lunedì 30 marzo 2020

Aztec Tomb Adventure e l'arte delle immagini coi simboli grafici



Aztec Tomb Adventure - 1983 - Versione Commodore 64


Vetusta, minimale e anche un po' buggata, questa avventura testuale non mi ha mai attirato più di tanto. Benché fosse una delle prime avventure che mi finirono in mano, tra tutte le cassette copiate dagli amici ancor prima che mi comprassi il computer, il fatto che le descrizioni fossero praticamente inesistenti e che la grafica fosse realizzata interamente coi caratteri standard del C64, fece sì che non ci giocassi praticamente mai per più di 10 minuti, in quanto oggettivamente poco attraente agli occhi del Barabba tredicenne.



Riprendendola in mano oggi invece non posso non apprezzare lo sforzo profuso dal suo autore (il mitico Anthony Crowther che creò Suicide Express e lo splendido Captive) nel creare piccoli quadretti grafici coi pochi mezzi offerti dal set di caratteri del microcomputer della Commodore: alcuni sono proprio belli, e va riconosciuto! Peccato che il parser (l'interfaccia uomo-macchina) sia a livello paleolitico, e che quindi spesso sia difficile farsi capire o, peggio, riuscire a capire cosa il gioco si aspetti da noi.



Infatti il gioco non è troppo difficile, è lungo il giusto, ha dei passaggi abbastanza standard e, sebbene ci siano commistioni fantasy poco coese col resto del gioco, tutto sommato è ideato benino. Ma la mancanza totale di suggerimenti o indizi lo rendono davvero ostico da risolvere. Gestire gli oggetti è fin troppo semplicistico e quindi, per assurdo, diventa complicato azzeccare la mossa giusta.



In ogni caso ho dovuto aspettare il 2020 per terminarlo, e tutto sommato di dispiace di non averlo fatto 35 anni fa, quando probabilmente questa avventura avrebbe avuto un altro sapore.



giovedì 26 marzo 2020

Batman the Movie per Amiga



Batman The Movie - 1989 - Versione Amiga


Questo ennesimo "tie-in" prodotto dalla Ocean fu l'ennesimo titolo che prometteva tanto ma che alla fine mi ha deluso moltissimo. La recensione su TGM lo dipingeva come un capolavoro nei secoli, un gioco imprescindibile, tecnicamente eccelso e divertente da giocare ma in realtà si rivelò essere il classico platform arcaico, lento e con nemici che compaiono dal nulla, difficile il giusto (anche se avere il tempo che se finisce muori è una cosa oscena), ma poco esaltante da tutti punti di vista. 



Risollevano il tutto un paio di livelli in stile "gioco di guida", in particolare il secondo livello in cui si deve guidare la Batmobile tra le vie cittadine, in una sorta di "out-run" molto fluido ma TROPPO lungo e difficile: le auto nemiche sono decisamente invadenti ed è difficile scartarle, anzi sembrano non volersi mai togliere dai coglioni, così come è difficile arpionare i paletti per cambiare repentinamente strada, quando è richiesto. Diciamo che se questa fase fosse durata massimo 2 minuti sarebbe stato un simpatico intermezzo, ma così com'è è noiosa e frustrante. I simpatici redattori di TGM si sono esaltati per la "bellezza" di questa fase, ma se vogliano di bello c'è solo un'innegabile fluidità e tutto sommato le auto nemiche "scalano" di dimensioni in modo convincente. Per il resto tutto il percorso è graficamente uguale dall'inizio alla fine, la visuale della strada è abbastanza "tronca" e, in definitiva, c'è molto di meglio su Amiga.



