giovedì 26 settembre 2019

Il primo Kingdom Hearts



Kingdom Hearts - 2002 - Versione PS2 e Final Mix per PS4


Ho comprato (o meglio: da buon genovese mi sono fatto regalare) Kingdom Hearts per Playstation 2 praticamente quando era uscito da appena due o tre giorni, tanto mi piaceva l'idea di questo nuovo GDR giapponese, ma già dopo qualche ora di gioco incredibilmente mi ritrovai a lasciarlo lì, cioè passai a giocare ad altro, per riprenderlo solo dopo più di un anno, quando l'ho voluto ricominciare da capo e poi, alla fine, sono riuscito anche a portarlo a termine.



Non ricordo chiaramente cosa mi portò a mollarlo in un primo tempo, ma credo che la mia decisione dipendesse tra le altre cose dal fatto che: sì, il gioco è molto bello, in perfetto stile Square, con tanti boss (per niente banali) e posti segreti, cose da fare e scoprire; e sì, ci sono tanti personaggi di Final Fantasy e tantissimi personaggi Disney, persino le summon hanno le fattezze di Dumbo, Bamby, Simba ecc, e il fatto che molti dei boss del gioco siano i cattivi dei film Disney o dei giochi Square è una figata pazzesca, su questo niente da dire.



Ma il gioco è funestato da combattimenti assillanti, poco chiari, cioè spesso non si capisce cosa stia succedendo, cosa fanno gli altri, dove si trovi in quel momento il nemico, e che, a patto di livellare un po', sono risolvibili quasi sempre praticamente col semplice premere a ripetizione il tasto x e schivando qualche colpo qua e là. 



Molte abilità speciali "attive" e le summon non le ho praticamente mai attivate per tutto il gioco, e anche le (poche) magie disponibili hanno un utilizzo tutto sommato marginale, preferendo il giocatore accorto conservare i punti mana solo per curarsi. E tra l'altro più si ha la pazienza di livellare, attraverso noiosissimi scontri casuali dove si pesta il tasto a ripetizione, e meno sarà necessario utilizzare i colpi speciali e le summon contro i boss, potendoli, se non proprio spazzare via, per lo meno affrontare in scioltezza se si arriverà ad affrontarli parecchio sovralivellati.



Tutto questo rende, a mio parere, il gioco troppo ripetitivo per essere veramente appagante. Infine i vari comprimari (di base Pippo e Paperino), sono quasi inutili in battaglia, tranne nei casi più intricati, in cui si può sfruttare la loro costante capacità di resuscitare per delegare completamente a loro il lavoro sporco (per esempio ho eliminato uno dei boss più difficili proprio in questo modo: mi sono nascosto dietro ad un ramo e ho lasciato che lentamente fossero i comprimari a consumargli la vita: boss battuto senza avergli dato direttamente nemmeno un colpo!).



Sicuramente in quel periodo avevo altre cose per la testa e probabilmente avevo anche giochi migliori sotto mano, ma adesso che siamo nel 2019, dopo le 40 ore che ho impegnato per portare nuovamente il gioco a termine, mi permangono le stesse perplessità di allora. Se pur la versione finale rimasterizzata per PS4 aggiunge qualche elemento di gameplay (come ad esempio delle missioni che se non altro danno un maggior senso all'esistenza delle fasi su Gummyship), e un netto miglioramento sulla risoluzione e fluidità del gioco, non va però a migliorare in modo sensibile i modelli poligonali né la musica, che dà l'impressione di essere praticamente identica.



L'aspetto musicale è probabilmente una delle parti più deludenti di Kingdom Hearts, con una selezione di temi presi dai film della Disney abbastanza risicata e ripetitiva, e con i brani originali che invece non sono affatto all'altezza di quanto ci ha abituato Square. Anche la mappa dei vari mondi di giochi è veramente minimale, formata per lo più da una manciata di ambienti piuttosto chiusi... insomma non c'è quasi nulla da esplorare!



Resta il fatto che gli ambienti sono molto evocativi, in particolare per la presenza dei personaggi Disney che, nei limiti della potenza di una PS2, sono stati ricreati benissimo. Questo aspetto da solo vale davvero il tempo necessario per godersi questo gioco, al netto di tutti i difetti di cui ho accennato, in particolare di quelli in fase di combattimento.



La storia che fa da sfondo, infine, non è certamente (almeno per il momento) nulla di particolarmente elaborato, e lascia il fianco a più di qualche sbadiglio.
In definitiva un buon gioco, che paga però evidenti limiti nelle fasi di esplorazione e combattimento (che sono poi il cuore di ogni buono gioco di ruolo giapponese), ma si riscatta con la meraviglia nella presenza dei personaggi Disney.



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