Dungeon Hack - 1993 - Versione Pc Ms Dos
Ecco un altro gioco di cui, mea culpa, non avevo memoria: Dungeon Hack, basato sul motore di Eye of the Beholder e su licenza AD&D ufficiale, un connubio tra il gioco cartaceo e quello computerizzato dove, impostando parametri a piacimento (dimensione dell'avventura, cattiveria e frequenza di nemici, tesori, trappole ecc) sarà il computer a "inventarsi" il dungeon in modo più o meno casuale e a creare fino a quattro miliardi di diverse avventure.
Che poi sono tutte uguali. Nel senso che la trama è sempre la stessa: recuperare un globo sottratto dalle forze del male al nostro committente (una strega che fa yoga a mezz'aria) raccogliendo nel frattempo tesori e ricchezze. Ma a ben vedere anche lo svolgimento di ogni partita non cambia di una virgola, dovendo il giocatore semplicemente esplorare le segrete uccidendo tutto quello che si muove. Quello che cambia però e la forma e la disposizione degli elementi del dungeon.
Da questo punto di vista il gioco ha moltissimo in comune con quel capolavoro che è Captive, ma purtroppo per Dungeon Hack il gioco di Anthony Crowther è - in tutti i sensi - su un altro pianeta. Se è vero che la generazione casuale della geografia del labirinto riporta alla stessa conclusione per entrambi i giochi, cioè che si nota la mancanza di un tocco umano nella disposizione di porte e stanze, è anche vero che Dungeon Hack si riduce ad una sequenza infinita di "trova la chiave, apri la porta", una cosa che dopo pochi minuti ti ritrovi l'inventario pieno di chiavi di tutte le forme e colori. In Captive c'era ben altro.
L'avanzamento di livello del nostro personaggio, le abilità e le magie sono legate al sistema AD&D che, ne resto convinto, mal si adatta ai videogiochi e meno che meno si adatta alla voglia di potenza che il giocatore Barabba vorrebbe si palesasse dopo ore investite sul proprio personaggio. Insomma, questo gioco fa avanzare lo sviluppo del tuo personaggio (singolo, nessun party qui) lentissimamente e in modo non così sostanziale. Ed è comunque sempre possibile iniziare con un giocatore ultrapotenziato nel momento in cui si crea il personaggio, annullando anche questo aspetto.
In definitiva Dungeon Hack non è un brutto gioco, ed è evidente una certa cura soprattutto nelle fasi di preparazione dell'avventura, cioè nella creazione del personaggio e nelle impostazioni del dungeon. Il combattimento e l'esplorazione invece sono presi pari pari da Eye of the Beholder, con nemici che muoiono scomparendo e ritrovamenti di oggetti piuttosto banali. La grafica è decente e ogni piano del dungeon ha, per lo meno, muri e porte diverse. Il sonoro invece è identico al già più volte citato Eye of the Beholder. C'è anche un ottimo sistema di automapping! Tutto questo rende Dungeon Hack un gioco interessante, ma che esaurisce il suo potenziale dopo pochissime ore di gioco. Mi ci sono divertito, quindi se ti piace il genere dovresti comunque provarlo.