Secondo me si tratta di un titolo davvero sopravvalutato e che tradisce un design già vecchio nel 1989. Un titolo solo discreto per chi ama i platform arcaici e sopporta le fasi guidate.


martedì 24 marzo 2020

6240: i pirati naufragati



Set 6240 - anno 2009 (70 pezzi)


Il set di oggi ci propone due pirati e un pappagallo alla deriva su una zattera, con una grossa piovra a minacciarli. La zattera è fatta benino, con il su timone improvvisato, il trespolo per il pappagallo e un albero con scaletta e postazione da vedetta.
Benché questo set abbia pochissimi pezzi, i due omini e il "Kraken" sono davvero carini. Per il resto nulla da segnalare, un buon set che è anche piuttosto giocabile.

Voto 8 su 10

Prezzo nuovo 30 euro


lunedì 23 marzo 2020

La svogliata Beach Volley dell'Amiga



Beach Volley - 1989 - Versione Amiga

Ricordo che Beach Volley della Ocean era famoso soprattutto per la presenza, tra il pubblico che fa da sfondo ai campetti, di un bambino che si scaccola e di una ragazza con una tetta scoperta. Tanto bastò perché se ne parlasse, per lo meno nella ristretta cerchia delle mie conoscenze.



Naturalmente c'è ben altro da dire relativamente a questo gioco. Iniziamo col dire che è un gioco solo apparentemente semplice, immediato e a prova di imbecilli. Tutt'altro!

venerdì 20 marzo 2020

Seven Cities Of Gold: quante promesse....




Seven Cities of Gold - 1984 - Versione Commodore 64


Con Seven Cities of Gold ho capito per la prima volta, all'età di 14 anni, quale sarebbe stato, con tutta probabilità, il mio genere preferito nei videogiochi. O meglio: l'ho capito PRIMA di giocare effettivamente con questo titolo, semplicemente basandomi sulla "preview/review" che avevo letto su Videogiochi, la rivista di cui ho parlato tempo addietro (qui) e che era un po' la bibbia, in quel lontano 1985, per chi si interessasse ai giochini per computer.



Ricordo che sulla rivista c'erano diverse pagine che parlavano di questo programma, con foto non solo relative al gioco vero e proprio, c'erano anche le foto dei programmatori, con interviste, piccoli retroscena e poi ovviamente non poteva mancare la recensione vera e propria che descriveva minuziosamente tutto quello che aveva da offrire l'esperienza di gioco. Ma c'era soprattutto questa foto gigante del continente americano riprodotto con la grafica del Commodore 64: tanto mi colpì quest'immagine che arrivai a ridisegnarla la più uguale possibile utilizzando il Koala Paint, un software da disegno per C64 di cui un giorno parlerò e in cui, nella versione che avevo io, non c'era possibilità di salvare... per cui dopo due ore di disegno pixel x pixel (con ausilio di carta millimetrata) è andato tutto perso, ma - come si dice di solito - è comunque servito per fare esperienza.



L'aspettativa che creò quest'articolo non ha forse eguali nella mia storia personale di videogiocatore. Malgrado già dalle foto la grafica di gioco sembrava parecchio spartana, il titolo sembrava promettere ore e ore di esplorazione e "mappaggio" di nuovi mondi, incontri con altre culture e opportunità per arricchirsi. L'articolo mi convinse che i giochi di esplorazione e sopravvivenza fossero quello che cercavo in un videogioco, molto più di qualsiasi arcade, platform o gioco di guida. Già amavo l'aspetto esplorativo/mappaiolo delle avventure testuali, ma ritrovare queste meccaniche in una prospettiva più giocosa e immediata come prometteva di essere in Seven Cities of Gold, sembrava davvero il massimo a cui potessi aspirare. Poi ad un certo punto arrivò il gioco sul mio Commodore 64.



Come forse avrai già intuito ne rimasi deluso. Certamente la grafica era veramente povera. Ma tanto. Anzi, tantissimo. Al di là della magnifica rappresentazione dei continenti (oltre all'America il gioco poteva generare, in un'ora o poco più, dei continenti casuali, fatti con un certo criterio, che alla fine si somigliavano un po' tutti ma che comunque rendevano il gioco maggiormente avvincente), per il resto questo gioco graficamente faceva davvero pena. Ad iniziare dal porto base, fatto praticamente coi caratteri ASCII "abbelliti" da un abbozzo di scrolling parallatico.



