martedì 25 giugno 2024

DISCOGRAFIA JOVANOTTI prima parte (divagazione)

 


DISCOGRAFIA JOVANOTTI

Chi è della mia generazione non può aver dimenticato che Jovanotti faceva il testimonial per la Nintendo. Era una pubblicità che per l'epoca - fine anni 80 - poteva essere simpatica (soprattutto se avevi 12 anni), ma che già un diciassette/diciottenne come potevo essere io provava un certo imbarazzo guardandola. Tuttavia il Jova era carino, ci rallegrava ed era innocuo, per cui a me ispirava simpatia. Poi qualcosa è cambiato, ma questo lo vedremo in questo meraviglioso articolo (diviso in parti) in cui ti racconterò l'intera discografia del Lorenzo nazionale. Prima di fuggire disgustato però dammi l'onore al merito di essermi puppato in pochi giorni 15 cd interi tutti di fila di questo cantante/rapper, non so in quanti ce l'avrebbero fatta. Ma dovevo farlo perché sono stufo di dire che NON mi piace Jovanotti senza aver davvero ascoltato tutta la sua discografia. Per cui bando alle ciance e facciamo partire il primo LP.




- FOR PRESIDENT (1988)


Primo album, era il periodo da Dj esaltato che emetteva i primi vagiti nella musica house, quella di Pump Up The Volume e dei campionamenti funky di James Brown. Il disco mio parere è un vero disastro visto che l'unico brano con la dignità di essere chiamato canzone è Gimmi Five (il che è tutto dire, ma io comunque ho il 45 giri a casa!), mentre per il resto abbiamo solo urla, risate, versacci, tanti suoni campionati messi alla cazzo e, insomma, quanto si sente può andare bene per una festa in discoteca, dove con un semplice Akai 900 registravi i suoni e ci rappavi sopra, ma compare un disco per sentire sta roba è veramente da folli. Purtroppo la pochezza musicale e il sound tardi anni '80, un po' Beasty Boy, un house, un po' Africa Bambaata, hanno fatto invecchiare For President malissimo, un disco che oggi non lo si può non definire oggettivamente orrendo.



- LA MIA MOTO (1989)


Si cambia musica e sound. A parte qualche rimando al sound precedente nella fase finale del disco, La Mia Moto suona come un disco rock di quelli batteria/basso/chitarra elettrica, una via di mezzo tra i Queen degli anni 70 e la musica di Vasco Rossi, ma senza la classe e la ricercatezza sonora di nessuno dei due. In ogni caso questo disco ha una sua dignità, ha i suoi momenti, ha un sound ancora ascoltabile e godibile. Se fino a qualche anno fa davo la colpa a Max Pezzali e ai suoi 883 per aver distrutto la lingua italiana nelle canzoni pop, mi devo ricredere: è stato Jovanotti con questo LP a compiere il delitto, proponendo testi che sembrano scritti da quindicenni un po' stupidi in preda a crisi ormonali. Al netto di tutto però è un disco che ha una sua personalità, per cui non è da buttare e l'ascolto è gradevole.




- GIOVANI JOVANOTTI (1990)

