino ad imparare a domare comandi e schemi. Probabilmente col "cerchietto" originale dell'Intellivision risulta più facile districarsi tra scalette e passerelle, ma ricordo chiaramente che per me erano dolori superare il primo schema anche col comandino originale. Probabilmente è un problema mio personale, che ho con questo gioco in particolare, perché tanta gente invece mi dice di trovarsi benissimo coi comandi. Pace. Io però ti avviso: il gioco è molto divertente ma, se non riesci a trovare il feeling giusto coi comandi, può risultare anche parecchio frustrante.

lunedì 28 ottobre 2019

Chain of Memories, versione originale




Chain of Memories - 2004 - Versione Game Boy Advance



Due parole veloci su questa versione portatile del gioco Chain of Memories di cui ho già parlato nella sua incarnazione su Playstation (nella fattispecie avevo giocato il remix su PS4, e che mi era piaciuto davvero un sacco).



La versione per GBA di Chain of Memories ci mostra innanzi tutto come il gioco fosse stato originariamente concepito e programmato, rivelandoci un prodotto nato per essere fruito su una console portatile, dallo schermo a dir poco minuscolo e incapace di gestire qualunque tipo di grafica 3d: Ebbene, pur in questa modalità più "arcaica" Chain of Memories resta un gioco godibilissimo, longevo, impegnativo e divertente.



Purtroppo il titolo non è giocabile seriamente su un dispositivo il cui controller sia emulato via schermo touch (quindi, banalmente, in emulazione su telefono o tablet) in quanto richiede un utilizzo intensivo e contemporaneo dei tasti frontali R e L, che chiaramente non sono azionabili con la giusta velocità se posti sullo schermo, invece che sul bordo della macchina da gioco. Quindi ti sconsiglio di provare il gioco se non disponi di un un Game Boy Advance, un Nintendo DS o altri dispositivi equivalenti. O sempre se tu non possa collegare un pad al tuo telefono. Se infatti tu lo potessi giocare utilizzano, per esempio, un Dualshock 4 allora avresti per le mani un titolo quasi perfetto.



Il "quasi" si riferisce al fatto che purtroppo qualche difetto c'è. In questa versione, in particolare, è molto difficoltoso gestire i mazzi (soprattutto è una pena spostare le carte, e arrangiarne l'ordine è un vero incubo), una problematica che su playstation era stata notevolmente migliorata, pur restando certamente ancora gestibile in un modo un po' troppo meccanico e poco intuitivo.



Infine faccio presente che la storia che viene raccontata è esattamente la stessa su entrambe le versioni, con la semplice differenza che qui tutto è stato ridisegnato in 2d, comprese le scenette di intermezzo, cosa che rende questa incarnazione per GBA ancora più preziosa di quella per PS2 che, ti ricordo, riciclava in tutto gli asset del primo Kingdom Hearts.



Se non fosse quindi per la risoluzione bassissima, dovuta ai limiti del GameBoy, saremmo davanti ad un piccolo gioiellino in pixel art che, comunque, consiglio a tutti di provare.


venerdì 25 ottobre 2019

Missile Command e l'Atari 2600



Missile Command - 1981 - Versione Atari 2600


Non ho mai giocato a Missile Command in sala giochi, e devo dire che, anche se l'ho visto in alcune (rare) occasioni in qualche bar della zona, non ho nemmeno mai notato una gran ressa di persone intorno a questi cabinati. Insomma, almeno dalle mie parti, questo gioco non ha sfondato. 
Personalmente posso confermare che questo titolo non mi ha mai veramente attirato soprattutto perché si giocava con la trackball, un metodo di comando a mio avviso diabolico, scomodissimo e "mangiamani", nel senso che le mie piccole manine da bambino nerd spesso si trovavano a venir pizzicate dal cabinato: capitava cioè che se non alzavo le mani in tempo mentre la boccia rotolava veloce, praticamente la mia pelle veniva come risucchiata nella fessura del cabinato, dandomi una bruttissima sensazione di fastidio se non addirittura dolore!