Ma pazienza, mi dirai, del resto non è certo questo un'aspetto importante del gioco. Verissimo. Ma dimmi allora perché la finestra di gioco, durante l'esplorazione, è così terribilmente minuscola? Se volevano simulare un campo di visione ridotto (cosa che ci può benissimo stare, per carità), perché non far comparire la mappa poco per volta ma lasciare visibile quella già esplorata? Trovai, e trovo tutt'ora, davvero insensato ridurre lo schermo di gioco ad un francobollo proprio in un titolo dove l'esplorazione è tutto.



Vogliamo poi parlare di che grafica viene mostrata in quel francobollo di finestra? Tanti bei simboli tutti uguali con un livello di dettaglio che sembra un Atari 2600 per rappresentare alberi, fiumi e montagne... davvero poca cosa. Le cose peggiorano ulteriormente quando si entra in un villaggio. Qui abbiamo un'ampia zona vuota con qualche sporadica capanna o palazzo (?) e una pletora di gente tutta uguale che ti zompa intorno, tendendo a toccarti anche se ti muovi un pixel al minuto, e conseguentemente destinata a morire anche contro la tua volontà. A quel punto scatta automaticamente il massacro: in questo gioco si vince, ci si arricchisce, uccidendo centinaia di indigeni.



Capisci perché ci rimasi di merda? Non bastano poi le poche opzioni che consento di dividere uomini e risorse nei villaggi o nelle miniere per rendere il gioco più "strategicamente" avvincente. Alla fine diventa tutto molto meccanico ed estremamente noioso. In tante ore di gioco non ho mai trovato uno spunto che mi esaltasse, che mi facesse venir voglia di esplorare ancora.


In definitiva dovetti aspettare ancora un po' per trovare un gioco di questo tipo che mi piacesse davvero (potrei citare ad esempio Civilization, uno dei titoli più belli di sempre, che ho trattato qui). Seven Cities of Gold sulla carta era un titolo avvincente, capace di regalare ore di felice esplorazione, ma nella realtà fu una gran delusione. Oggi può essere provato (ne esiste anche un remake recente) ma non aspettarti un gioco profondo né appagante.


mercoledì 18 marzo 2020

Match Point: l'anello di congiunzione




Match Point - 1984 - Versione Commodore 64


Quando è arrivato questo gioco a casa mia, in una compilation di titoli su una cassetta registrata col turbo tape, pensai compiaciuto: "finalmente Pong è diventato qualcosa di davvero simile al tennis, viva il Commodore 64!". Infatti prima di Match Point il tennis, nei videogiochi, l'avevo sempre visto sotto forma di barrette squadrate che si rimbalzavano una puntino o, nei casi migliori, in un paio di omini quasi inanimati che correvano all'interno di un quadrato (mi riferisco ai tennis per Intellivision e Vcs). Invece, finalmente, con questo titolo si era fatto il grande salto, che ci avrebbe portato poi ad avere titoli tennistici sempre più vicini al realismo, sia dal punto di vista grafico che più prettamente nel modo in cui si giocherà a tennis sul schermo. Match Point è l'anello di congiunzione tra lo sport astratto di Pong et similia, e lo sport simulato a cui siamo abituati oggi.
Il campo è infatti rappresentato in modo abbastanza accurato, con diversi giudici, e con due raccattapalle che addirittura si animano quando una pallina impatta sulla rete, per correre a recuperarla (ricordo ancora quando un mio amico mi mostrò esaltato questa "raffinatezza"). Pazienza per il pubblico immobile e rappresentato da un sacco di puntini colorati alla rinfusa: il feeling del campo da gioco c'è ed era quello che speravamo di trovare prima o poi in un titolo dedicato al tennis.



