lunedì 12 ottobre 2020

Captive, un vero gioiello!



Captive - 1990 - Versione Amiga


Captive è un "dungeon crawler", cioè un gioco dove fondamentalmente bisogna avanzare attraverso dei labirinti, potenziando il party per poter sconfiggere nemici sempre più forti. Nel caso specifico il gioco è strutturato in missioni, terminata una missione si passa a quella successiva, per un totale di 9999 missioni i cui labirinti sono generati dalla macchina secondo un algoritmo pseudocasuale (cioè la prima missione, per esempio, ha sempre gli stessi labirinti ad ogni partita).



Se consideri che già solo la prima missione richiede qualcosa come almeno una trentina di ore per essere portata a termine, ed è ovviamente la più semplice, puoi capire come questo gioco si possa ritenere infinito! Certamente non ha nemmeno senso pensare di poter risolvere tutte le 9999 missioni (che hanno tutte lo stesso semplice scopo: trovare "noi stessi", visto che siamo imprigionati in una fortezza ma abbiamo la capacità di guidare il party - formato da 4 androidi - attraverso una sorta di telecomando fino al punto dove, trovatoci, potranno liberarci), ma prima di arrivare ad avere tutti i massimi potenziamenti per il nostro party è necessario finire almeno una manciata di missioni, per cui ritengo che, se piace il genere, questo sia uno dei titoli più indicati da portarsi sulla famosa isola deserta!



Personalmente io adoro questo gioco, e lo metto tranquillamente tra i primi 10 della mia personale classifica dei titoli più belli di tutti i tempi. E' uno di queipochi giochi che ogni tot anni riprendo e cerco di portare in fondo, in questo caso almeno fino al compimento della prima missione. Ha un livello di difficoltà altissimo, con nemici che ti massacrano allegramente e con risorse, per riparare i droidi, sempre molto risicate. Anche la gestione del party è tutt'altro che semplice, ma proprio per questo Captivi in alcuni frangenti è in grado di angosciare, se non terrorizzare, il giocatore, anche grazie ad un sonoro inquietante: mi è capitato di giocarci in un periodo un cui avevo la febbre, e questo mi ha causato veri e propri incubi notturni ambientati nel gioco, una cosa che non mi è mai capitata con nessun altro gioco mai!




Al di là degli aspetti personali, è impossibile non apprezzare la cura e la varietà riposta nella creazione degli ambienti, delle armi e, soprattutto, dei nemici che popolano i livelli di gioco. Ogni elemento è studiato e implementato con perizia così come ogni meccanica, i negozi, l'acqua, i pezzi dei droidi, le sonde, gli esplosivi, le armi rimbalzanti, la mappa dei pianeti, l'automapping, le telecamere che possono essere lasciate nei labirinti ecc. Insomma non c'è elemento che non lasci a bocca aperta pensando che questo gioco è il frutto del lavoro di un solo uomo, il mitico Antony Crowther.



Io adoro Captive e anche adesso che ne sto scrivendo mi sale la voglia di andarci a giocare. Peccato che sia un titolo fruibile unicamente con mouse e tastiera, perché se ne esistesse una versione portatile penso che non giocherei ad altro!

L'unico difetto che ha questo gioco secondo me è la ripidissima curva della difficoltà. Già il terzo labirinto (su 9) della prima missione è molto difficile ed è piuttosto intricato, il quarto poi è un dedalo incasinatissimo ed enorme, pieno di nemici velocissimi e letali. Sarebbe stato opportuno che almeno la prima missione avesse labirinti contenuti e lineari, per poi aprirsi con cattiveria solo dalla seconda missione. In ogni cao è ottima la versione per Amiga, discreta anche quella per MS/DOS, ma il layout dei tasti, in questo ultimo caso, non è l'ideale per sessioni di gioco intensivo.



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