giovedì 18 aprile 2019

10260: un set un po' fuori posto



Set 10260 - anno 2018 (pezzi 2454)


Ecco un altro set della serie Creator modulare. Questa nello specifico è una delle uscite più recenti, e come tale gli interni sono enormemente più curati se confrontati con quelli dei primi set della serie. In questo caso abbiamo riprodotti al piano terra un fast food in stile anni '60 (un po' alla Happy Days), con tanto di cameriera su pattini a rotelle, jukebox e interni in stile modernariato.



Ai piani superiori invece c'è una piccola sala d'incisione (con tanto di saletta insonorizzata, microfoni e dischi d'oro appesi alle pareti) e una ricchissima palestra in cui trova posto addirittura un ring. Da questo punto di vista il set è un vero gioiellino, e garantisce un gran divertimento anche solo nel montare tutti i piccoli particolari presenti nelle varie stanze.



Ad arricchire il tutto troviamo anche un mezzo "esterno" alla costruzione, una "pink cadillac" con alla guida un novello Elvis. La presenza di questa automobilina è un po' una novità in questa serie di set, e certamente non dispiace, ma che ho un po' di difficoltà a piazzare il mezzo da qualche parte, visto che non dispongo di un plastico con tanto di strada... insomma mi tocca lasciarlo sul marciapiede!



Ci sono un paio di cose che non mi convincono appieno in questo set, però. La prima, più ovvia, è che questa costruzione, per colori e forma, non è molto contestualizzata con tutto il resto della serie e, anche se non è totalmente illogica la presenza di palazzi costruiti in diverse epoche all'interno di un unico tessuto urbano, è indubbio che un palazzotto dal feeling americano anni '60 stoni non poco in una serie che invece è molto caratterizzata da un stile urbano europeo.




Il vero punto debole di questo set è però, a mio parere, il sistema di cornicioni presenti tra il piano terra e il primo piano. Intanto per incominciare sulla sinistra si produce una sorta di arcata che davvero si affianca male a qualsiasi altro set della serie, lasciando alla vista, nella migliore delle ipotesi, il muro liscio e poco interessante del set a fianco. Sarebbe perfetto poter affiancare un giardinetto o qualcosa comunque privo di muri che, per ora, non esiste. 



Il problema vero di questi cordoli è però la loro estrema fragilità. Già in fase di costruzioni ci sono alcuni particolari che non restano coesi a sufficienza, e la situazione migliora, ma solo parzialmente, solamente quando il cordolo è completo. Ed è un po' strano visto che questa serie è sempre stata molto solida in tutte le sue parti.
Al netto di questi due piccoli problemi il set è comunque molto valido e non può mancare nella tua collezione. In più ci sono ben 6 omini, tutti ottimamente caratterizzati.




lunedì 15 aprile 2019

8435: astruso ma bello



Set 8435 - anno 2004 (pezzi 763)


Questo set rientra in pieno in quel gruppo di Lego Technic che danno sfoggio, purtroppo, di un estremo utilizzo di perni e pezzi strani. La prima parte della costruzioni è totalmente impossibile da comprendere, essendo un intricato sistema di incastri che a mio parere, per ottenere il risultato che si prefigge, con pezzi standard sarebbe stato estremamente più semplice da realizzare. Cerco di chiarirti meglio il mio concetto: nessuno, e sfido chiunque a dimostrare il contrario, potrebbe inventarsi un sistema così intricato nel momento in cui "improvvisi" la costruzione di un camion. E' evidente che ogni parte meccanica di questa costruzioni, dal sistema di sterzo alla parte delle sospensioni, è frutto di un lungo studio, in cui spessori e agganci andassero a collimare perfettamente per fare in modo che, appunto, il tutto si incastri alla perfezione. Questo sistema non invoglia a studiarsi altre costruzioni meccaniche perché, semplicemente, anche andare solo per tentativi è un casino immane, visto che separere dei perni è una vera e propria pena, e dover tornare indietro anche solo di 2 o 3 incastri farebbe spazientire anche un monaco buddista.



