sabato 6 giugno 2020

The Hobbit su C64 - il mio primo incontro con Tolkien



The Hobbit - 1982 - Versione Commodore 64


Tra le più note e gloriose avventure testuali, The Hobbit ha il merito tra l'altro di avermi fatto conoscere Tolkien e le sue opere. Questo gioco mi arrivò col Commodore 64 alla fine del 1984 e devo dire che fu subito amore, "regalandomi" poi ore e ore passate col vocabolario in mano cercando di avanzare nel gioco (grazie a lui ho imparato un sacco di vocaboli come "curtain", "cupboar", "nasty", "barrel" e via dicendo).



Un gioco che, va detto, è difficilissimo anche per chi l'inglese lo parla molto bene. Infatti la mappa è molto labirintica e la presenza di parecchi personaggi non giocanti che vagano per la mappa in modo totalmente imprevedibile può rendere ogni partita molto più complessa dell'altra, se non addirittura in alcuni casi renderla completamente irrisolvibile. Capita spesso ad esempio di perdersi per strada i propri compagni di viaggio, o perché uccisi in qualche modo o perché semplicemente rimasti fermi chissà in quale grotta. E senza la presenza di almeno un compagno a cui impartire compiti, altra questione molto complessa da gestire, si resta inesorabilmente bloccati.



Devo dire che non avrei mai potuto risolvere The Hobbit senza carpire mensilmente i tanti suggerimenti trovati sulle riviste di settore (nel 1984 non c'era mica internet!), o senza le intuizioni di qualche amico che, come me, si sforzava per mettere insieme tutti i tasselli che ci conducessero al finale. Ho ancora vivissimo il ricordo di tante ore perse per i tunnel dei goblin alla ricerca dell'anello o nel tentativo di uscire da una delle prigioni, o i tentativi di salire sulla barca o sfuggire agli "occhi bulbosi".



Tuttavia, pur essendo una delle prime avventure con cui giocai, e pur essendo così ostica, rimane a mio parere ancora oggi una delle più belle. Naturalmente la storia si rifà al libro di Tolkien, un libro che mi feci prestare dal vicino di casa appassionato di fantasy e che lessi praticamente in un giorno, e ben prima di portare a termine l'avventura. Piccolo inciso dal tono nostalgico: mi è ora tornato in mente che quando terminai il libro, complice un "Hotel California" che suonava dalla radiolina di mia madre, mi venne un luccicone leggendo la fine di Thorin... comunque c'è da dire che all'epoca avevo solo 13 anni, penso che questo mio momento di debolezza possa essere perdonato!



Oggi The Hobbit presenta un aspetto grafico davvero minimale, ma ancora sufficiente per dare un po' di colore alla prosa, e la grande varietà di ambientazioni rendono l'esplorazione molto interessante. Invece la complessità nella risoluzione degli enigmi rende quest'avventura, purtroppo, al di là delle possibilità di un avventuriero moderno, e anche uno "navigato" avrebbe grossi problemi ad immaginare comandi tipo "chiedi a Thorin di trasportarmi" o "butta la botte nella botola, salta nella botte". Peccato perché, grazie anche alla storia a cui si ispira, resta davvero una delle grandi avventure del passato. E riconosco a tale proposito che molte delle avventure che ho scritto in tutti questi anni si portano dietro qualcosa di ereditato da The Hobbit, che quindi rientra a buon diritto tra le mie dieci avventure testuali preferite di tutti i tempi.


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