lunedì 16 dicembre 2019

Il fantastico universo di Elite



Elite - 1988 - Versione Amiga


Nel 1984, quando uscì per i primi computer a 8 bit (tra cui il Commodore64), Elite fu un successone perché rappresentava qualcosa di unico e, in un certo senso, incarnava uno dei più grandi desideri di milioni di nerd dell'epoca, appassionati di Guerre Stellari, Star Trek e similia. Cioè ti consentiva di pilotare un'astronave in solitario tra le stelle, con un approccio totalmente simulativo, sia nella guida che nella gestione delle risorse, un impianto molto efficace che ti faceva davvero sentire lì, seduto al comando di una carretta capace di saltare da un sistema stellare all'altro, all'interno di una vera galassia con migliaia di stelle e pianeti.



Ebbi da subito la possibilità di giocare a questa sua prima incarnazione, che ricordo che sul mio C64 sfoggiava una grafica monocromatica e in "wire-frame", cioè un tipo di rappresentazione grafica dove i solidi con cui le astronavi e gli altri oggetti su schermo erano disegnati in realtà avevano solo i contorni, tracciati con delle semplici linee e senza alcuna superficie, visivamente erano quindi tutti oggetti trasparenti. Questa sua impostazione grafica mi ha sempre indisposto e non sono mai riuscito ad andare oltre al semplice pensiero del "sarebbe figo ma...".



Il Barabba tredicenne non riusciva ad amare uno spazio così astratto e continuò a preferire altri giochi dalla grafica più definita e disegnata a mano. Ho aspettato quindi circa 4 anni prima di potermi imbarcare sulla mia astronavina e iniziare ad esplorare questo strano universo, ed è successo quando mi è arrivato Elite in versione Amiga!



La grafica su questo computer era effettivamente fatta con solidi pieni e colorati, e questo cambiava enormemente le cose. Ma oltre a questo tutta la grafica del gioco era molto più accattivante, ad iniziare dai menù delle merci, che da semplici liste con parole e numeri si erano trasformate in tante schermate ricche di icone colorate. Amai subito anche il cruscotto della navicella, ricco di colori e dettagli, con il suo radar 3d in bella mostra.



Le battaglie spaziali contro le navi nemiche erano bellissime da vedere, per quanto difficili da gestire, almeno all'inzio. Ricordo che potevo giocare sia col mouse che con il Joistik, ed effettivamente spostavo la mano da l'uno all'altro a seconda delle necessità: muovere una navetta sui tre assi, dopo anni ed anni di pensiero in 2d, all'inizio poteva sembrare una missione imporoba, ma dopo un po' di tempo divenni un maestro e blastavo navicelle ovunque.



La grafica si muoveva in modo abbastanza fluido, e all'epoca sembrava fantastica. Oggi, giocando Elite con un emulatore, ci si rende conto che non è così tanto invecchiata male, tutto sommato, pur essendo visibilmente molto essenziale. Settando l'emulatore al massimo, tra l'altro, il gioco diventa così fluido da essere spettacolare!



Completa il quadro l'aspetto sonoro, che non era nulla di eccezionale ma funzionava alla grande e, soprattutto, era impreziosito da uno spettacolare "Danubio Blu", eseguito totalmente con suoni sintetici, ma veramente veramente bello!
Mi appassionai infine ad Elite? No. Dopo poche ore di gioco, comprata una o due astronavi un po' migliori di quelle di partenza, mi annoiai in fretta di tutte quelle battaglie sempre uguali e senza alcun vero scopo, e anche fare denaro commerciando da un sistema all'altro divenne presto di una noia mortale. In Elite, alla fine, l'unico vero scopo era quello di guadagnare il grado, per l'appunto, di Elite, cosa raggiungibile solo dopo, tipo, duemila uccisioni. Ci sono arrivato, e fine: l'ho riposto e sono passato ad altro. Mi serviva ben altro per sopire quel desiderio di spazio profondo.

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