lunedì 19 novembre 2018

Un cult game chiamato Millennium 2.2


MILLENNIUM 2.2 - 1989 - Versione Amiga


La vita sulla terra è stata spazzata via da una catastrofe di carattere globale che ha reso il nostro pianeta totalmente inadatto alla vita. Gli unici umani sopravvissuti a questo evento sono le poche centinaia di individui che popolano le colonie della Luna e di Marte. Da queste premesse inizia la nostra avventura in un gioco che si può inquadrare sostanzialmente come un gestionale basato sull'espansione, la raccolta di risorse, l’esplorazione e non ultimo il progresso scientifico, che ci permetterà di creare sempre nuovi mezzi e macchinari utili alla causa. Nella fattispecie vestiremo i panni del comandante della colonia lunare e come tale partiremo alla conquista del sistema solare fino ad arrivare, a fine gioco, a riportare l’uomo sulla terra.



La storia si dipana quindi attraverso una sequenza di eventi totalmente prefissati, e con questo intendo dire che tutto quello che accadrà durante il gioco sarà assolutamente sequenziale e si verificherà sempre e nello stesso modo ad ogni nuova partita. Questa sceneggiatura prefissata rende Millennium 2.2 sostanzialmente un’esperienza da singola “run”, anche perché il gioco è molto facile da portare a termine ed andare incontro ad un game over è un’impresa pressoché impossibile. A metterci i bastoni tra le ruote ci penseranno solamente gli abitanti della colonia di Marte, ostili fin dalle prime battute. La questione si risolverà in una sequenza di attacchi da parte di navicelle Marziane su una delle nostre colonie, un evento che avremo modo di affrontare ogni tot giorni di gioco.



Queste battaglie si possono risolvere in maniera automatica se si dispone di una quantità sufficiente di satelliti militari, oppure attraverso brevi sequenze arcade in stile “Elite” dove, seduti in una navicella spaziale, dovremo inquadrare ed abbattere i mezzi nemici. Anticipando un po’ il discorso tecnico, queste fasi in 3d sono assolutamente patetiche e sembrano programmate in basic, tanto sono lente e grezze. Ma le dimenticherete in fretta se avrete il buon senso di investire un po’ di risorse nei già citati satelliti militari. Il resto del gioco si risolverà nell'attesa che le vostre navi arrivino a destinazione, che i vostri scienziati terminino una ricerca, che i vostri ingegneri portino a compimento le costruzioni assegnate. Nel frattempo ci si limiterà a far avanzare il tempo cliccando qua e là per selezionare porti di destino e merci da caricare o scaricare dalle varie navi che avrete costruito. Il tutto in modo alquanto ripetitivo.



A risollevare un quadro che fin qui può sembrare piuttosto desolante non ci aiuta nemmeno il comparto tecnico. Al di là delle già citate fasi di combattimento (lo ribadisco: immonde!), per il resto saremo di fronte a schermate statiche disegnate in modo mediamente ispirato, anche se non brutto, e da effetti sonori poco vari e di bassa qualità. Tuttavia c’è un “tuttavia” enorme: Millennium 2.2 nel suo complesso ha un’atmosfera e un fascino incredibili. Per quanto possano essere considerati tecnicamente poco più che funzionali, la grafica e soprattutto il sonoro di questo titolo sono capaci di teletrasportare il giocatore letteralmente nello spazio profondo. Pochi giochi in vita mia hanno saputo restituirmi questa sensazione di freddo, solitudine, malinconia, precarietà, vuoto. Nello stesso tempo le meccaniche di gioco, così semplici e dirette, e mai sovraccaricate di incombenze, sono tipicamente studiate per spingere il giocatore a fare “ancora un turno” (anche se qui tecnicamente turni non ce ne sono), facendolo di fatto restare incollato allo schermo per tutte le 8-10 ore necessarie per portare a termine la storia. Ed è innegabile che dopo tutti questi anni l’alchimia funzioni ancora perfettamente: Millennium 2.2 risulta essere un gioco perfettamente fruibile ancora adesso come ai tempi dell’uscita.



C’è un momento, è vero, in cui il gameplay sembra diventare davvero ripetitivo, trovandosi a gestire una flotta di navi che fanno la spola da una colonia all'altra, ma è proprio questo il momento in cui il gioco ci suggerisce di concentrarsi su pochi viaggi ma mirati sulla raccolta di alcune tipologie di risorse ben definite, e sta quindi al buon senso del giocatore ovviare al tedio sfoltendo un po’ le numerose operazioni. Vorrei ora soffermarmi un attimo sull'aspetto sonoro. Lo “sfrigolìo” di fondo presente nella schermata del sistema solare e la musica di introduzione (che è una versione trakkata in modo - per quanto cheap - incredibilmente efficace della 5°sinfonia - 4 movimento di Gustav Mahler) riecheggiano in modo estremamente consapevole il sound di quel Rendezvous di J.M.Jarre che avrebbe potuto benissimo fare da colonna sonora all'intero gioco. Il concerto di questi ed altri suoni, citando per esempio quello del supporto vitale che ricorda il tema di Alien, o il suono dello scanner alla Star Trek del dipartimento difensivo, trasmette al fruitore concetti quali “vuoto”, “dramma”, “pericolo” e “speranza”, in un turbinio di lievi sensazioni che in breve tempo vanno ad insinuarsi nella mente. Trovo così imprescindibile l’apporto del sonoro originale all'esperienza di gioco da non consigliarvi i vari remake di Millennium 2.2 che si possono trovare sulla rete e che, pur essendo sicuramente tecnicamente e graficamente più accurati, sono privi in modo colpevole del sonoro originale.



Pur mancando di un comparto tecnico di prim'ordine e di meccaniche ludiche complesse, Millennium 2.2 resiste. Resiste al tempo e a ciò che è venuto dopo di lui. C’è stato un seguito, Deuteros, che ne potenzia – modificandolo - l’aspetto ludico e le dimensioni globali dell’esperienza, e che quindi alla resa dei fatti può essere considerato migliore di Millennium 2.2, ma a mio parere non riesce a ricreare la stessa magia dell’originale, che rimane a tutt'ora e al netto di tutto uno dei giochi più belli pubblicati su Amiga.



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