Altra inversione a U per il buon Jovanotti che questa volta ci propone un album completamente differente da quanto fatto fino ad allora. Prima di tutto i testi: sono dei veri testi di canzoni, niente urletti scemi da DJ sotto anfetamine, niente cazzate per adolescenti. Da questo punto di vista nulla da dire quindi, il divario tra questo disco e i precedenti è enorme ed è assolutamente apprezzabile. L'aspetto musicale invece mi ha sorpreso, in quanto non mi ricordavo quanto questo disco avesse un sound elaborato ma dalle timbriche retrò, anche per il 1990. Ben inteso, questa è musica vera, suonata da fior di professionisti che sanno il fatto loro, e non c'è quasi da nessuna parte l'uso di campionatori, batterie elettroniche e sintetizzatori. Ma è proprio questa mancanza che depotenzia parecchio il sound di un disco che, a mio parere, voleva un po' copiare lo stile dello Zucchero di Oro Incenso e Birra ma che manca quasi completamente il bersaglio. La presenza annoiante di percussioni molto elaborate, ottoni squillanti e soprattutto di un organo Hammond che aveva veramente già rotto i coglioni 10 anni prima, fanno del lato musicale di questo disco un piatto colorato, ricco e elaborato ma che non conquista, sia per via di un retrogusto antico ed eccessivamente barocco, ma anche per la pochezza della scrittura musicale delle vaie canzoni, che mancano di quelle progressioni armoniche un po' elaborate necessarie per supportare questo tipo di arrangiamento. In due parole, il sound di questo disco non mi è piaciuto affatto, e pur riconoscendo il valore dei musicisti che ci hanno lavorato lo trovo completamente fuori luogo. Unica eccezione "Ciao Mamma" che invece ha una bella armonia e ricchezza timbrica. Evitiamo invece commenti su come canta il Jovanotti.





- UNA TRIBU' CHE BALLA (1991)

Nel quarto album di Jovanotti, forse accortasi della sua pochezza nel canto, torna prepotentemente al rap, dedicandosi quasi esclusivamente il rap festaiolo, quello leggero per temi trattati e quindi ricco di risate e altri versi idioti. Musicalmente il disco è molto più anni '90, e anche se conserva una certa coerenza timbrica con Giovani Jovanotti (insomma si direbbe che la produzione sia la stessa), ma il fatto che si molli un po' il cantautorato per tornare al rap, al funky e al breakbeet ha giocoforza portato a una maggior presenza di campionatori e sequenze varie che rendono Una Tribù che Balla molto più moderno e centrato sul suo tempo. Probabilmente questo disco non ha molto da dire e non credo sia ricordato come il migliore di Jova, ma ci sono due considerazioni da fare. La prima è che c'è già qualche tentativo di veicolare messaggi più profondi del semplice "facciamo casino". E' un bene? E' un male? Dipende, ma passare dalla denuncia alla propaganda il passo è breve. Vedremo come proseguirà nei prossimi dischi. La seconda cosa da dire invece riguarda il brano "Quando sarai lontana" che secondo me è proprio bello e malinconico, malgrado Jovanotti canti sempre come un cane. Ho sempre amato questo brano e credo che sia uno dei punti più alti raggiunti dal nostro rapper/cantante.





- LORENZO 1992


Lorenzo continua con una certa coerenza sonora ma presenta un disco quasi esclusivamente rap, ed ha davvero una sound e una serie di brani che rendono questo disco oggettivamente travolgente. Purtroppo inizia anche a fare una serie di minestroni alla Celentano (la cui impronta è ben percepibile) in cui predicozzi populisti, anticasta, buonisti, ambientalisti, anticlericali e addirittura antiabortisti, tutti assolutamente non richiesti e parecchio ingenui, iniziano a fare capolino in testi comunque dosati e formulati bene (se li confronti con i testi dei trappetari di oggi, Jovanotti sembra il Leopardi). In definitiva un disco un po’ invecchiato nei temi, ma ancora molto piacevole da ascoltare.





- LORENZO 1994


Questo sesto album prosegue nella più completa continuità, con il buon Lorenzo che sembra però prendersi un po’ più sul serio rispetto a prima. Questo si riflette in una minore spontaneità e con testi ormai indirizzati verso il predicozzo in maniera non più tanto misurata, anzi il nostro si schiera apertamente. Secondo me si nota anche poca coesione tra un brano e l'altro, come se questo (lunghissimo) disco fosse più una raccolta di pensieri e idee nate in momenti diversi, raccolte, musicate e sequenziate un po’ alla rinfusa. Ottima la produzione musicale,  e non mancano momenti alti (“Piove”, e la commovente “Io ti Cercherò”) e altri un po’ imbarazzanti (come quando canta “affacciati alla finestra bella mia, ooh yeah all right…”), ma in generale il disco precedente è a mio parere migliore, e so bene che la maggior parte della gente la pensa esattamente all'opposto.


[continua...]

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