Ben diverso il discorso a casa, dove sul mio fiammante Atari VCS giocavo a Missile Command con il tradizionale joystick, in una trasposizione che tutto sommato non sfigurava eccessivamente rispetto a quanto veniva proposto in sala giochi. Anzi, la versione arcade io la ricordo addirittura in bianco e nero, con le bande colorate appiccicate sullo schermo: sicuramente in realtà Missile Command era un gioco a colori, ma dalle mie parti si vede che i cabinati erano stati riconvertiti da qualcosa di molto più vecchio. 



A casa ci ho giocato parecchio, del resto non avevo quella gran quantità di titoli a disposizione e quindi dovevo sfruttare il più possibile i giochi che mi passavano per le mani. Non posso dire di averlo mai veramente amato, del resto una mia partita in media durava 5 minuti, e poi diventava troppo veloce per resistere a lungo. Inoltre la ripetitività del titolo era evidente anche ai miei occhi di bambino, ma trovavo che questo gioco avesse un concept interessante e soprattutto che fosse stato realizzato bene, con un gameplay estremamente fluido e giocabile. E infatti una partitina veloce mi piace farla anche oggi, di tanto in tanto, e ancora quasi godo quando un piccolo fungo atomico si eleva da una mia città colpita in pieno da un missile nucleare. 
Io credo in definitiva che una partitina dovrebbero farsela tutti, almeno una volta nella vita, perché il gioco è genuinamente ancora immediato e divertente.


martedì 22 ottobre 2019

10243: il magnifico caffè parigino



Set 10243 - Anno 2014 (pezzi 2449)


Un altro bellissimo set "creator", che va ad affiancarsi alle altre costruzioni dello stesso filone cittadino che abbiamo già visto in più di un'occasione. Questa volta è veramente impossibile non rimanere affascinati dal soggetto, un ristorante parigino realizzato davvero con una cura incredibile e dall'aspetto incantevole, creato con moltissimo gusto e arricchito di un'enorme quantità di particolari, sia all'interno che all'estendo del palazzo che rappresenta.



Gli interni sono veramente splenditi, ad iniziare da come è stata realizzata la minuscola soffitta, che è evidentemente la casa di un pittore vista la presenza di cavalletto, pennelli e quadri astratti;  si prosegue poi con l'interno del ristorante, con tanto di banco e cucina, che ha pentolame, scaffali e addirittura una pila di piatti da lavare.



Infine c'è un appartamentino al primo piano (guardare la foto, per notare quanti particolari vi siano, tra caminetto, letto e quant'altro). La costruzione è piuttosto solida e molto divertente da assemblare, e anche se manca di particolari guizzi geniali nelle soluzioni proposte, il risultato è davvero eccellente e credo senza timore di smentita che questo set piacerebbe a chiunque, grandi e piccini.



Non posso quindi che consigliarlo senza riserve, soprattutto se amate le "casette" di Lego, le cose fatte bene, e lo stile parigino!


Valutazione 10/10

Prezzo nuovo 200 euro circa


lunedì 21 ottobre 2019

RE: Chain of Memories è meglio di Kingdom Hearts



RE: Chain of Memories - 2005 - Versione PS4


Finito un paio di settimane fa il primo Kingdom Hearts, sono passato subito ad intrattenermi con il remix per Playstation del suo seguito più diretto, quel Chain of Memories che avevo già provato lustri fa nella versione originale per Game Boy Advance (di cui probabilmente parlerò uno dei prossimi giorni) ma col quale non mi trovavo molto a mio agio, in particolare per via dei comandi, così piccoli e imprecisi nel piccolo portatile Nintendo, e che quindi all'epoca lasciai perdere per dedicarmi a qualche altro gioco.



Questa versione per Playstation 2 (provata ora nella sua remastereded Playstation 4) per fortuna abbandona completamente il 2d della versione portatile per passare ad una versione del tutto e per tutto uguale al Kingdom Hearts originale della Playstation: stesse texture, stesse musiche, stessi modelli animati e stessi effetti sonori. Purtroppo anche le ambientazioni e la maggior parte di boss restano gli stessi, ma il sistema di gioco è completamente diverso e, a mio personalissimo parere, molto ma molto più intrigante e divertente di quello originale.