Detto questo, e sottolineando quindi che la costruzione di questo carro attrezzi non è molto avvincente, il risultato è però discreto. Il camioncino ha un bell'aspetto technic, essendo privo di carrozzeria, come ai bei vecchi tempi in cui tutta la meccanica veniva lasciata in bella vista. C'è un abbozzo di scocca, che serve solo per dare una linea al mezzo, e che comunque prevede che il cofano si possa aprire: non serve a nulla, perché sia da chiuso che da aperto il motore sottostante (col solito sistema a 6 pistoni e ventola), resta ben visibile. Lo sterzo è sorprendentemente morbido da gestire con la rotellina posta sul tetto, ma va detto che ha un raggio davvero minimo e che, cosa gravissima in un set Technic, il volante non è connesso al meccanismo, e quindi non gira!



La cosa davvero bella di questo set è però il sistema di ammortizzatori. Quelli anteriori sono indipendenti tra loro, con l'utilizzo delle solite molle, molto rigide per fortuna. Il retrotreno invece ha un originale sistema basculante a ingranaggi che è difficile da spiegare, ma che funziona egregiamente, consentendo al mezzo di "piegarsi" quando si sterza, in modo molto realistico. L'oggetto è quindi molto solido: se lo si lascia cadere sulle ruote anche da mezzo metro di altezza, il sistema di ammortizzatori assorbe bene il colpo e il carro resta perfettamente in asse, senza danni. 



Altre caratteristiche degne di nota sono le due pulegge (frontale e in coda), ma manca il carrello posteriore per sollevare i mezzi, come invece c'era nel mitico carro attrezzi 8846. Infine ho molto apprezzato la presenza di alcuni pezzi rossi trasparenti sul tetto a voler emulare i lampeggiatori... amo i pezzi rossi trasparenti, e questi sono belli grossi!
In definitiva come giocattolo è bello, funziona bene ed è molto solido. Come Lego da costruire invece delude, ci sono Lego Technic più moderni che usano pezzi analoghi, ma dalla filosofia più orientata verso l'utente e quindi molto meno fondamentalisti di questo set, che è un ottimo lavoro di ingegneria, ma è un pessimo esempio nella filosofia base dei Lego, cioè non invoglia a ricombinare i pezzi per costruire qualcosa di simile ma di diverso.
Da acquistare se si trova usato a poco prezzo.


Valutazione 7/10

Prezzo nuovo eur 105

sabato 13 aprile 2019

Hunchback, mah!




Hunchback - 1983 - versione Commodore64


Questo è uno dei mitici titoli della prima ondata prodotti per C64, e come tale è piuttosto limitato sotto tutti i punti di vista. Tecnicamente è poverissimo e non mi impressionò la prima volta che li vidi, essendo appena un gradino migliore rispetto ai giochi visti su Atari 2600. Animazioni povere e minuscole, fondali formati da una manciata di caratteri ridefiniti,  ma soprattutto uno scrolling che sembra programmato in basic,  lento, scattoso e coi colori sballati. 


Non migliora il quadro un sonoro povero di spunti, abbastanza assente e dalle timbriche limitate. Il quadro generale è davvero sotto la sufficienza e dà l'idea di qualcosa davvero fatto in basic. 



Le meccaniche sono semplicissime: bisogna attraversare una dozzina di quadri, da sinistra a destra, fino a raggiungere la principessa. Ogni livello presenta alcune difficoltà, come buchi da saltare e frecce o palle di fuoco da evitare. Peccato che in alcuni casi le frecce arrivino subito addosso senza possibilità di prevederlo, e quindi si muore inevitabilmente, anche diverse volte di seguito. Per me questo è inaccettabile. 


E infatti, malgrado ci abbia provato tante volte, non sono mai riuscito ad arrivare alla seconda principessa, anzi era già tanto se riuscivo ad arrivare alla prima.
In definitiva questo Hunchback avrebbe delle premesse interessanti, ed appare un giochino semplice. Nella realtà è realizzato male, uccide in modo ingiusto e non è nemmeno vario. Non mi piaceva nell'84, non mi piace nemmeno adesso, anche se ha un elevato elemento nostalgico a suo favore.


venerdì 12 aprile 2019

La prima grande rivista di VIDEOGIOCHI




VIDEOGIOCHI - Gruppo Editoriale JACKSON - 1983/1987


Conobbi questa rivista solo all'inizio del 1984, a più di un anno dalla pubblicazione del suo primo numero. In una selva di pubblicazioni esposte sul retro dell'edicola svettava questa copertina con fotografata una torta di compleanno a forma PAC MAN, un'immagine che attirò immediatamente la mia attenzione. Comprai la rivista e me ne innamorai subito.