Anche gli omini sono animati benino, con un palleggio pre-servizio davvero evocativo. In corsa fanno abbastanza pena, invero, e soprattutto a livello facile ("quarti di finale") vanno talmente piano che sembrano sott'acqua! In compenso al livello "finale" vanno spediti come treni, diventando quasi incontrollabili. "In media stat virtus": il livello intermedio ("semifinale") invece è godibile, anche se dare una direzione alla pallina è comunque più facile nel tennis vero (cosa di cui all'epoca ero già fermamente convinto perché prendevo proprio lezioni di tennis in quel periodo). Purtroppo questo è il più grande limite di Match Point: manca un raffinato sistema per indirizzare i colpi, rendendo il tutto troppo casuale e poco soddisfacente. Ad iniziare dal servizio, che è praticamente automatico.
In definitiva devo essere sincero: nel 1984 questo gioco mi esaltò non poco: finalmente un tennis vero sul mio televisore! E ci giocai abbastanza spesso. Oggi mi rendo conto che Match Point è invecchiato malissimo e che non è affatto divertente, per lo meno giocato contro il computer. Dubito però che anche in due valga la pena di scendere a patti con i comandi per trovare un po' di divertimento sfidandosi con questo gioco. 
Per nostalgici.




lunedì 16 marzo 2020

Pitstop II



Pitstop II - 1984 - Versione Commodore 64



Pitstop II è un gioco interessante in quanto prima di tutto riprende la caratteristica tipica del suo predecessore, uscito un anno prima, e cioè il fatto che gli pneumatici delle auto da corsa si consumano, e con essi anche il carburante, per cui è necessario fermare l'auto ai box (il "pitstop" del titolo) per procedere al rabbocco e alla sostituzione delle coperture.



La cosa che cambia rispetto al capitolo precedente, oltre alla grafica finalmente dignitosa, è il fatto che si può finalmente giocare in due, in una sfida diretta con un altro giocatore umano o, in mancanza, contro il computer.

sabato 14 marzo 2020

Pitfall al bar!



Pitfall II - 1985 - Versione Arcade



La versione arcade di Pitfall II la ricordo al solito bar vicino al liceo, quando prese il posto niente popo' di meno che di Ghost'n'Goblins, col pieno disappunto di tutti gli appassionati che come me, la mattina, si attardavano nel piccolo locale di piazza della Vittoria per godersi un po' di quei giochi con la G maiuscola come solo gli arcade, all'epoca, potevano essere considerati.


In effetti in confronto a Ghosts'n Goblin la grafica di Pitfall sembrava semplicistica, benché gradevole. E poi non c'erano nemici da uccidere ma solo ostacoli da evitare, per lo più saltando o schivando le creature ostili.

mercoledì 11 marzo 2020

7737: Baywatch



Set 7737 - anno 2008 (126 pezzi)


Un incantevole piccolo set con un solo omettino che però può cambiare suite indossando maschera, pinne e muta. Questo omettino dispone anche di due mezzi distinti: la macchinetta con annesso rimorchio e, posta sopra quest'ultimo, una semplice ma carina moto d'acqua!
Il set è davvero minimale ma non manca di tanti piccoli particolari che ne fanno un gioiellino che tra l'altro ha anche un certo retrogusto vintage.
Nuovo non vale il suo prezzo, ma usato assolutamente sì

Voto 8 su 10

Prezzo nuovo 28 euro

lunedì 9 marzo 2020

Turrican II



Turrican II - 1991 - Versione Amiga


La serie di Turrican viene a buon diritto ricordata come qualcosa di eccezionale, in particolar modo per come fu realizzata sul piccolo Commodore 64, macchina che fu sfruttata all'inverosimile dai talentuosi sviluppatori della Rainbow Arts. Tuttavia non ho mai avuto modo di provare questo Turrican II sul C64 e quindi posso solo limitarmi a parlare delle versione Amiga.