Uno degli aspetti che mi avevano meno convinto nel capostipite di questa saga era proprio il "battle system", le regole e le modalità in cui si combatte contro i nemici. Le ho descritte nel mio articolo precedente come assillanti, ripetitive e abbastanza da encefalogramma piatto. Qui è tutto un'altra storia: il sistema a "mazzi di carte", pur senza essere nulla di troppo sofisticato, permette di creare delle strategie molto interessanti, capaci di personalizzare non solo il proprio stile di combattimento, ma di variarlo sensibilmente anche tra una battaglia con un boss e l'altra, o per affrontare, creando un mazzo apposito, tanti nemici standard in modo veloce e proficuo per livellare in fretta. E' possibile concatenare attacchi per creare effetti interessanti, oltre ché evocare summon o causare effetti ad area.



La storia è molto criptica, anche se piano piano chiarisce qualcosa, e i mondi Disney non hanno praticamente alcuna funzione in essa, sono solo dei meri sfondi per le battaglie. Tuttavia viene data la possibilità di personalizzare questi mondi creando delle stanze con caratteristiche diverse (ad esempio mettendo negozi, punti di salvataggio, nemici deboli o forti e via dicendo), rendendo il passaggio meno passivo e, in fin dei conti, abbastanza divertente.



Il gioco è quindi molto ben congegnato, ricco di spunti e con un sistema di combattimento appagante, grazie anche ad una varietà di carte e combinazioni che diventa mano a mano piuttosto ampia e divertente da esplorare. L'unico vero difetto che salta all'occhio è per l'appunto il riciclo quasi completo di tutto quanto già visto in Kingdom Hearts:  ci sono un paio di ambientazioni e entità nemiche nuove, ma sono ben poca cosa rispetto a tutto il resto.



E poi, ciliegina sulla torta, una volta terminata l'avventura, la sorpresa: se ne apre un'altra il cui protagonista questa volta, al posto di Sora, sarà Riku. La storia è totalmente nuova (anche se parallela a quella principale), ed è anche parecchio  più breve, ma ci sono regole diverse  che la rendono quasi un gioco differente, anche se un poco più facile.



In sostanza questo RE: Chain of Memories mi è piaciuto un sacco, molto più di quanto non mi fosse piaciuto il primo Kingdom Hearts. L'aspetto è quello di uno spin-off fatto a basso budget, ma la sostanza di questo gioco, dal punto di vista ludico, è addirittura superiore a quanto visto nel titolo principale. Per me è davvero un titolo valido.



martedì 15 ottobre 2019

The Island of Lost Hope



The Island of Lost Hope - 1989 - Versione Amiga



Questa misconosciuta avventura testuale, sulla carta, è fenomenale. L'aspetto stilistico/grafico/sonoro a mio parere è quanto di meglio si potesse fare, nel 1989, su Amiga o su Atari St, con un layout generale veramente interessante. Vediamo brevemente gli aspetti salienti di questo gioco: il parser (l'interfaccia testuale uomo-macchina) pur non essendo a livelli stratosferici, come accade invece per i titoli Infocom o Magnetic Scrolls, è comunque più che buono, capisce l'inserimento di molti verbi e frasi composte; le immagini statiche, relegate ad un angolino e viste come attraverso ad un oblò, sono esattamente quello che serve per dare un pizzico di atmosfera alle location del gioco senza essere troppo invasive (ogni location ha una sua immagine, tra l'altro, alcune delle quali molto belle, altre più dozzinali); l'interfaccia generale, con bussola, mappa autocompletante e inventario su schermo, è veramente molto accattivante e ti invoglia ad usarla e giocare; il sonoro infine, benché ripetitivo, è pulito e non eccessivamente invadente (generalmente si sente lo sciacquio delle onde, il battito del tuo cuore, che accelera nei momenti di pericolo, porte che si aprono, passi e cose così).



Tanto mi piacque questa sua impostazione stilistica che presi The Island of Lost Hope come modello per un mio gioco, che purtroppo non venne mai alla luce visto che mi si ruppe l'Amiga a metà dello sviluppo e poi lo lasciai lì per comprarmi un Pc... credo che i dati sull'HD del 1200 oggi non sia più nemmeno possibile recuperarli in alcun modo, per cui devo dire addio al mio Ullisprick 2, e alle ore passate a crearlo. Questa mia produzione iniziava proprio come inizia quest'altra avventura, cioè su una micro isoletta, con palma, in mezzo all'oceano, e aveva un'impostazione grafica abbastanza simile. Amen.