Fino a quel giorno tutte le notizie che potevo sperare di trovare sui videogiochi dovevo cercarle su Topolino o su Futura, ma erano sempre poche righe e parecchio centellinate. "Videogiochi" invece era una bella rivista corposa, ricca di notizie e recensioni. Quest'ultime erano rigorosamente senza voto (la stampa specializzata era evidentemente più avanti nel 1983 di quanto non lo sia oggi) e molto molto dettagliate nel descrivere i giochi. A volte lo erano persino troppo, quando si dilungavano inutilmente nell'elencare quanti punti valesse ogni azione o uccisione di alieni.



Erano oggetto di recensione, all'inizio, le cartucce per i sistemi più diffusi (Atari 2600, Intellivision, Colecovision, Videopac ecc), ma anche i giochi da bar (si noti: per il lessico di allora si parlava di giochi "da bar", non da "sala giochi"), e devo dire che sono passati su quelle pagine alcuni tra i giochi più importanti e mitici della storia. Col passare degli anni le recensioni dei giochi per home computer iniziarono a sostituirsi a quelle dei titoli per le ormai vetuste console, ma sempre mantenendo lo stesso formato molto colloquiale e descrittivo, anche se hanno iniziato ad accorciarsi per lasciare spazio a più titoli. 



Un'altra caratteristica degna di nota di questa rivista è come la redazione avesse capito da subito la necessità di fare "community" per mantenere in vita la rivista: venivano dedicate alla posta moltissime pagine, pubblicando non solo lettere di richieste di informazioni (come succedeva principalmente nei primi numeri), ma anche opinioni dei lettori e una quantità spesso imbarazzante di disegni, proposte di giochi inventati, fumetti, vignette eccetera. "La busta del mese", cioè la busta più "simpatica", mi vide anche protagonista sul numero 35 (come da immagine prova che trovate qui sotto).



Non mancavano anche i concorsi tra cui, il più clamoroso, era la cosiddetta "videogara": se si documentava un record in qualsivoglia gioco pubblicato (da casa o da bar) si poteva vincere un abbonamento gratuito alla rivista, se lo stesso avesse resistito per almeno 3 mesi.
Altra rubrica mitica che arrivò a metà strada, e che non dimenticherà mai e che quindi merita una menzione, è "l'avventura è l'avventura", una raccolta di aiuti per chi si cimentasse con le avventure testuali, grazie alla quale riuscii a procedere in moltissimi giochi nei quali ero rimasto impantanato col Commodore 64.



Videogiochi, nei suoi primi 3 anni, era fantastica. Aveva tutto quello che serviva per sedare la nostra fame di notizie non solo sui videogiochi ma anche sugli home computer, dove in un'apposita sezione la rivista insegnava presino a programmare in basic! Poi, quando fu abbandonata dai suoi creatori (che sbarcarono in altri lidi per pubblicare Zzap!) improvvisamente chiuse i battenti, salvo riprovarci con una versione in formato A3 (dal titolo Videogiochi News) che continuai a comprare ma che trovai davvero deludente, avendo perso per strada tutto quello che aveva reso "Videogiochi" una rivista eccellente. Arrivai persino a scrivere una lettera di protesta... ma non l'ho mai spedita.



Anche rileggendo oggi quelle pagine si rimane colpiti dalla qualità generale nella realizzazione grafica e nei contenuti. Videogiochi era una grande rivista non solo per i tempi in cui fu pubblicata, rimanendo a conti fatti migliore di tantissime altre pubblicazioni arrivate (e poi scomparse) negli anni successivi. Questa pubblicazione era fatta da gente che ne capiva e che ci vedeva giusto.