Anticipo subito che su questa macchina il gioco fa un figurone, dando la sensazione addirittura di girare su qualcosa di superiore, tipo un Super Nintendo, che ricorda sia per il tipo di grafica, la quasi sempre ottima risposta dei comandi e per la palette di colori utilizzata.

venerdì 6 marzo 2020

42145: Ancora Minecraft di Lego



Set 42145 - anno 2018 (192 pezzi)


Ecco un altro set dedicato a Minecraft, e anche lui ha purtroppo le sue luci ed ombre. Il problema di questa serie Lego è che appare tutto davvero tanto tanto spartano, con pezzi disseminati quasi a caso e dai colori spesso sgradevoli. Non sembrano insomma essere il frutto di un design veramente ponderato. Lo so bene che in questo modo si vuole ricreare il più fedelmente possibile l'aspetto del gioco, che è effettivamente, dal punto di vista grafico, composto da blocchetti colorati sparsi un po' quà e un po' là in modo anche casuale, ma bisogna riconoscere che tuttavia in questi casi i Lego non ci riescono: sembra un controsenso ma nessun set lego riesce a ricreare il fascino del Videogioco, pur essendo sostanzialmente l'uno la versione fisica dell'altro. Il concetto di Minecraft, lo dice il nome stesso, è quello della miniera, del buco nel terreno. Finché non vengono riprodotte grotte o qualcosa che ci si avvicina, nessun set sarà in grado di trasmettere il vero fascino di questo gioco.



In ogni caso risollevano le sorti di questa grossa scatola (davvero grossa per soli 192 pezzi) i due omettini, che sono stupendi, ed alcuni accessori a corredo (tipo lo scudo e l'arco).
Il set non è cquindi orribile, e probabilmente per il suo prezzo non è nemmeno male. Come regalo fa la sua figura.


Voto 7 su 10

Prezzo nuovo 20 euro


mercoledì 4 marzo 2020

Dead Cells



Dead Cells - 2018 - Versione Playstation 4


Una volta tanto parlerò di un gioco che, pur avendo raggiunto i titoli di coda sconfiggendo il boss, non ho ancora effettivamente terminato di giocare. Infatti uccidere il boss finale di Dead Cells apre la porta, dopo i titoli di coda, ad una versione del gioco più difficile (e più ricca, anche di tipologie di nemici) fino ad arrivare, al quinto aumento di difficoltà, ad un vero ulteriore boss finale.



Non credo però che avrò la costanza di arrivarci, anche perché il gioco è già difficile di suo a livello normale e poi perché, pur essendo un titolo ricchissimo di livelli, segreti e percorsi alternativi, alla fine è anche terribilmente ripetitivo sotto certi aspetti. Ad ogni morte si ricomincia da capo, con 100 punti vita e con armi ridicole.



E anche se i livelli sono generati in maniera casuale non si crea mai una gran varietà di situazioni (tutt'altro), e se è pur vero che esiste un progresso permanente nelle abilità del personaggio e nelle opportunità di potenziamento, che si costruisce partita dopo partita, questo progresso è davvero molto lento, il che significa dover ripetere gli stessi livelli tantissime volte prima di poter acquisire abbastanza potenza per superare un boss o finire il gioco.



Insomma la noia inizia a profilarsi all'orizzonte ad un certo punto, e l'incentivo a perseverare fino alla vera fine non è poi così forte, almeno per me.
Detto questo il gioco è però bellissimo. Alle volte mi ci metto magari un po' controvoglia, prevedendo che la noia mi colpirà dopo l'ennesimo raid nelle prigioni, ma poi finisce che ci resto attaccato ore... se non è questo un segnale che il gioco è valido, dimmi tu cos'è!



Tecnicamente è fantastico e i comandi sono perfetti. Questo basta. Peccato per le musiche che, pur essendo belle, sono troppo poche e quindi - queste sì - vengono velocemente a noia. Sono pochi anche i boss, ma secondo me questo non è male, visto che è un gioco dove non c'è molto di strategico negli scontri, e anche affrontare i boss è più che altro una questione di forza bruta.
In definitiva penso che Dead Cells sia un gioco davvero ottimo, divertente, ricco di spunti e soprattutto molto giocabile. Da provare assolutamente.