Tornando a bomba su The Island of Lost Hope, al di là del suo stile così particolare, il gioco è anche appassionante come storia (pirati e tesori), pur mancando certamente di originalità, e presenta degli enigmi tutto sommato interessanti. Tuttavia non è tutto rose e fiori. Il problema di questo gioco è che non è facile capire cosa fare e come farlo e si muore spesso. Insomma si procedere per tentativi, che a volte sono talmente complessi o particolari che è difficile arrivarci. Ad esempio: ho un coltello e c'è un pirata che dorme. Se provo con KILL PIRATE vengo sopraffatto e ucciso. Se invece lo soffoco col cuscino (bell'azione per un gioco, vero?) riesco a toglierlo di mezzo. Ci vedi una logica? Io no.



E questa che ti ho appena illustrato è solo una situazione tutto sommato semplice. Insomma: senza una soluzione o degli aiuti il gioco non è molto godibile, a mio parere. Infatti non sono mai riuscito a finirlo fintanto che non mi fu data una soluzione completa, perché finivo sempre per dimenticare qualche oggetto da qualche parte.



In definitiva questo gioco è, a mio parere, fantastico per come si presenta, davvero un gioiellino. Peccato per uno svolgimento della storia troppo ostico da decifrare per essere completamente godibile.


lunedì 14 ottobre 2019

31025: il cottage di montagna


Set 31025 - Anno 2014 (pezzi 550)


Mi piace questo set perché adoro il soggetto, cioè il cottage di montagna, e infatti ne possiedo uno che, se si esclude il colore, assomiglia parecchio a questa costruzione riprodotta coi Lego (vedi la foto in fondo all'articolo).
La casetta in sé, benché minuscola, è molto carina e curata sia nell'esterno (con il suo steccato, la pentola sul fuoco e un ponticello), sia all'interno: anche questa costruzioni si può aprire a libretto rivelando l'interno, dove si possono trovare un caminetto, un tavolo, un quadro e il legname per alimentare il camino. Anche l'interno ricorda molto la mia casetta! Un ometto popola il set, munito di una piccola macchinetta scoperta che, pur non essendo molto pertinente al tema, è davvero carina.



Meno carina la "montagna" a fianco della casa. Come la mia casetta reale anche qui abbiamo una fonte che scende dal monte e c'è una grotta con dei cristalli (anche io trovo cristalli nelle rocce vicino alla mia casetta). La resa è abbastanza bruttina, e a poco serve il nido col falco in cima al cucuzzolo, il tutto è abbastanza poco riuscito.
Un paio di particolari, infine, mi sono piaciuti molto: il fumo che esce dal comignolo, davvero particolare, e l'abete sul retro della casa, migliore di quelli fatti con un pezzo unico che di solito si trovano negli altri set.
In definitiva un set discreto che si risolleva solo per il soggetto, il cottage, che è veramente bello.

Valutazione 8/10

Prezzo nuovo 48 euro


mercoledì 9 ottobre 2019

E.T. fa oggettivamente ca..re!



E.T. - 1982 - Versione Atari 2600


Povero gioco, questo E.T.: viene visto da tutti come il peggior gioco per Atari 2600, come la scintilla che ha fatto scattare il fallimento del mercato console di quegli anni, come la causa di tutti i mali. In realtà E.T. è solo un gioco che fa cagare né più né meno di tanti altri prodotti dell'epoca. E' vero che quando uscì questa cartuccia tutti si aspettavano il gioco del secolo, e che invece ci si trovò di fronte ad un giochino molto approssimativo, ma è anche vero che si è visto molto di peggio su questa console.


Intanto per incominciare E.T. ha una discreta idea dietro, e una realizzazione tecnica decente (la schermata del titolo con il faccione dell'Extra Terrestre, per esempio, è notevole per essere un gioco del VCS). Quello che manca invece, in questa specie di avventura multischermo, è la giocabilità pura: è innegabile che per la maggior parte del tempo si finisce per precipitare in buchi orribili, da cui è persino difficile uscire senza ricadere immediatamente. Bastano quindi 40 secondi di gioco per non poterne più, al di là di una grafica tutto sommato accettabile e di un feeling col film che, a ben vedere, non manca.
All'epoca non ci giocai, per fortuna. Oggi proprio non vale la pena nemmeno scaricare la rom.


martedì 8 ottobre 2019

Go Froggy go!



