venerdì 3 maggio 2019

La leggenda di Zelda




A Link to The Past (the Legend of Zelda) - 1991 - Versione Atari SNES


Questo gioco di Zelda all'inizio sembra un gioco semplice: si va in giro con il nostro omino a dare spadate ai nemici sparsi qua e là, raccogliendo oggettini ed esplorando il mondo. In realtà ben presto i nemici diventano tanti e con diversi gradi di ostilità, e riuscire a districarsi in mezzo a una selva di esseri ostili, magari mentre si cerca di non cadere in qualche trappola, può rappresentare una sfida a volte abbastanza ardua anche per giocatori scafati.



La mappa di questo gioco all'inizio sembra piccola: è possibile attraversare il mondo di Zelda in un paio di minuti, tutto sembra concentrato in poche schermate. In realtà ben presto si capisce che il mondo è molto davvero vasto, ricco di passaggi sotterranei (per i quali potrebbe essere utile persino tracciarsi delle mappe), dungeon intricati, luoghi inizialmente non accessibili, e tanti tanti segreti, che per scoprirli tutti ci vogliono settimane di gioco. Oltre a questo, presto la mappa letteralmente raddoppia, essendoci una versione oscura dello stesso territorio, attraverso la quale è possibile accedere ad ulteriori dungeon e luoghi segreti, anche passando da l'una mappa all'altra se ci si posizione in determinati punti.




Le meccaniche di gioco all'inizio sembrano davvero elementari: come detto si guida un omino che, in perfetto stile hack&slash, si fa strada per lo strano mondo del gioco menando spadate a destra e a manca. Ben presto però si inizia a collezionare una gran quantità di ammennicoli vari che permettono le cose più strane (ad esempio le bombe per aprire passaggi nei muri, il rampino per attraversare i dirupi, dei guanti per sollevare rocce, bacchette e medaglioni magici, una lampada, un'ocarina eccetera), tutti oggetti che saranno indispensabili per procedere nel gioco; e oltre a questo ci sono pure delle chiavi che invece bisognerà trovare nei vari labirinti per giungere ad affrontare e sconfiggere i numerosi boss che ci attendono al termine di ogni dungeon.




Il gioco, quando uscì, era perfetto. Tecnicamente molto valido, con caratterizzazioni e animazioni ancora oggi molto belle (pur se con un comparto sonoro, per varietà e qualità, probabilmente non all'altezza di tutto il resto), estremamente giocabile e quasi mai eccessivamente frustrante. I nemici, una volta imparato come affrontarli, diventano gestibili senza eccessivi problemi, i dungeon non sono quasi mai troppo intricati anche se spesso richiedono un bel po' di spirito di osservazione (e vari tentativi) per essere attraversati, e i boss non sono mai, dico mai, difficilissimi; anzi sono tutti facilmente affrontabili se si affrontano nel modo giusto.



Probabilmente il difetto più grande che aveva il gioco è questo però: spesso ci vogliono tentativi per imparare ad affrontare i boss, il che vuol dire che bisogna morire diverse volte prima di riuscirci. Purtroppo la morte ci rimette all'inizio di un dungeon e anche se alla fine è sufficiente attraversare di corsa solo alcune stanze per tornare ad affrontarlo (cioè non bisogna rifare tutto da capo, riaprire porte ecc), la cosa è comunque snervante dopo magari 5 tentativi (qualcuno ha detto "Dark Souls"?). Oggi, grazie ai salvataggi istantanei che permetto gli emulatori, questo problema non esiste più, ma veramente mi chiedo se senza questo aiuto sarei mai riuscito a portare a termine il gioco.



L'altro piccolo difetto di questo gioco è che certi segreti, ma anche certe azioni necessarie per finire il gioco, senza l'aiuto di una guida possono essere davvero difficili da scoprire, più che altro per mancanza di indizi espliciti. Il mondo di Zelda è letteralmente disseminato di cespugli, sassi, paletti... sollevarli tutti in cerca di passaggi segreti è davvero un lavoraccio. Anche teletrasportarsi tra i due mondi, per cercare di finire in zone altrimenti inaccessibili, va fatto un po' per tentativi, e la possibilità di mancare qualcosa è uno spettro che aleggia sempre sul giocatore.



Certamente questi aspetti del gioco, nel 1991, erano un valore aggiunto, che garantivano che il gioco "durasse" mesi. Oggi invece sembrano solo il retaggio un design datato, per cui - lo ammetto candidamente - ho consultato una guida, soprattutto nella seconda metà del gioco. Avevo già giocato a questo titolo esattamente 20 anni fa, ma non ero riuscito ad arrivare in fondo proprio per questa mancanza di aiuti palesi: in un certo senso A Link to The Past è un free roaming, il giocatore può prendere la direzione che vuole, e proprio per questo può diventare noioso vagare cercando la strada giusta.



Al netto di tutto questo, The Legend of Zelda A Link to The Past, era un gioco perfetto nel 1991 e in massima parte lo è ancora oggi. Ogni sua parte è un piccolo grande gioiello di game design e trovate intelligenti, dallo stile infantile ma incantevole. Non c'è quindi alcun dubbio che il gioco meriti di essere considerato uno dei migliori titoli di tutti i tempi, un'esperienza che ogni giocatore dovrebbe vivere.




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