sabato 17 agosto 2024

DISCOGRAFIA JOVANOTTI terza parte (con conclusioni)

 


Discografia di Jovanotti - terza parte

- SAFARI (2008)


Questo è il disco della definitiva svolta pop di Jovanotti, dove finalmente abbandona il funk e tutti i barocchismi che tanto “nobilitavano” la sua musica, e si tuffa nell’esplorazione di sonorità più varie, moderne e interessanti. Il risultato è davvero un bel disco, interessante da ascoltare e ben scritto nei testi, che questa volta hanno chiaramente una scrittura notevole, senza alcun tentativo di veicolare tristi concetti falsamente progressisti, che hanno tutto tranne che del rivoluzionario, uniformati quali erano al pensiero unico dominante. Il grosso problema di questo disco, che lo ripeto è un bel disco, è che purtroppo soffre un po’ della sindrome di Fornaciari/Venditti, cioè - almeno da punto di vista del sound - non c’è un brano che sia uno che non ricordi qualcosa di già sentito. Sia Manu Chao, Antonacci, Paoli, Bowie (tralasciando il clamoroso plagio di “a te”), qui si sentono riecheggiare suoni e note di qualcosa di già venuto prima. Peccato, ma ciò non toglie che fino ad ora questo è sicuramente il più bel disco prodotto da Jovanotti.



- ORA (2011)


Se Jovanotti fosse uscito direttamente con questo album nel 1990, oggi sarei un suo fan: ora è un disco synthpop allo stato puro, ma di quello bello, ricco di suoni e idee. I dischi pop dei cantantucoli di questi anni, con brani corti, privi di riff e che suonano tutti uguali fanno veramente cagare in confronto alla produzione musicale di questo album, che invece si avvicina maggiormente alle opulente produzioni di fine anni ‘80. Che dire? Il disco è bello, ha un gran sound, le canzoni sono interessanti, non politiche, cantate persino bene (con qualche alto e basso, ma non è così importante). Insomma, un bell’album che mi terrò in playlist per riascoltarlo.




- LORENZO 2015 CC


Dopo l’ottimo ORA eccomi di fronte ad un album lungo 30 canzoni, una vera odissea nell’odissea, ma facendomi forza, e sull’entusiasmo degli ultimi LP ascoltati, mi sono tuffato di buon grando nell’ascolto di questo lungo disco. La prima cosa che devo dire è che effettivamente Jovanotti poteva limitarsi ad inserire solo la metà delle tracce in questo suo nuovo lavoro. Infatti una quindicina di brani sono a mio parere considerabili alla stregua di “lati b”, canzoni non all’altezza delle altre, un po’ troppo ridondanti (se guardiamo a tutta la carriera di Cherubini), poco ispirate, poco interessanti. Le altre 15 invece vanno dal discreto al buono, senza mai strafare però. Da questa scrematura i brani che mi hanno convinto alla fine sono solo cinque, gli altri restano comunque dignitosi. C’è molta varietà in questo disco, ma non ci sono problemi di coerenza secondo me: Jovanotti ripercorre le sonorità che abbiamo visto in tanti anni di carriera (dalle ultime in stile synthpop, alla dance grezza fatta con campionatori come alle origini, toccando il noiosissimo sound sudamericano e molto di quello anni 70 che si vece che ama proprio), ma si permette anche di proporre terribili brani in puro stile Sanremo o cose da cantautore navigato. Insomma, c’è tanto da ascoltare e ci sono tante sfumature diverse. Nell’inisieme non è un brutto disco ma, come detto, poteva risparmiarsi un sacco di canzoni inutili.



- oh, vita (2017)


Forse inizio a sentire un certo peso, all'ennesimo ascolto dell'ennesimo disco, ma questo oh vita! Non mi ha convinto per nulla. Qui Jovanotti di crede un po’ Dalla, un po’ Modugno, un po’ Paoli e un po’ se stesso… sarà che molti arrangiamenti sono davvero minimali, quasi a livello di chitarra intorno al falò, sarà quel che sarà ma tutto appare di una pochezza che in confronto Achille Lauro e Calcutta sembrano Mozart. Anche i testi sono di un retorico o di un vuoto da fare spavento, ma siccome non sono cattivo non escludo che questo lavoro possa piacere ed è sicuramente anni luce da roba come La Mia Moto o Ragazzo Fortunato (in positivo, intendo). L'autotune di Amoremio mi ha fatto sanguinare le orecchie. 




- Il disco del sole (2022)


Se non fosse che ogni tanto Jovanotti si crede Tenco, o Guccini, o Zucchero, o Battiato, questo disco non sarebbe male, anche perché si vede che qui Lorenzo ha dato libertà totale alla sua creatività registrando canzoni alle volte anche completamente inaspettate, non commerciali, quasi punk nelle intenzioni. Un plauso agli arrangiamenti, che dovrebbero fare scuola per tutti i “producer” di oggi, che invece di essere creativi non fanno altro che imitare sempre il solito piattissimo sound sentito e risentito, roba che un'intelligenza artificiale farebbe meglio. Quindi questo ultimo lavoro di Jovanotti è una buona raccolta di brani ed intenzioni, c'è molta creatività e un pochino di sostanza. Non è il suo lavoro migliore ma siamo anni luce avanti rispetto a quando faceva il predicozzo progressita asservito al capitale. 


CONCLUSIONI


Jovanotti ha attraversato alcune fasi, alcune discutibili, ha pubblicato molti album, la maggior parte dei quali va detto, sono troppo lunghi, e quindi stancanti da ascoltare. Ci ha lasciato molte hit e anche qualche bella canzone. I suoi album, al di là del sound, hanno innegabilmente sempre sfoggiato arrangiamenti di prim'ordine, con punte di eccellenza. Alle volte i testi sono strepitosi, spesso invece sembrano costruiti con una retorica stucchevole o infantile… diciamo che la naturalezza genuina dei tempi della Mia Moto, è stata completamente soffocata probabilmente per motivi discografici. Ultimamente il nostro alterna la sua identità (che è ben definita) con un insensato inseguimento dietro ai maestri del cantautorato, e sebbene abbia decisamente imparato a cantare, il risultato è goffo per chi, come il sottoscritto, si è emozionato per una vita ascoltando musica cantautorale italiana. No, Jovanotti non c'è la fa a fare quella roba lì, semplicemente non è credibile. Sommando tutte queste considerazioni continua a non piacermi questo artista ma ne apprezzo diverse canzoni pubblicate negli ultimi anni, se non per la parte melodica (vero punto debole) almeno per il sound. 



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