Sid Meier's Railroad Tycoon - 1990 - Versione Amiga
Rigiocare in questo periodo a Railroad Tycoon è un vero e proprio tuffo nel passato, in quanto fu uno dei miei giochi "di Natale" nell'ormai lontanissimo 1990. Sono quindi un po' in fase "nostalgica" mentre mi accingo a scrivere queste righe, ma non per questo sarò diverso dal solito nel formulare un mio giudizio, in quanto io sono SEMPRE soggettivo, indipendentemente dal fatto che il gioco mi ricordi momenti felici o meno.
Penso che RailRoad Tycoon possa tranquillamente essere considerato il padre di tutto un filone di giochi strategico/simulativi che seguiranno dopo di lui, tra cui è impossibile non citare Civilization, sempre opera di Sid Meier, da cui riprende quasi tutto (tranne l'impianto in tempo reale: in Railroad Taycoon si può cambiare la velocità con cui il gioco procede, fino a fermarla completamente, in Civilization invece si gioca a turni). Anche se meno sofisticato rispetto a quanto venuto dopo, il gioco racchiudva già parecchi elementi che lo rendevano molto divertente e in alcuni casi una vera droga.
Se oggi potrebbe sembrare un gestionale banale con una realizzazione tecnica un po' così, la cui lentezza tradisce l'utilizzo di strumenti di programmazione molto lontani dal metallo dell'Amiga, quando uscì era invece qualcosa di fresco, nuovo ed estremamente interessante.
L'appeal della mappa (venivano forniti tre o quattro scenari differenti), che da deserta col passare degli anni si andava lentamente popolando di villaggi, fabbriche e ferrovie, era qualcosa di magnetico che ti poteva spingere a restare ore cercando di emergere nella competizione contro il computer, mettendo in essere un impianto distributivo delle merci e dei passeggeri il più efficace possibile, e che si rinnovasse ogni volta che un nuovo tipo di motrice veniva introdotta sul mercato.
Le prime partite, ricordo, erano un bagno di sangue: i costi non riuscivano ad essere abbattuti dai guadagni, ogni volta che posavo un tratto di binari sbagliavo qualcosa e non si poteva cancellare l'errore e riposarli: erano soldi persi! Poi con la pazienza e l'esperienza ho imparato a ridurre al minimo i costi inutili, programmando le stazioni con le giuste caratteristiche e, soprattutto, ideando combinazioni di carrozze per i treni che fossero le più produttive possibile.
Tutte queste strategie iniziavano a dare i loro frutti, ma mi scontravo sempre col problema delle banche, dei prestiti e dei titoli azionari, che spesso mandavano a bagno tutti gli sforzi profusi nell'architettare una rete ferroviaria perfetta. Quando poi qualcuno mi ha spiegato le logiche sottese alla gestione dei prestiti e delle azioni, ho iniziato anche sotto questo aspetto ad averla vinta, riuscendo spesso a stracciare la concorrenza.
Non ho mai giocato però a livelli superdifficili, semplicemente perché non aveva senso, secondo me. Il bello di Railroad Tycoon non è tanto fare più soldi degli altri (benché la campanellina che suona ad ogni incasso fosse un suono celestiale alla mie orecchie), ma era nel **giocare coi treni**: il gioco mi metteva a disposizione un enorme plastico rappresentante, per esempio l'Europa, e potevo connettere Genova con Parigi, o Varsavia con Bari. Una vera libidine.
Ho sempre notato i limiti tecnici del gioco, e spesso mi facevano arrabbiare, per la lentezza con cui le animazioni, o anche il semplice comporsi delle tabelle, venivano mostrate su schermo. Ma sono sempre andato oltre. Oggi forse non c'è più un vero motivo per giocare a questo gioco, che dimostra tutti i suoi anni, ma Railroad Tycoon resterà per sempre una pietra miliare nei giochi per computer, non solo per le idee che ha osato mettere in campo, ma anche per il divertimento che ci procurò in quel lontano (Natale del) 1990.
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