Frogger - 1981 - Versione Arcade


Frogger è probabilmente tra i più celebri giochi arcade dei primi anni '80, un cabinato che si trovava ovunque, spuntava come i funghi nelle sale giochi, nei bar, nelle hall degli alberghi, nelle stazioni ferroviarie... era inevitabile finire prima o poi per giocarci qualche partita, da qualche parte. Diciamo che il gioco non ha mai brillato per profondità, ed oggi mette in mostra tutti i suoi limiti concettuali in modo quasi imbarazzante. Un Donkey Kong o un Pacman qualsiasi avevano molto di più da offrire dal punto di vista ludico rispetto a questo semplice gioco in cui, lo ricordo, dobbiamo solo attraversare una strada senza farci stirare, per poi saltellare da un tronco all'altro fino ad entrare nella tana. Il tutto all'infinito, con un incremento della difficoltà molto ripido, atto a farti morire in pochi minuti per poi spillarti altra pecunia.



La bellezza di questo Frogger però sta nel contorno. Intanto la schermata di gioco, così ricca di colori ed elementi in movimento, era molto attraente per l'epoca, invogliava proprio ad inserire una moneta per accettare la sfida. Vedere questa ranocchia che fa il pelo alle automobili, oppure che salta via da un tronco poco prima di andare a sbattere contro il bordo dello schermo, rappresentava un chiaro e suadente richiamo. E poi come dimenticare i mitici effetti sonori e, soprattutto, la musica? I jingle di Frogger sono entrati nella storia, in tutti i sensi. Ricordo l'esaltazione quando, undicenne, ho sentito alla radio per la prima volta il disco dei Buckner & Garcia dal titolo "Froggy's lament", che riprendeva i jingle del gioco: una canzone di merda, ma che era fantastica perché parlava di un videogame! Tuttavia, pur avendo subito tutto questo fascino, il sottoscritto dopo poche partite con Frogger iniziava ad annoiarsi. Per questo non sono mai diventato bravo con questo gioco, fermandomi ad ogni partita al secondo o terzo stage... insomma, non mi sono mai divertito troppo perché l'ho sempre trovato un gioco davvero troppo semplicistico.
Quello che rimane di Frogger è quindi, fondamentalmente, il ricordo di un gioco molto colorato e, dal punto di vista sonoro, storico.
Solo per nostalgici.

venerdì 4 ottobre 2019

IK+



International Karate+ - 1988 - Versione Amiga


Non ho mai amato i picchiaduro, proprio non è il mio genere, non mi divertono, non ho amici con cui giocarci, ma ci sono stati titoli che volente o nolente mi sono trovato lo stesso ad esperienzare in gioventù, visto che ne parlavano tutti e ne avevo la disponibilità (leggi: amici da cui copiare il dischetto). Tra i primissimi esponenti di questo genere di giochi c'è stato The Way of the Exploding Fist, di cui ho già parlato e che nel suo piccolo avevo apprezzato, mentre solo dopo alcuni anni è arrivato questo Internationl Karate+ che, a dirla tutta, mi sembrava (e continua a sembrarmi) solo un clone del precedente.



Qui si può giocare anche in tre (di cui al massimo due umani) e sono stati aggiunti dei noiosissimi intermezzi in cui si devono rompere oggetti (o teste) che ci vengono buttati contro. Per il resto è la stessa solfa, le stesse mosse, lo stesso insensato divertimento. Con la differenza che qui c'è pure un solo fondale, bello finché si vuole (con animazioni buffe), ma pur sempre un solo fondale resta!



So che il gioco piacque moltissimo a tutti, ancora oggi se ne parla un gran bene. Fantastico, ne sono felice. A me fa dormire già dopo 4 minuti, e se sei un giocatore solitario probabilmente ti aspetta lo stesso destino che è capitato a me. Non ho mai visto la versione per C64 ma sicuramente non può essere migliore di questa per Amiga.
Solo per amanti del genere.