Resta un documento molto interessante da sfogliare per gli amanti del retrogaming, ma non solo. Per esempio rileggendola qualche giorno fa mi ha colpito certa terminologia che avevo assolutamente dimenticato, come per esempio i termini "base" e "consolle" (con due "L") per indicare appunto quelle che oggi chiamiamo "console". Ma questo è solo uno dei tanti esempi per cui consiglio a tutti di riscoprire questa fantastica avventura editoriale. 

mercoledì 10 aprile 2019

Snoopy & The Red Baron



Snoopy & The Red Baron - 1983 - Versione Atari 2600


Da una console come l'Atari 2600 non ci si può aspettare giochi dalla profondità eccelsa, ma se prendiamo come modello Defender e gli togliamo tutto, ma proprio tutto (varietà nei nemici, omini da salvare, radar, iperspazio), lasciando uguale solo il metodo di scorrimento e il fatto che si spara da un lato o dall'altro, cosa otteniamo? Un semplice giochino che viene a noia dopo 10 minuti!
E' questo il problema principale di Snoopy: la mancanza di varietà e di un qualsiasi motivo per cui giocare. Bisogna solo abbattere un tot di biplani, cercando di evitare i colpi nemici, in una sorta di duello davvero poco impegnativo e privo di momenti epici. Ogni tanto cade un bonus e se si fa in tempo a prenderlo (non facile) si ottiene qualche punto in più. Tutto qui.



Tralasciando il fatto che non c'è indicatore che ti dica quanti proiettili debbano ancora incassare Snoopy e il suo nemico per essere abbattuti, dal punto di vista tecnico il gioco è decoroso, con una sorta di abbozzo di "scrolling parallatico" (semplicemente la nuvola scorre più veloce del suolo, ma fa il suo effetto), molti colori su schermo e tante musichette divertenti, che è un aspetto abbastanza raro nei giochi Atari del 1983. Mancano però quasi del tutto animazioni: Snoopy è praticamente una sagoma di carta, il barone poi è un insieme di pixel marroncini che cambia di dimensione e direzione in modo troppo netto per essere definito gradevole. La totale assenza di qualunque altro personaggio del mondo di Charlie Brown poi è quasi assordante.
In definitiva il gioco fu una vera delusione quando uscì, considerato pure che costava ben più di 100 euro odierni. Poco divertente da giocare, poco vario, senza scopo e senza alcuna profondità. Solo per appassionati.


martedì 9 aprile 2019

21148: Il turno di Lego Steve




Set 21148 - Anno 2019 (pezzi 159)

Set praticamente identico al precedentemente visto 21149 (Alex), ma questa volta il personaggio è Steve, che tiene in mano il piccone al posto della spada, e con lui questa volta c'è un papagallino rosso al posto della papera.
Valgono esattamente le stesse considerazioni fatte per il set gemellino, visto che sono presenti le stesse parti mobili (compreso il braccio con leva sulla schiena, in stile Big Jim).
Un buon set per gli amanti del gioco Minecraft, anni luce migliore di quei più costosi set che vogliono riprodurre porzioni del mondo di gioco.

Valutazione 8.5/10

Prezzo nuovo eur 16



lunedì 8 aprile 2019

Tetris+Gameboy



Tetris - 1989 - Versione Gameboy


Se c'è un gioco che praticamente tutte le persone che si autodefiniscono gamer abbiano mai giocato in vita loro, questo è Tetris. E se tu non l'hai fatto, allora ti devi vergognare di esistere! Tra le millemila versioni mai prodotte (tra le quali persino una che ho fatto io, ma che per fortuna ha avuto pochissima diffusione), la più nota, e probabilmente una delle migliori, è quella per Gameboy, cartuccia uscita in bundle (cioè inserita nella scatola) con la console stessa, e che quindi si è diffusa quanto l'hardware per cui era stata prodotta.



Non c'è molto da dire per descrivere questo Tetris, si tratta in effetti di una versione monocromatica (come è ovvio che sia, girando sul primo Gameboy), con tre musichette di sottofondo tra cui scegliere, e con una sola modalità, quella tipica "endless" per cui il gioco diventa progressivamente sempre più difficile ogni 10 linee che si riesce a mangiare.



Il punto forte di questa versione di tetris è l'estrema giocabilità: il gioco gira veloce ed è calibrato per essere molto responsivo e preciso ai comandi, i pezzi vanno sempre dove devono andare con fluidità... è molto piacevole addirittura da giocare sul televisorone di casa, dove si rivela, pur nel suo colore smorto e nei pixel enormi, molto più giocabile di tanti altre versioni più colorate o sofisticate.



Tetris per Gameboy fu una vera e propria killer application, cioè fece da cavallo di troia per favorire l'acquisto della console portatile a milioni di persone. Un gran gioco che resta tutt'ora nei cuori di tutti quelli che ebbero la fortuna di possedene una copia.