sabato 2 aprile 2022

Dragon Quest XI: Echi di un'era perduta

 


Dragon Quest XI: Echi di un'era perduta - 2017 - Versione Playstation 4


Mi sono approcciato a questo gioco (per altro nella sua versione definitiva ed espansa, la recensione si riferisce quindi a questa versione) leggermente prevenuto: la mia esperienza con la serie principale di Dragon Quest era praticamente limitata al capitolo numero 8, con il quale mi intrattenni moltissime ore riuscendo a portarlo, faticosamente, a termine. E non era stata un'esperienza totalmente positiva, avendo trovato quel gioco troppo legato a cliché e a limiti direttamente derivati da, ritengo, i primissimi capitoli della serie. Mi riferisco ad esempio ai salvataggi relegati solo alle chiese, per cui una volta entrati in un dungeon o se ne usciva vivi o era game over. O ai messaggi testuali di recap delle battaglie o degli stessi salvataggi, inutili e lenti. Infine avevo trovato il gioco molto difficile, non essendo possibile ricaricare il mana, e quindi trovandosi sempre a corto di risorse in caso di combattimenti impegnativi: questo comportava il fatto che ci si trovava spesso sottolivellati e cercare di "recuperare" era una questione di tempo e impegno mica da poco. Oltre a questo non solo c'erano pochissimi equipaggiamenti, centellinati all'inverosimile, ma si trovavano anche pochissimi oggetti/ingrediente da mischiare per ottenere qualcosa di buono nel calderone (che era lentissimo da usare), e praticamente senza una giuda ti fumavi la possibilità di potenziarti a dovere. Condiva il tutto una musica orchestrale che, per quanto bella, era estremamente ripetitiva e roboante... in altre parole ti stancava il cervello già dopo un'ora di gioco.


Ecco, temevo di ripiombare in questo identico strazio mentre iniziavo a giocare a Dragon Quest XI e, sotto certi aspetti, ci avevo visto giusto: alcuni di quegli aspetti negativi li ho riscontrati anche qui, ad iniziare dalla musica, altrettanto stancante, poco varia e barocca. Permangono pure certi manierismi nella gestione dell'inventario e dei salvataggi (benché vi sia finalmente anche il salvataggio automatico!) anche se qui per fortuna i combattimenti si possono velocizzare, il mana si recupera anche in battaglia, con una gestione oculata da parte del giocatore e si ottengono oggetti a piacimento per cui la forgiatura di nuovi equipaggiamenti potenti non è troppo difficile e anzi, è persino divertente. Tutto questo rende più facile il livellare e non si arriva mai con l'acqua alla gola, almeno fino al post game. Si può dire quindi che pur perseverando in alcune direzioni un po' anacronistiche, un rimodernamento comunque ci sia stato. Certamente il prossimo Dragon Quest 12, se mai uscirà, dovrà cambiare radicalmente se vorrà che io ci giochi, perché invece altre meccaniche vetuste proprio non le digerisco più.


Il gioco tradisce una matrice 16 bit anche in altri particolari come i dungeon, tutti composti da stanze squadrate, o dai combattimenti che sono esattamente gestiti come quelli visti nei giochi per SuperNintendo. E questa versione estesa di Dragon Quest non solo non fa nulla per nasconderlo ma addirittura ti dà la possibilità di giocare proprio come se il titolo fosse uscito per una macchina 16bit, con vista dall'alto e mondo creato da tasselli. Addirittura ci sono delle missioni e dei boss supplementari da giocare esclusivamente in questa modalità, peccato che ci si arrivi praticamente solo nel post-game, cioè dopo un'ottantina di ore di gioco, in un punto dove - almeno il sottoscritto - non ne poteva più delle meccaniche di questo gioco di ruolo, e l'ultima cosa che avrebbe voluto fare era proprio quella di continuare ancora a giocare allo stesso gioco addirittura penalizzato da una grafica più brutta!


Tecnicamente il gioco sembra uscito su Playstation 3, vista la pochezza di poligoni con cui si compone il mondo di gioco, ma la direzione artistica sopperisce alla grande a questa mancanza, rendendo il gioco molto piacevole da essere visto e giocato. I mostri, in particolare, sono splendide riproposizioni dei nemici storici della saga. Ma la cosa più importante da dire su Dragon Quest XI è relativa alla sua lunghezza: questo gioco è infinito! All'inizio, per fortuna, le scenette sono abbastanza poche e brevi, e quindi si passa la stragrande maggioranza del tempo esplorando e combattendo, ma più ci si avvicina alla fine più invece le sequenze non interattive diventano presenti e quindi stancanti, appesantendo ulteriormente questa sensazione di "storia infinita". Al di là di questo comunque il gioco è davvero troppo lungo anche nella sua quest principale, ed arrivare ai titoli di coda è una vera maratona. Se poi aggiungi che è anche possibile dedicarsi a decine di quest secondarie, collezionare tutti i mostri, forgiare tutti gli oggetti, ci sono i minigiochi nel casinò, non mancano boss supplementari da sconfiggere e, finito il gioco, vi è addirittura una nuova minaccia da sventare, allora capirai che Dragon Quest XI è un gioco su cui un appassionato potrebbe passarci tranquillamente 150 ore per completare tutto. Io mi sono fermato a poco meno di novanta, ed ero davvero esausto.


Alla fine Dragon Quest XI mi è piaciuto o no? La risposta è sì, mi è piaciuto, è stato un po' un tuffo nel passato ma va riconosciuto che una sceneggiatura quasi sempre priva di tempi morti ha reso il lungo viaggio piacevole, anche se stancante. Anche la componente ruolistica è decisamente migliorata pur restando molto legata alla tradizione, per cui mi hanno soddisfatto sia la progressione del party che le battaglie con i boss. Al netto di tutto riconosco quindi che questo titolo sia senz'altro uno dei migliori giochi di ruolo giapponesi dell'ultimo quinquennio, per cui non posso che consigliarlo a tutti quelli che amano il genere.






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