Aztec Challenge - 1983 - Versione C64
Voglio parlarti di questo Aztec Challenge perché, al di là dei suoi oggettivi meriti tecnici o ludici, fu per il sottoscritto una delle killer application che decretarono il passaggio dal vetusto Atari 2600 al (per allora) avveniristico home computer della Commodore.
Questo gioco a ben vedere appare grezzo sotto molti punti di vista, un po' come anche tutti gli altri titoli che rientrano nella così detta "prima ondata" di giochi prodotti per il C64, e tra l'altro il suo programmatore - tale Paul Norman - era per sua stessa ammissione più interessato a fare musica che a creare un gioco in quanto tale (per lo meno questo è quanto mi ha riferito una persona che Paul ed io abbiamo come amicizia comune). Fosse come fosse, non potete immaginare l'impatto che ebbero il sonoro e la grafica di questo gioco in un bambino che fino ad allora era abituato a giocare solo con l'Atari 2600. Si trattava di un altro pianeta, letteralmente, quasi roba da sala giochi!
Iniziando dall'aspetto sonoro: la musica di Aztec Challenge è fantastica, e lo potrà confermare chiunque l'abbia sentita almeno una volta. Indimenticabile come partisse dritta come una lama non appena il gioco avesse finito di caricare, con i suoi richiami orientaleggianti e il sound ruvidissimo a dente di sega tipico del chip sonoro del C64. Durante il gioco la musica si acquieta come un tenue battito che via via si fa più forte fino ad esplodere con un tema incalzante e ansiogeno, che dopo pochi secondi lascia spazio ad un giro di basso a dir poco mitico sul quale si svilupperà tutto il tema principale.
Dal punto di vista grafico invece abbiamo qualcosa di assolutamente essenziale, se confrontato con i canoni dei migliori giochi per C64, con sprite animati al minimo e per lo più monocromatici, fondali scarni e poco ispirati, anche se evocativi.
La giocabilità è molto elementare e varia da livello a livello. Il primo livello forse è il più originale, rappresentando la corsa del nostro protagonista verso la piramide, che si ingrandirà sempre più un po' come accadeva nell'isola di Survival Island per Atari 2600. Gli altri sono tutti più o meno assimilabili ad una corsa ad ostacoli, in cui evitare contatti o spiccare salti nel momento giusto. Tutti questi livelli sono accomunati da una difficoltà mostruosa, e spesso è necessaria anche una buona dose di culo. Arrivare in fondo è davvero un'impresa non da poco.
Aztec Challenge non è quindi un gioco su cui vale la pena impiegare il proprio tempo, proponendo una sfida troppo alta e fine a se stessa. Nessun livello merita la fatica necessaria per raggiungerlo, e anche la musica non cambia mai. Pertanto oggi resta solo un ottimo esempio di creatività musicale e poco altro, al quale però sono estremamente affezionato.
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