mercoledì 26 giugno 2019

Impossible Mission... non per me!



Impossible Mission - 1984 - Versione Commodore 64


Mi è sempre difficile fare delle classifiche visto che ogni gioco, per il sottoscritto, è una storia a sé, ma questo Impossibile Mission è fuor dubbio tra i miei 10 giochi preferiti del C64, essendo uno dei primi che mi vengono in mente quanto penso ai grandi titoli prodotti per questa macchina.
Quando nel lontano 1985 me lo trovai per le mani ne rimasi immediatamente rapito (e non solo io, ma tutta la mia combriccola di piccoli nerd), per tutta una serie di motivi che ora ti vado ad elencare. 



Iniziamo dal sonoro: il gioco non ha alcuna musica, ma offre in compenso un campionario di effetti sonori strabilianti. Ancora oggi non ho mai sentito effetti di miglior qualità sul vecchio Commodore 64. Se si può dire che il suono dell'ascensore sia tutto sommato abbastanza bruttino (benché molto originale), i suoni che emettono i robot, i passi che rimbombano nei corridoi e, soprattutto, l'urlo che il nostro povero omino produce quando cade in un baratro, restano indelebili nelle nostre orecchie anche dopo 35 anni di tempo, e si può dire che abbiano scritto la storia dei videogiochi.
Oltre a questo, il sonoro ci delizia anche con intere frasi parlate durante il gioco. La storica "another visitor, stay a while, stay forever!" credo sia conosciuta anche da chi non abbia mia giocato a Mission Impossibile; ma altrettanto belle sono "destroy him, my robots", la risata prima del game over, e le (ai più sconosciute): "no, no, no!!" e la femminile "mission accomplished, congratulations!" di fine gioco.



Con un aspetto sonoro così eccezionale questo gioco fu già di per se meritevole di tutte le attenzioni possibili da parte mia e della mia cricca. Ma anche dal punto di vista grafico il gioco spiccava per l'epoca. Se è vero che la grafica di Impossibile Mission può sembrare abbastanza semplice e poco varia (bene o male si ripetono sempre gli stessi sprite e gli stessi elementi di fondale), nella realtà è talmente definita e leggibile da distinguersi nettamente dagli altri prodotti presenti sullo stesso computer. In un certo senso non sembra di avere davanti agli occhi una grafica da Commodore 64. Tra l'altro lo sprite principale, il nostro omino, è animato superbamente (anche se sembra preso in prestito da Summer Games), ed esegue un salto mortale da manuale!



Questo eccellente aspetto grafico e sonoro elevò il gioco nell'olimpo di quei titoli che "andavano giocati", e quindi... iniziai a giocare!
Il fatto è che Impossible Mission sembra un platform (genere che peraltro non amo), ma un platform in realtà non è. E' vero che ci sono piattaforme su cui saltare, ma la (pur a volte richiesta) precisione per effettuare tali salti è solo un aspetto secondario del gameplay, in quanto ogni stanza da ripulire (lo scopo è infatti quello di esaminare i vari componenti di arredo in cerca di pezzi di schede perforate) rappresenta in se stessa un piccolo puzzle da risolvere. Gli elementi di questo puzzle sono per l'appunto il come e dove saltare per raggiungere certe piattaforme, e il come evitare di toccare o di farsi sparare dai robot presenti sullo schermo. In ogni partita cambia la disposizione delle diverse stanze, ma esse restano pur sempre le stesse, con il medesimo sistema per risolverle.



Una variabile ulteriore è il fatto che i robot disseminati per queste stanze hanno diversi schemi comportamentali che per ogni partita possono variare (pur restando sempre all'interno di una manciata di varianti), pertanto prima di "buttarsi nella mischia" è necessario un momento per osservare e capire come si comportano, e quindi come vadano aggirati, i vari robot. Un ulteriore elemento strategico presente nel gioco è la possibilità di utilizzare delle (limitate) risorse che possono rendere i robot inoffensivi per alcuni secondi, così come è possibile resettare le piattaforme mobili alla loro posizione di partenza. Queste risorse si recuperano in giro, esaminando la mobilia, ma è possibile sempre rifornirsi di ulteriori pass risolvendo un minigioco presente in due stanze, dove si deve semplicemente riprodurre una sequenza di suoni, progressivamente più lunga, mettendoli in ordine dal più grave al più acuto.



In definitiva il gioco, almeno nella sua prima parte, è un grosso puzzle game con elementi platform. Ad ogni morte (per caduta o contatto coi robot o con la mortale palla nera che a volte vaga per lo schermo), si perdono 10 minuti dal contatore del tempo. Passate 6 ore (quindi dopo una trentina di morti circa), c'è il game over.
Questa prima fase termina se entro le 6 ore si riescono a scovare tutti i 36 frammenti di schede perforate disseminate per le stanze. L'operazione non è semplice ma, partita dopo partita, si inizia a imparare come risolvere le varie combinazioni di stanze e robot, rendendo il gioco progressivamente molto più semplice. Ed è impressionante come dopo ben oltre 30 anni da quando giocavo a questo titolo, ancora sia riuscito a raccogliere tutte le schede con pochissime morti!



Poi c'è la seconda fase che, se affrontata come successe a noi, cioè senza istruzioni, risulta parecchio criptica. In realtà è piuttosto semplice da risolvere, trattandosi anche in questo caso di un puzzle in cui si deve semplicemente sovrapporre i frammenti delle schede raccolte, quattro alla volta, per ottenerne 9 integre. I pezzi vanno manipolati, nel colore e nell'orientamento, cercando di individuare degli schemi che portino ad una semplice composizione. All'inizio non si capisce veramente nulla, ma partita dopo partita questi schemi vengono a galla e la risoluzione, alla fine, porta via solo una manciata di minuti. Fui il primo, nel mio gruppo, a riuscirci e infatti ricordo che una domenica mattina feci il giro delle case dei miei amici per far vedere loro come terminassi il gioco!
Ho passato veramente tantissime ore su questo gioco, per cui non nego un grandissimo effetto nostalgia. Ma la sua bellezza e unicità credo che siano qualità oggettive universalmente riconosciute. Impossibile Mission è un grandissimo gioco, null'altro da aggiungere.



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