The Legend of Zelda - 1986 - Versione NES
Avendo saltato completamente la generazione NES (all'epoca ero un commodoriano, attaccato al C64 e all'Amiga, praticamente per me non esisteva altro) mi ero perso tra i tanti giochi storici di quel periodo anche il primo Zelda, quello da dove tutto è iniziato. L'ho recuperato solo una decina di anni fa ma ero chiaramente fuori tempo limite, e infatti non l'ho mai degnato della mia attenzione per più di qualche minuto trovando: la grafica a dir poco datata, il sonoro fastidiosissimo, la giocabilità stranamente simile a quell'Into the Eagle's Nest di cui ho parlato nel post precedente (e che non è certo un complimento), e insomma per me Zelda era un gioco 8 bit del 1986 invecchiato piuttosto male.

Questo però non voleva dire che non lo considerassi un gioco divertente e che potesse ancora appassionare. Quindi l'ho rigiocato adesso nel 2025 per una serata intera e, benché abbia recuperato solo 3 degli 8 pezzi della "triforza", posso dire di aver finalmente capito come funziona, quali sono stati i suoi punti di forza e perché questo gioco abbia riscontrato tale successo.
Per iniziare il gioco non è facile ma nemmeno difficile. C'è sempre costantemente un determinato livello di sfida che viene mitigato solo dalla conoscenza: conoscenza delle stanze dei dungeon, conoscenza dei nemici semplici e dei boss e del loro modo di essere letali, conoscenza della mappa del mondo di gioco e per finire la conoscenza di come risolvere in fretta i vari enigmi ambientali.

Il mondo sembra liberamene esplorabile e questo, nel 1986, era innegabilmente una gran bella cosa. Tuttavia un ottimo game design fa sì che ci si trovi bene o male sempre dove si dovrebbe essere per non restare frustrati per la difficoltà dei nemici, anche grazie ad i vari pezzi di armamentario che raccoglieremo esplorando dungeon e negozi. Sono dell'idea che con una grafica dei paesaggi e dei nemici rimodernizzata esplorare il mondo di Zelda potrebbe essere ancora oggi un'attività interessante, così come è interessante anche il sistema di combattimento. Peccato solo che sia sufficiente perdere un minimo di energia vitale per vederci inibita la possibilità di lanciare la spada a mo' di freccia, rendendo i combattimenti molto meno intriganti (e più difficili), nella spasmodica speranza di recuperare quel cuoricino necessario per recuperare l'abilità.

L'alternanza tra mondo esterno e i dungeon (graficamene molto più carini della controparte esterna), donano infine quella giusta varietà al gameplay necessaria anche per appagare il senso di progressione necessario per lasciarti attaccato allo schermo. Insomma stiamo parlando della formula vincente copiata poi da centinaia di altri giochi (oltreché da tutti gli Zelda successivi). L'unica nota dolente, è proprio il caso di dirlo, è la musica. Come detto è estremamente fastidiosa, ripetitiva, fuori luogo, roba da strapparsi le orecchie dopo 10 minuti, figuriamoci cosa voglia dire sopportarla per ore. Ma per fortuna è sempre possibile abbassare il volume della tv.
In definitiva oggi il primo Zelda resta tutto sommato un gioco valido nel design ma invecchiato piuttosto male, anche perché è effettivamente il prototipo di tante cose venute dopo che hanno raffinato la ricetta al punto da far sembrare questo primo titolo più sciapo di quanto non sia in realtà.